Sempre più giovani soffrono di disfuzioni erettili, solo che la maggior parte ha molte remore a parlarne non solo con gli amici, ma anche con un medico.
Le disfunzioni erettili sono in aumento tra i giovani
La tendenza è recente, ma secondo gli esperti è in aumento e soprattutto va indagata maggiormente, anche perché spesso i motivi dei problemi nell’area sessuale maschile non sono di natura fisiologica: non si tratta, insomma, di vere e proprie patologie, che pure possono verificarsi, quanto di difficoltà legate al benessere psicologico degli uomini, più o meno giovani. «È un fenomeno in crescita che merita più attenzione perché spesso non si ha a che fare con patologie organiche. Quindi, dopo essersi rivolti all’andrologo per accertarsi che non sia necessaria una terapia medica, sarebbe più opportuna una psicoterapia» spiega Alessandra Iamundo De Cumis, psicanalista che collabora con andrologi e urologi per la cura di disfunzioni sessuali e di problematiche sessuali della coppia.
Boom tra i giovani: 1 su 10 ha un problema organico
Uno dei primi campanelli d’allarme era arrivato, a inizio estate, da Gabriele Antonini, urologo-andrologo e uno dei massimi specialisti in chirurgia protesica del pene: «Tra gli under 30, 1 su 10 soffre di ‘fuga venosa’, un deficit vascolare che non permette alle valvole venose la normale continenza» aveva spiegato l’esperto all’Adnkronos, indicando una delle più diffuse patologie alla base delle disfunzioni erettili.
Le altre disfunzioni erettili sono psicologiche
Ora, però, arriva una conferma: «Stiamo assistendo a una crescita di queste problematiche, che riguardano soprattutto i giovani tra i 20 e i 30 anni e che non hanno una ragione prettamente organica» spiega De Cumis, che è intervenuta di recente al Congresso della SIA, la Società italiana di Andrologia. «Prima la platea di uomini che si rivolgevano all’andrologo era omogenea e aveva un’età tra i 30 e i 60/70 anni. Adesso osserviamo un picco tra i 20 e i 30 anni, è un vero e proprio cambio generazionale» aggiunge la psicanalista.
I giovani sono disinvolti con l’andrologo e lo psicoterapeuta
«Intanto va premesso che, a dispetto di quanto si possa pensare, i giovani che si rivolgono prima all’andrologo e poi allo psicoterapeuta sono molto meno imbarazzati rispetto agli adulti. Nonostante l’età a volte postpuberale sono sciolti, anche quando seguono una psicoterapia, e utilizzano una terminologia che fa capire che ancora prima di rivolgersi all’esperto si sono documentati: si fanno domande, cercano risposte e hanno meno tabù – spiega la dottoressa De Cumis.
Le cause alla base delle disfunzioni erettili non organiche
Alla base delle disfunzioni non organiche e non patologiche spesso ci sono problemi di autostima, molto di frequente un padre distanziante e critico o per niente empatico, oppure momenti di stress. Anche la pandemia ha influito pesantemente, insieme alle crisi esistenziali tipiche dell’età, legate al passaggio evolutivo. O ancora, specie tra i ragazzi, pesa l’idea delle dimensioni del pene: il problema è che i maschi si confrontano meno tra loro rispetto alle ragazze perché temono il giudizio dell’altro, quindi spesso vantano prestazioni altissime ma non hanno un metro di paragone reale.
«Così quando accade qualche defaiance, questa può diventare totalizzante, cioè viene ingigantita – prosegue l’esperta – Se poi capita che la compagna non mostri comprensione, allora subentra una classica ansia da prestazione e si crea un circolo vizioso».
Quando andare dall’andrologo?
Ma quando un ragazzo o un uomo dovrebbe rivolgersi all’andrologo? E quale percorso si dovrebbe seguire in caso di problemi? «Sicuramente il primo passo è andare da un andrologo, che può effettuare gli accertamenti diagnostici e strumentali per capire se c’è un problema all’organo. Potrebbe anche richiedere esami ormonali, come accade dal ginecologo per le donne. Ma se non ci fosse un problema funzionale, fisiologico, allora dovrebbe indirizzare a uno psicoterapeuta, senza ricorrere in prima battuta ai farmaci, come invece spesso accade» spiega De Cumis.
No ai farmaci tipo Viagra per i giovani
«Come emerso anche dal congresso SIA, è importante che l’andrologo ponga anche alcune semplici domande, sul benessere psicologico dell’uomo o del ragazzo, sulla sua relazione con la compagna, sull’eventuale uso di psicofarmaci, per capire la natura del problema. Sicuramente andrebbe evitata la prescrizione immediata di pillole come il viagra o di psicofarmaci, che hanno l’effetto di abbassare ulteriormente l’autostima. Spesso, poi, non sono semplici da usare per i giovani perché richiedono l’assunzione a orari e in tempi precisi prima dei rapporti sessuali» prosegue la psicanalista.
L’ideale è andare dall’andrologo già allo sviluppo puberale
Purtroppo non esiste, però, un protocollo terapeutico vero e proprio: spesso l’andrologo, anche quando consiglia il ricorso alla psicoterapia, non può contare su una rete strutturata e si limita a un’indicazione generica. Esistono esempi virtuosi di rete, ma non c’è un percorso predefinito e il paziente rischia di essere abbandonato a se stesso. Il consiglio, comunque, è di non aspettare di avere problemi o sintomi. Come per le ragazze con il ginecologo, sarebbe opportuna una prima visita ‘preventiva’ dall’andrologo quando si è in età di sviluppo puberale. Ai primi campanelli d’allarme, poi, è bene rivolgersi allo specialista: in media con 2 o 3 sedute si possono risolvere le difficoltà psicologiche che possono portare a disfunzioni erettili, mentre se si aspetta ci si cronicizza nei propri blocchi psicologici. La SIA, comunque, sta organizzando una campagna informativa sull’importanza della prevenzione, finalmente si parla di più e con meno tabù anche di questi temi» conclude la psicanalista.