Festa della Mamma: Azalea della ricerca AIRC 2018
Domenica 13 maggio 2018, Festa della Mamma, AIRC sarà in 3.700 piazze insieme ai suoi 20 mila volontari per distribuire 580mila azalee e raccogliere fondi a sostegno dei ricercatori. Questo fiore, simbolo della battaglia contro i tumori femminili, ha permesso ad AIRC, solo negli ultimi 5 anni, di sostenere 498 progetti di ricerca e 126 borse di studio per studi sulla prevenzione, la diagnosi e la cura di questi tumori.
Nel 2017, solo in Italia, a 65.800 donne è stato diagnosticato un tumore alla mammella o agli organi riproduttivi. Il cancro al seno è il più diffuso con circa 50.000 nuovi casi. Di seguito la scheda infografica con i numeri sul tumore al seno e quella sui tumori ginecologici, la locandina con la nostra ricercatrice
Barbara Belletti, scelta a rappresentare i 5.000 scienziati AIRC ritratta insieme alle figlie Bianca e Maria Giulia
Qui la sua video-storia
Qui la sua video-storia
Barbara Belletti
Barbara Belletti, scelta a rappresentare i 5.000 scienziati AIRC ritratta insieme alle figlie Bianca e Maria Giulia
Ufficio Stampa
Barbara Belletti, scelta a rappresentare i 5.000 scienziati AIRC ritratta insieme alle figlie Bianca e Maria Giulia
Ufficio Stampa
Mammografia: quando farla, dove e a cosa serve
La video-testimonianza di Carolyn Smith per AIRC
Il cancro al seno è il più diffuso con circa 50.000 nuovi casi: si stima che ne sia colpita 1 donna su 8 nell’arco della vita. È però la patologia per la quale, negli ultimi due decenni, la ricerca ha ottenuto i migliori risultati portando la sopravvivenza, a cinque anni dalla diagnosi, a crescere dall’81% all’87%. Un traguardo importante ma ancora lontano dall’obiettivo del 100%. Resta molto da fare, ad esempio, per il tumore triplo negativo che colpisce soprattutto in giovane età, e per il carcinoma mammario metastatico che oggi interessa circa 36.000 donne alle quali è necessario garantire una sempre migliore qualità di vita con terapie specifiche.
Lo scorso anno i tumori ginecologici hanno, invece, colpito nel complesso 15.800 pazienti. 8.300 sono state le diagnosi di cancro all’endometrio e 2.300 alla cervice uterina: per queste patologie la sopravvivenza a cinque anni ha registrato una crescita costante arrivando rispettivamente al 77% e al 68%. Diversa è la situazione per il tumore dell’ovaio – che ha riguardato circa 5.200 donne – perché è difficile da diagnosticare precocemente, presenta un alto tasso di recidiva e di resistenza ai farmaci. Per superare questi aspetti critici i ricercatori AIRC si stanno muovendo in due direzioni: da un lato provano nuove combinazioni di farmaci capaci di ridurre la resistenza e dall’altro, grazie all’immunoterapia, cercano di individuare cellule capaci di stimolare le risposte immuni dei pazienti.
Superare la resistenza ai trattamenti e personalizzare la terapia delle giovani pazienti colpite da tumore al seno è
l’obiettivo della biologa Barbara Belletti, scelta a rappresentare i 5.000 scienziati AIRC nell’immagine della
campagna dell’Azalea della Ricerca dove è ritratta insieme alle figlie Bianca e Maria Giulia. “Grazie al lavoro di
squadra di tanti giovani in laboratorio e al fondamentale contributo dei colleghi clinici in Istituto, io e il mio gruppo di lavoro intendiamo comprendere sempre più in profondità le alterazioni molecolari che sono la causa di una maggiore aggressività nel tumore al seno quando insorge nella donna giovane – spiega Belletti, ricercatrice presso il Centro di riferimento oncologico (CRO) di Aviano
Per trovare l’Azalea della Ricerca nelle vostre città airc.it oppure numero speciale 840 001 001
Insieme al fiore simbolo per la salute delle donne, sarà distribuita anche una speciale Guida con preziose informazioni in tema di cure.
