Sono sotto i riflettori della comunità scientifica perché funzionano e permettono di perdere peso presto e bene. Ma anche perché sta emergendo altro, che va oltre il tema bilancia: i nuovi farmaci antiobesità si stanno rivelando efficaci nella prevenzione di una gamma sorprendente di malattie. Lo dicono le ricerche, lo confermano i medici che li stanno prescrivendo e i pazienti in cura.
I farmaci antiobesità hanno benefici multipli
Un plauso unico, insomma, che ha portato l’economist qualche mese fa a definire i farmaci antiobesità “la medicina miracolosa”, inserendoli tra i principi attivi che hanno cambiato la storia della medicina. «Abbiamo lavori scientifici che dimostrano un effetto positivo sulla prevenzione degli eventi cardiovascolari e un effetto protettivo a livello renale» ci spiega Luca Busetto, vicepresidente del Southern Region of European Association for the Study of Obesity. «Altri sono ancora in corso e stanno evidenziando un miglioramento dello scompenso cardiaco in chi già ne soffre e una riduzione della progressione da prediabete a diabete in chi è predisposto. Infine ci sono gli studi, ancora in fase precoce, che stanno esplorando un eventuale effetto protettivo sul deterioramento cognitivo, ma qui è ancora prematuro esprimersi». Non è poco, per farmaci messi in commercio in origine per il controllo del diabete.
La rivoluzione farmaceutica nella lotta all’obesità
Già, perché è proprio con chi soffre della forma di tipo 2, quella legata agli errori di stile di vita, che si è scoperto l’effetto di dimagramento. Da qui, sono iniziate le ricerche, focalizzate sull’obesità, che hanno portato a scoprire azioni inaspettate, come ci ha raccontato Busetto. «I principi attivi al momento in commercio si chiamano liraglutide, semaglutide e tirzepatide e imitano l’azione di un ormone naturale chiamato glp-1» spiega il professor Busetto, che è anche past-President della Società Italiana dell’Obesità. «Agiscono sul peso corporeo perché modificano il metabolismo dei lipidi, cioè dei grassi, riducono l’accumulo di trigliceridi nel sangue e migliorano il consumo energetico. Inoltre, rallentano lo svuotamento gastrico dopo l’assunzione di un pasto e la sensazione di fame». La terapia viene prescritta solitamente da uno specialista che fa parte di un Centro obesità e consiste in iniezioni sottocute settimanali da ripetere per un periodo variabile in base soprattutto al calo di peso.
L’utilizzo improprio dei farmaci antiobesità
Gli studi hanno anche fatto chiarezza sui rischi. I dati non hanno dimostrato un aumento inizialmente ipotizzato del pericolo di tumore pancreatico ma può esserci, anche se molto basso, un incremento di una rara neoplasia alla tiroide. Per questo, in caso di familiarità per tumore tiroideo, è necessaria una valutazione attenta prima di somministrarli. Diverso è il discorso se vengono utilizzati per una corsa al dimagrimento a tutti i costi, al di fuori dei protocolli antiobesità. Da mesi sono al centro di un polverone di polemiche, ultimo episodio la cerimonia degli Oscar di quest’anno dove non sono passate inosservate Demi Moore, Ariana Grande, Kathy Bates, per citarne solo alcune. Magrissime per un uso improprio del farmaco, nessuna di loro aveva quei chili di troppo che ne avrebbero giustificato la somministrazione. Hanno fatto scalpore anche le dichiarazioni di Lottie Moss. L’attrice, di per sé magra, ha postato su TikTok un appello incentrato sui danni legati all’assunzione di questi nuovi farmaci. Le mie amiche mi hanno subito segnalato la notizia, con tanto di domanda: «Sei sicura?» Sì, perché il farmaco antiobesità lo sto assumendo anche io. Ma prima di arrivare alla prescrizione, ci sono state analisi, esami, visite.
Oltre i farmaci antiobesità: per affrontarla ci vuole un piano
«Oggi nel mondo c’è un enorme desiderio di magrezza che ha fatto esplodere il fenomeno e l’uso non appropriato di questi farmaci» continua Busetto.
Bisogna iniziare a pensare all’obesità come a una malattia. E come tale, va inquadrata, con una serie di analisi che permettano di avere una diagnosi certa e di impostare il giusto programma, con il farmaco, certo, ma anche con uno schema alimentare e l’attività sportiva.
Non sono la bacchetta magica e non risolvono il problema, se non c’è un cambiamento nello stile di vita. Le chiacchiere condivise in sala di attesa me lo confermano. Chi, alleggerita dal peso di troppo, ha iniziato a fare regolarmente attività fisica, non sta riacquistando il peso perduto e sta anche bene fisicamente, proprio perché gli effetti vanno ben oltre la perdita di peso, come abbiamo visto prima.
La buona informazione non è ancora sufficiente
Lo scorso anno in Austria sono stati registrati ricoveri in ospedale per gravi crisi ipoglicemiche a causa di un farmaco spacciato per semaglutide, che in realtà era insulina. L’obesità comporta una grande fragilità ed è facile cadere in mani sbagliate. Nonostante tutte le campagne informative di questi anni sui rischi da acquisti su internet, c’è ancora chi cerca e compera il farmaco in rete. «Il lavoro da fare per quanto riguarda l’informazione è ancora lungo, ma ci accorgiamo che casi come questi stanno calando e che sta lentamente cambiando l’approccio alla malattia» sottolinea Barazzoni. «Ora siamo in attesa di nuovi principi attivi. Alcuni contengono molecole, anche in associazione, che agiscono su altri ormoni capaci di svolgere un ruolo positivo sul peso corporeo. Altri potranno essere assunti per via orale e non più iniettiva come le attuali. Intanto continuano le ricerche sui nuovi effetti che, lo ribadiamo, vanno ben oltre la perdita di peso».
La legge che i pazienti aspettano: l’obesità come malattia cronica
Mentre andiamo in stampa, c’è una proposta di legge in discussione per far riconoscere l’obesità come malattia cronica, con tutto ciò che questo porta con sé. Attualmente infatti i farmaci di cui parliamo in questo articolo vengono “passati” dal servizio sanitario solo in caso di diabete. Altrimenti, sono a carico del paziente, con un costo pari a circa 250 euro al mese. A questi, si aggiungono visite ed esami che, purtroppo, non sempre si riescono a ottenere in tempi brevi nel circuito del pubblico. «Stiamo lavorando per l’inserimento dell’obesità nel libro delle malattie croniche» ci hanno spiegato entrambi i nostri esperti. Da qui, il prossimo passo sarà l’entrata nei LEA, i livelli essenziali di assistenza, al fine di fornire visite ed esami a carico del servizio sanitario».