Quando è stata l’ultima volta che hai controllato la glicemia? Forse non sai che noi donne ci ammaliamo meno degli uomini di diabete. Ma solo fino ai 55-60 anni. Poi recuperiamo, tanto da raggiungere in breve tempo un rischio di complicanze superiore, soprattutto per quanto riguarda i problemi cardiovascolari. «Talvolta la diagnosi è inaspettata perché non tutte sanno che i cambiamenti ormonali tipici della menopausa possono influenzare anche gli equilibri metabolici» spiega Gianluca Aimaretti, responsabile della Struttura di endocrinologia, Ospedale Maggiore di Novara. «E possono dare il via a un innalzamento dei valori della glicemia e quindi al diabete di tipo 2». Zucchero nemico numero uno? E come cavarsela con quella voglia di dolci che ci assale e che non riusciamo a contenere?

Diabete in menopausa: la quantità conta più della qualità

Professor Aimaretti, superata una certa età dobbiamo vivere “sugar free”?

«Non esageriamo. Se tenessimo un diario di ciò che mangiamo, ci accorgeremmo che ci sono dei momenti dedicati al dolce, che non tutti i giorni sono uguali e che, in assoluto, consumiamo anche altro, come cereali, legumi, carne, formaggi, verdura. Questo perché mangiare zuccheri semplici non è un’abitudine alimentare che fa parte della nostra tradizione gastronomica. E quando dico mangiarli intendo anche berli perché sono contenuti in abbondanza nelle bevande gasate, nei succhi di frutta. È vero che alcuni lavori scientifici dimostrano il ruolo negativo degli zuccheri semplici, ma questo accade quando in concomitanza c’è un mix di fattori errati, cioè l’eccesso di peso, l’alimentazione sbagliata ricca di grassi e per l’appunto di zuccheri, la sedentarietà, il fumo. In questi casi, sì, lo zucchero fa male, ma non è da solo».

Quindi è permesso il muffin al cioccolato a fine giornata se abbiamo bisogno di gratificazione?

«Assolutamente sì. Certo, meglio la mattina perché c’è a disposizione un tempo più lungo di utilizzo delle calorie. Ma la sera non pesa sul metabolismo, anche se andiamo incontro alla notte, quando è nell’ambito di una dieta equilibrata e in generale di uno stile di vita sano. E questo vale per tutto. Si ricorda gli attacchi denigratori di qualche anno fa contro le carote, da non consumare perché zuccherine? Sbagliatissimo, non ci sono cibi che fanno male. È la quantità a causare danni».

Come prevenire il diabete in menopausa?

C’è un modo per “battere sul tempo” il diabete?

«La misurazione della glicemia è un’analisi semplice e non invasiva che valuta il livello degli zuccheri nel sangue. Diventa un campanello d’allarme quando oscilla tra 100 e 125 milligrammi per decilitro di sangue perché segnala una condizione di pre-diabete. È necessario quindi parlarne con lo specialista per evidenziare gli errori di stile di vita e correggerli. Sappiamo che in circa il 30- 50% dei casi, se i valori della glicemia non si abbassano, si forma l’insulino-resistenza, una difesa dell’organismo che non riesce a gestire un esagerato apporto di glucosio. Ed è l’inizio della malattia diabetica».

Chi non ha casi in famiglia può stare tranquilla?

«Anche qui, c’è da smentire un’altra fake. Non è vero che si ammala solo chi ha un genitore o un fratello diabetico. Questo è un fattore di rischio in più, ma nel caso del diabete di tipo 2, il più diffuso, ci vogliono anche gli errori di stile di vita. E, non mi stancherò mai di ripeterlo, la dieta equilibrata ha un ruolo importante nella correzione dei valori alterati, ma a fare la differenza è l’attività fisica. Se praticata tutti i giorni, magari anche semplicemente una camminata di buon passo per 20 minuti, ha un ruolo eccezionale nello scardinare l’insulino-resistenza».

