Diagnosi dei tumori in gravidanza, studio analizza bisogni e paure pazienti
"Diventare genitori, nonostante il tumore, si può. La ricerca che presentiamo oggi lo dimostra, dando una speranza concreta alle donne e agli uomini con una patologia oncologica, che decidono di mettere al mondo un figlio".
Lo ha affermato la vicepresidente del gruppo di Forza Italia in Senato, Alessandra Gallone, intervenendo a Palazzo Madama alla conferenza stampa su 'gravidanza e cancro'.
Durante l'evento sono stati presentati i dati di uno studio realizzato da un'équipe di medici oncologi, ginecologi e psicologi dell'Asst Bergamo Est, dell'Istituto europeo di oncologia, dell'Università Cattolica di Milano e dell'Azienda ospedaliera universitaria di Torino.
Lo studio, spiega Lucia Bonassi, del Dipartimento di salute mentale dell'Asst Bergamo Est, "analizzando l'impatto che una diagnosi oncologica ha sul legame prenatale, dimostra quanto sia fondamentale un sostegno a 360 gradi della donna che ha avuto un tumore prima della gravidanza o scopre di averlo durante" i 9 mesi.
"Sono state reclutate circa 300 persone, di cui 220 mamme e 80 papà. Di queste donne, 60 hanno ricevuto una diagnosi oncologica in gravidanza o precedentemente – dice Giulia Ongaro, psicologa dell'Asst Bergamo Est, entrando nel merito della ricerca – Un dato interessante riguarda l'allattamento esclusivo al seno che nelle donne con cancro pregresso è pari al 14%, mentre per quelle con tumore scoperto in gravidanza è inesistente".
"Per questo è indispensabile – sottolinea Gabriella Pravettoni, dell'Ieo di Milano – che ci sia un supporto psicologico mirato sulle pazienti, ma anche sui medici che ogni giorno convivono con tanto dolore. Abbiamo bisogno di un piano nazionale di assistenza psicologica".
"In situazioni simili – evidenzia Giuseppe Nastasi, oncologo dell'Asst Bergamo Est – l'interdisciplinarità tra specialisti deve diventare un mantra".
Del resto, "oggi le donne non devono avere più paura di mettere al mondo un figlio, quando hanno una diagnosi oncologica – afferma Giovanni Codacci Pisanelli, professore di oncologia all'Università La Sapienza di Roma – Basti pensare che già dopo il terzo mese di gravidanza una donna può essere sottoposta a chemioterapia, senza che questo abbia conseguenze su di lei o sul bambino. Le donne – conclude – fanno grandi sogni ed è nostro dovere aiutarle a realizzarli".