In Italia ne soffrono circa 3 milioni di donne, con un picco di incidenza tra i 25 e i 35 anni. L’età media alla diagnosi di endometriosi è di 27 anni, ma si verifica anche nelle adolescenti. Le cause sono ancora sconosciute, ma a livello internazionale sono state individuate varie ipotesi. In sintesi, si definisce endometriosi un complesso quadro clinico che fa sì che il tessuto della mucosa uterina cresca oltre la sua sede normale.
Il sintomo principale è il dolore pelvico intenso e spesso intrattabile. La diagnosi, purtroppo, non è sempre immediata, per una serie di fattori, tra cui la limitatezza degli esami. Per saperne di più, leggi oltre.
Che cos’è l’endometriosi
L’endometriosi è una patologia non cancerosa ma piuttosto invalidante. È caratterizzata dal fatto che il tessuto endometriale (cioè della parte interna dell’utero) si impianta al di fuori della cavità uterina. Generalmente questo tessuto extra uterino è limitato alle superfici delle membrane che avvolgono gli organi addominali. In particolare, cresce in prossimità delle ovaie e dei legamenti utero-sacrali. Meno frequentemente interessa la superficie dell’intestino – tenue o crasso – l’uretere, la vescica, la vagina e la cervice uterina.
La particolarità dell’endometriosi è il fatto che il tessuto endometriale extrauterino è funzionante proprio come quello situato all’interno dell’utero. Ciò vuol dire che risponde a tutti gli effetti ai cambiamenti ormonali, ricalcando le orme del ciclo mestruale. Il tessuto endometriale è, quindi, un tessuto che sanguina in concomitanza delle mestruazioni. Da qui ha origine il processo infiammatorio che porta alla formazione dapprima di aderenze (adesioni anomale tra organi vicini) e, in seguito, di cicatrizzazione. Tutto ciò determina un cambiamento significativo dell’anatomia pelvica. Oltre che intenso dolore. E flusso mestruale che, in modo anomalo, diventa più abbondante verso la fine delle mestruazioni.
Cause dell’endometriosi
Cosa causa l’endometriosi? Le vere cause sono sconosciute, anche se sono state ipotizzate diverse tesi. L’ereditarietà, soprattutto di primo grado, gioca un ruolo importante, ma non primario.
L’ipotesi più accettata a livello internazionale è che alcune cellule endometriali migrano dalla cavità uterina e successivamente si impiantano al di fuori, cioè in altre sedi. Alla base ci sarebbe il flusso retrogrado mestruale: seguendo un senso inverso al normale, trasporterebbe parte di tessuto endometriale al di fuori dell’utero. Inoltre, i sistemi linfatico o circolatorio possono trasportare le cellule endometriali in sedi lontane.
Un’altra causa ipotizzata dell’endometriosi è la seguente: il tessuto che riveste le ovaie, a un certo punto, si trasformerebbe in ghiandole simili a quelle situate sull’endometrio (tessuto uterino).
L’incidenza dell’endometriosi
Per quanto riguarda l’incidenza, è stato osservato che ne sarebbero colpite maggiormente le donne che hanno gravidanze dopo i 35 anni, che hanno un ciclo mestruale ridotto, cioè inferiore a 27 giorni e con mestruazioni molto lunghe (più di 8 giorni di flusso).
Fattori potenzialmente protettivi sembrano essere le gravidanze multiple, l’uso di contraccettivi orali a basse dosi, l’esercizio regolare (specialmente se iniziato prima dei 15 anni o se effettuato più di 7 ore alla settimana).
Sintomi dell’endometriosi
Dolore pelvico, masse addominali, variazioni del ciclo mestruale e infertilità sono tipiche manifestazioni dell’endometriosi. È stato osservato, tuttavia, che alcune donne con endometriosi estesa sono asintomatiche, altre con patologia minima possono accusare dolore invalidante.
Il dolore, intenso e protratto, è un indizio diagnostico importante: l’endometriosi può dare origine a dolore durante i rapporti sessuali e prima, durante e verso la fine delle mestruazioni. Questo tipo di dismenorrea fa spesso allertare lo specialista, soprattutto quando insorge dopo vari anni di cicli senza dolore.
