Lo studio
Lo studio è stato condotto da un team internazionale di ricercatori del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici, dell’Università di Boston e dell’Università Ca’ Foscari Venezia, guidato da Giacomo Falchetta.
In particolare, i ricercatori prevedono che fino a 250 milioni di anziani in più rispetto a oggi saranno esposti a temperature pericolosamente alte in tutto il mondo, soprattutto in Asia e Africa.
La popolazione globale sta invecchiando a un ritmo senza precedenti. Si stima che entro il 2050 ci saranno quasi 2,1 miliardi di persone di età superiore ai 60 anni, la maggior parte delle quali vivrà in paesi a reddito medio e basso, dove gli eventi estremi legati al cambiamento climatico sono più probabili.
Le ondate di calore stanno diventando più intense, durature e frequenti, e questo rappresenta una minaccia diretta per la salute fisica, soprattutto quella degli anziani Gli anziani sono particolarmente a rischio a causa della loro maggiore vulnerabilità all’ipertermia e ai rischi generali per la salute legati all’esposizione al calore.
Nonostante sia noto che il caldo estremo può avere effetti negativi sulla salute e aumentare il rischio di mortalità negli anziani, l’esposizione al calore degli anziani a livello globale non è stata ancora sufficientemente studiata.
Un gruppo di ricercatori internazionali ha quantificato l’esposizione cronica a temperature elevate e la frequenza e l’intensità dell’esposizione acuta a temperature estreme per diverse fasce d’età in tutto il mondo.
“Entro il 2050, più del 23% della popolazione mondiale di età superiore ai 69 anni vivrà in climi con un’esposizione acuta al calore superiore alla soglia critica di 37,5°C, rispetto al 14% nel 2020”, ha affermato Giacomo Falchetta, uno dei ricercatori coinvolti nello studio. Gli autori hanno anche scoperto che tra 177 e 246 milioni di anziani in più rispetto a oggi potrebbero essere esposti a un calore acuto pericoloso. “Si prevede che gli effetti saranno più gravi in Asia e Africa, continenti che potrebbero avere anche le capacità di adattamento più basse”, afferma Deborah Carr, co-autrice dello studio.
Gli autori suggeriscono che le aree con una popolazione invecchiata e un aumento dell’esposizione al calore dovranno probabilmente affrontare una forte domanda di servizi sociali e sanitari, richiedendo nuovi interventi politici.