La dieta funzionale
Nell’era della medicina di precisione, anche il cibo può diventare un’arma mirata. A misura di donna. Per garantire salute in ogni fase della sua vita, anche nei momenti più fragili come la gravidanza e la menopausa, e costruire a tavola un programma di longevità personalizzato. A svelare i segreti della cosiddetta nutrizione funzionale
declinata al femminile è Sara Farnetti, specialista in Medicina interna con una lunga esperienza nel campo della Fisiologia della nutrizione e del metabolismo. A Milano, intervenendo al convegno Sicurezza e malattie cardiovascolari nella donna, organizzato dall’Osservatorio nazionale sulla salute della donna e di genere (Onda) in collaborazione con Daiichi Sankyo Italia, l’esperta esplora il tema della salute e della sicurezza “in cucina”. “Il cibo – spiega – funziona sempre come un progetto ormonale. Ad ogni pasto possiamo costruire quello più preciso per la donna nella fase fertile, in gravidanza, nella menopausa e poi quando è più anziana. La nutrizione funzionale ci aiuta a utilizzare il cibo per i nostri organi. Perché ogni alimento, combinato e preparato in modo opportuno, riesce ad attivare per esempio il fegato, a sollecitare in maniera meno importante il pancreas e quindi a ridurre la produzione insulinica, a sostenere la funzione renale e far funzionare bene la tiroide”.
Sicuramente, sottolinea Farnetti, “una delle chiavi è il controllo glicemico, o meglio ancora il basso indice insulinico che possiamo realizzare a ogni pasto. L’insulina è un ormone molto importante per noi, ma purtroppo è anche quello che poi innesca le malattie, non ultime quelle cardiovascolari, e ancora il cancro, il diabete, le patologie degenerative del sistema nervoso centrale. Ogni pasto, mixato appunto nei suoi alimenti, può realizzare il progetto buono e sano del basso indice insulinico quando sappiamo combinare le proteine con i carboidrati, ma soprattutto con i grassi che vanno riscoperti – in base alle fasi della vita della donna – come alleati e non come cibi da temere e demonizzare”.
Cosa mettere in tavola, quindi, per ottenere il mix giusto? Pensando alle possibili scelte per il pranzo, Farnetti cita ad esempio come portata principale “un piatto di straccetti alla rucola o aromatizzati con un po’ di salvia”, con accanto anche una fetta di pane. “Il messaggio è che non bisogna dissociare – puntualizza – e optare per una prevalenza di proteine a pranzo (con un po’ di carboidrato) e una prevalenza di carboidrati a cena per contribuire a ridurre il cortisolo, l’ormone dello stress” e permettere un miglior riposo. La strategia, in poche parole, è giocare con i “cibi amici”. “Quando realizziamo il menu ideale – suggerisce Farnetti – pensando poi per esempio a una cena, optiamo per un piatto di pasta al dente e mantecata nell’olio e associamola a delle verdure. Magari iniziamo proprio con della verdura – cotta, ripassata o cruda – e piuttosto che terminare con il pane, una bruschetta o un frutto, completiamo il pasto con un cibo divertente, che risponda anche al bisogno di gratificarci: un pezzo di cioccolato extrafondente, quello vero, che sembra amaro e invece ci fa bene. Oppure un pugno di mandorle, ricche sì di grassi ma soprattutto di minerali utili per la salute della donna”. La linea da seguire, conclude la specialista, si riassume così: “Corretto equilibrio dei nutrienti e ottima preparazione con olio extravergine d’oliva, perché così riusciamo a controllare sempre meglio il progetto ormonale”.