Altri sintomi dell’endometriosi dipendono dalla sede degli impianti extrauterini:
- se si sviluppa sull’intestino può provocare dolore durante la defecazione, meteorismo addominale o sanguinamento dal retto durante le mestruazioni;
- gli impianti endometriosici sulla vescica possono dare dolore durante la minzione, sangue nelle urine, dolore sopra il pube;
- se invece l’endometriosi si sviluppa sulla superficie delle ovaie, si può formare una massa cistica di 2-10 cm.
L’indometriosi comporta infertilità?
L’infertilità è una delle conseguenze dell’endometriosi grave e con un’anatomia pelvica alterata, perché sono alterati i meccanismi di trasporto dell’ovulo attraverso le tube. Negli altri stadi, la fertilità può essere ridotta a causa di disfunzioni a carico del follicolo ovarico scatenate dall’endometriosi stessa. In altri termini, l’ovocita risulta intrappolato e non può essere fecondato.
Come si effettua la diagnosi
In prima istanza, la tipica sintomatologia fa sospettare la diagnosi di endometriosi, che deve essere però confermata con la biopsia. Tramite laparoscopia pelvica si preleva una piccolissima parte di tessuto endometriale che cresce fuori dall’utero, per poi analizzarlo in laboratorio. Se questo tessuto ha le stesse caratteristiche istologiche della mucosa endometriale che riveste l’utero, la diagnosi di endometriosi è accertata.
In alcuni casi, è necessario un metodo diagnostico più invasivo, cioè l’incisione chirurgica che permette un’esplorazione della cavità pelvica in loco.
Ci sono poi altre procedure che monitorano l’estensione della patologia: ecografia, raggi X con clisma opaco, Tac, risonanza magnetica, urografia (ecografia interna della vescica). Tutti questi esami non sono sufficienti da soli a diagnosticare l’endometriosi.
Perché l’endometriosi è difficile da diagnosticare
Spesso alla diagnosi di endometriosi si arriva tardi, e ciò non dipende né dalla paziente né dei medici. Purtroppo, si tratta di una diagnosi poco immediata. E poi, esami come ecografia e risonanza magnetica non rilevano la presenza di tessuto extrauterino nella cavità addominale. Per individuarla, è necessaria la laparoscopia, un esame che non sempre è possibile fare in prima battuta. Il sintomo che va “attenzionato” maggiormente è proprio il dolore, intenso e a vari livelli dell’addome (basso ventre, sopra-pubico, profondo ecc). Un dolore che spesso è intrattabile con i comuni FANS.
Gli stadi dell’endometriosi
Lo stadio dell’endometriosi aiuta il medico a impostare un piano terapeutico. Secondo l’American Society for Reproductive Medicine, l’endometriosi può essere classificata in:
- grado I – minima
- grado II – lieve
- grado III – moderata
- grado IV – grave
La classificazione si basa in seguito al numero, alla localizzazione, alla profondità degli impianti e alla presenza di aderenze tra gli organi vicini.
Come viene trattata l’endometriosi
Il trattamento inizia in modo sintomatico con i FANS (farmaci antinfiammatori non steroidei). In seguito, il medico instaura una terapia mirata in base all’età, alla sintomatologia e al desiderio di preservare la fertilità (oltre che all’estensione della patologia).
Le opzioni comprendono farmaci che sopprimono la funzione ovarica e la crescita e l’attività degli impianti endometriosici.
I casi da moderati a gravi sono trattati con l’asportazione chirurgica degli impianti extrauterini, preservando la fertilità e conservando gli organi vicini. Ci sono poi tecniche microchirurgiche che vengono utilizzate per prevenire le aderenze.
Le lesioni possono essere rimosse in laparoscopia attraverso l‘elettrocauterizzazione o l’escissione con il laser. Dopo questo trattamento, i tassi di fertilità sono del 40-60%.
Se l’endometriosi è grave o le pazienti sono in menopausa (o in prossimità), i medici possono decidere per l’asportazione totale di utero e ovaie. In caso contrario, l’isteroctomia viene riservata alle pazienti che presentano dolore pelvico intrattabile e che non desiderano più avere gravidanze.
Fonti: The Merck Manual of Diagnosis and Therapy
Ministero della Salute