La dieta mediterranea alleata contro il diabete

Dopo la diagnosi del diabete in menopausa la vita cambia, soprattutto a tavola…

«Un tempo era così, la dieta era molto rigida, ma ora le ricerche ci hanno dimostrato che il regime alimentare di un diabetico non è differente da quello del resto della famiglia. Tutti devono seguire le regole della dieta mediterranea, che comprende carboidrati complessi con fibre, proteine in prevalenza vegetali e in minor misura animali, più grassi polinsaturi come l’olio d’oliva. E, ci tengo a ripeterlo, tutto nelle giuste quantità. Sempre parlando di fake sui cibi, qualche anno fa ne girava una del diabete. Per tutto il mese, il team sulla mela verde: veniva considerata l’unico frutto permesso. Ma non è vero. La frutta va mangiata, ma senza esagerare, per evitare scompensi glicemici visto che contiene fruttosio, uno zucchero».

Quanto conta il controllo del peso per i malati di diabete in menopausa?

«Molto. Si è visto per esempio che la donna over 55 è più esposta alle complicanze della malattia a causa soprattutto dell’aumento del peso, in particolare a livello addominale, che avviene in menopausa. Un fattore, questo, che può incrementare l’incidenza di problematiche cardiovascolari e ancora di più in chi soffre di diabete. Oggi si dà molta attenzione anche al tema obesità e cominciano a esserci i primi risultati positivi sulla dieta chetogenica che, se gestita sotto controllo medico e per tempi limitati, ha anche un ruolo dal punto di vista metabolico nel miglioramento dei livelli della glicemia».

Diabete in menopausa: la terapia è sartoriale

Non abbiamo parlato di farmaci. È vero che nel nostro caso funzionano meno rispetto agli uomini?

«Forse un tempo sì, ma nel frattempo sono cambiate molte cose. Oggi abbiamo principi attivi a disposizione che ci permettono di prescrivere una terapia cosiddetta sartoriale, cioè su misura in base alle caratteristiche della paziente.

Tra poche settimane inoltre sarà disponibile un nuovo antidiabetico chiamato anti-GLP1 e anti GIP con un potente effetto positivo sull’apparato cardiovascolare e renale e sull’obesità. Questo fa sì che si ottenga una riduzione delle complicanze della malattia diabetica, che rappresentano il “tallone d’Achille” di voi donne. Si somministra una volta alla settimana, per via iniettiva sottocutanea e questo va a vantaggio dell’aderenza alla terapia anche se, ci tengo a sottolinearlo, voi donne siete molto attente e scrupolose».

L’insulina non si usa più per combattere il diabete?

«Certo che sì, è il caposaldo della cura del diabete di tipo 1, la forma autoimmune che insorge nei giovani e che è causata dall’impossibilità del pancreas di produrre insulina. Ma la novità è che a breve avremo una nuova insulina che, a differenza delle altre, si somministra una volta alla settimana. Questo ci permette di proporlo anche a chi ha il diabete di tipo 2 con valori di glicemia molto elevati: la terapia in questi casi viene protratta fino a quando otteniamo un assestamento dei valori, per poi proseguire con i farmaci anti-diabetici».

Il check da fare in gravidanza per il diabete

Si chiama diabete gravidico ed è quella forma particolare che si manifesta solo durante la gravidanza. Da non sottovalutare. Aumenta infatti il rischio di parto pre-termine, di peso alla nascita del bambino oltre i 4 chili e di crisi ipoglicemiche nelle prime ore di vita del neonato. «È una forma che può riguardare tutte le donne» dice Aimaretti. «Per questo, tra la 11ma e la 24ma settimana di gravidanza viene eseguito il carico di glucosio. L’esame viene fatto a digiuno e consiste nel controllo della glicemia a un’ora e a due ore dalla somministrazione di glucosio». La terapia? Dieta ad hoc e attività fisica, compatibilmente con la gravidanza. E insulina, se i valori non scendono, fino al parto. Dopo, tutto torna alla normalità.