L’allarme arriva dal Brasile, dove si parla da qualche settimana di un “virus killer”, responsabile della febbre di Oropouche. Ma dopo le due vittime nel Paese sudamericano e, soprattutto, i quattro casi segnalati in Italia – ma senza gravi conseguenze – anche le autorità locali monitorano la situazione. L’esperto entomologo spiega come si può trasmettere la malattia e che tipo di prevenzione si può adottare.

Cos’è la febbre di Oropouche

Si tratta di una malattia virale, trasmessa da un insetto. È endemica in alcuni Paesi sudamericani, in particolare in Brasile. Proprio qui si sono registrati di recenti due decessi. A perdere la vita sono state due donne, come confermato dalla Pan American Health Organization, che finora ha stimato poco meno di 5200 casi in quattro regioni: Bolivia, Cuba, Perù e Brasile, quest’ultimo con il 93% dei contagi complessivi. L’area più critica è quella di Bahia. Secondo quanto riportato dalla CNN Brasile che cita il ministero della Salute brasiliano, «fino ad oggi la letteratura scientifica mondiale non aveva riportato casi di decessi dovuti a questa malattia».

Come si trasmette

Il virus, che dà una febbre che prende il nome dal fiume Oropouche in Brasile, fa parte della stessa famiglia di Zika, Chikungunja e Dengue. Il vettore è un insetto noto come moscerino (il Culicoides paraensis). Ma la febbre può essere veicolata anche dalla zanzara Culex quinquefasciatus. «I moscherini in passato sono stati anche responsabili della febbre della lingua blu che ha colpito ovini e bovini in Europa e che aveva creato qualche preoccupazione anche nel nostro Paese. Questo giustifica le maggiori attenzioni degli ultimi giorni», spiega l’entomologo Claudio Venturelli. Il virus, inoltre, può essere trasmesso anche tramite puntura della zanzara Culex, «che però non è presente in Italia», sottolinea l’esperto.

I sintomi della febbre Oropouche

La Pan American Health Organization ha chiarito che i sintomi della febbre Oropouche vanno dalla classica febbre improvvisa, a mal di testa, rigidità articolare, dolori diffusi e fastidi. In alcuni casi sono presenti anche fotofobia (fastidio alla luce), diplopia (visione doppia), nausea e vomito persistente, mentre di rado può verificarsi anche una meningite. In genere le manifestazioni passano in 5/7 giorni anche se la guarigione completa può richiedere fino a qualche settimana. I decessi recenti in Brasile, quindi, hanno destato preoccupazione, dal momento che nel 2023 si era registrata una sola vittima in tutto il mondo, sempre nell’area brasiliana di Natal.

I rischi in Italia

Dopo aver fatto scattare l’allarme in Brasile, dunque, è cresciuta l’attenzione anche in Italia. «La febbre di Oropouche è endemica in alcune regioni dell’America Latina, ma mai prima d’ora era stata diagnosticata in Italia. Certamente, sia le vittime brasiliane che i contagi in Italia hanno creato un certo allarmismo, soprattutto legato al fatto che si tratta di un virus appunto nuovo, di cui si conosce ancora poco, a differenza ad esempio di malattie come la Dengue, di cui proprio in Brasile e zone attigue c’è un’epidemia senza precedenti», spiega Venturelli.

Il caldo fa aumentare gli insetti pericolosi?

Quello che alimenta i timori, però, è anche il dubbio che, complice il caldo, possano aumentare le zanzare e i vettori di una malattia come la febbre Oropouche. «L’idea che possa crescere la presenza di insetti ha un fondamento, soprattutto per via dei cambiamenti climatici. Ma i dati finora ci indicano che non c’è stato un loro aumento. Le rilevazioni dell’Emilia Romagna, che ha un monitoraggio specifico, dicono che siamo in linea esatta con la media degli ultimi 5 anni per la presenza di zanzara tigre», risponde Venturelli.

Non sempre il caldo “piace” alle zanzare

«Se confrontiamo la situazione di questa estate con quella del 2023 vediamo che lo scorso anno c’erano stati picchi del 30%, 40% e a volte 50% (in alcune aree persino del 70%) dell’aumento della presenza della zanzara tigre – spiega l’entomologo – Quest’anno, invece, proprio a causa del caldo legato a una maggior siccità, non è stata favorita la proliferazione delle zanzare. I rischi, quindi, sono inferiori rispetto al 2023, quando invece c’erano stati casi autoctoni di Dengue (oltre 100). Anche in Francia c’è un monitoraggio attento, con un alert, ma la situazione appare sotto controllo».

Cura e prevenzione della febbre Oropouche

Alla buona notizia se ne affianca una un po’ meno positiva. Al momento, infatti, non esiste un trattamento specifico per la malattia. In presenza di sintomi la diagnosi viene effettuata da un professionista sanitario, che può avvalersi di un esame di laboratorio, anche se non esiste alcun test rapido. Importante diventa la prevenzione, «che si attua adottando precauzioni semplici: soggiornare in case dotate di zanzariere e cercare di ridurre le attività all’aperto nei periodi di maggiore attività vettoriale (all’alba e al crepuscolo). Occorre evitare le punture dell’insetto, utilizzando un abbigliamento adatto (abiti a maniche lunghe e pantaloni fino alle caviglie) e utilizzando repellenti a base di DEET o ICARIDINA», conclude Venturelli.