Tumore: Vero o Falso
Nessuna malattia come il cancro è infatti oggetto di miti e false credenze, superstizioni e informazioni errate. Ma se alcune di esse possono essere innocue, altre invece incidono negativamente sui comportamenti delle persone: “Qualche anno fa l’American Cancer Society ha commissionato un sondaggio su alcune false credenze in materia di cancro per vedere quanto fossero diffuse” spiega Paolo Vineis, responsabile dell’Unità di ricerca in epidemiologia e genetica molecolare alla Human Genetics Foundation (HuGeF) di Torino e anche professore di epidemiologia ambientale all’Imperial College di Londra. “I risultati sono sconcertanti: un intervistato su quattro pensa che non è necessario modificare il proprio stile di vita in età giovanile per prevenire la malattia“.
Le credenze errate possono anche portare gli individui a comportarsi in modo negativo per la salute. “Tutto ciò dipende in gran parte dalla mancanza di una cultura scientifica nella popolazione” continua Vineis. “Bisogna invece insistere con questo messaggio; solo la ricerca scientifica può contribuire a dare risposte ai dubbi degli individui“.
Allora facciamo chiarezza sui diversi ‘Si dice che…’:
Il vaccino contro l’HPV serve davvero?
SÌ, il vaccino è utile dato che il virus dell’HPV è responsabile della maggior parte dei tumori della cervice uterina e anche di altri tipi di tumore. Il vaccino attualmente disponibile previene circa il 70% di questi tumori.
In sintesi:
- Esistono circa 200 ceppi di virus HPV, ma due sono responsabili del 70% dei casi di cancro della cervice uterina;
- L’HPV provoca anche altri tipi di cancro ed è responsabile del 5% dei tumori;
- Diversi studi hanno valutato che le ragazze intorno ai 12 anni di età sono il gruppo in cui è più efficace offrire una vaccinazione nel contesto delle campagne di prevenzione e di salute pubblica;
- Altre categorie di persone potrebbero ricevere un beneficio dalla vaccinazione, come i maschi e in particolare gli omosessuali;
- Il vaccino antiHPV presenta un profilo di sicurezza molto elevato e sono rarissimi i casi di eventi collaterali gravi;
- Il vaccino non è alternativo al Pap test, che deve essere effettuato nelle fasce d’età e nei tempi consigliati.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), che ha sostenuto fin dall’inizio l’introduzione della vaccinazione, il 5% di tutte le forme di cancro presenti al mondo è associata all’infezione da HPV.
Il rischio di ammalarsi di cancro del seno può aumentare con l’uso di deodoranti?
NO, non esistono studi che dimostrino una relazione tra l’uso del deodorante e il rischio di ammalarsi, così come non esistono prove a carico di alcuno degli ingredienti più comunemente usati.
Storia di Valentina, diventata mamma lottando contro il tumore al seno
In sintesi:
- I deodoranti sono stati accusati di aumentare il rischio di ammalarsi di cancro della mammella perché per la maggior parte contengono alluminio e parabeni;
- Gli studi effettuati sull’alluminio non hanno rilevato una relazione tra il suo effetto sui recettori degli estrogeni e il tumore mammario;
- I parabeni contenuti nei deodoranti sono sostanze con un lieve effetto simile a quello degli estrogeni, ma anche nei loro confronti gli studi danno risultati poco significativi.
Se il nesso tra l’uso di deodoranti e lo sviluppo del cancro al seno fosse vero, dovrebbe emergere dagli studi epidemiologici, ma non vi sono dati consistenti che confermino questo nesso. È bene anche ricordare che l’uso della ceretta o del rasoio può sì aumentare il rischio di infezioni, ma ciò non modifica l’eventuale assorbimento delle sostanze attraverso la pelle.
L’affermazione secondo la quale l’uso dei deodoranti impedirebbe l’eliminazione di tossine potenzialmente cancerogene da parte del sistema linfatico è priva di scientificità, perché tale sistema non svolge questa funzione, che dipende invece dal fegato e dai reni.
Perché è così difficile trovare una cura per il cancro dell’ovaio?
Perché il tumore ovarico sfugge alla diagnosi precoce, spesso ha già dato metastasi quando viene diagnosticato ed è caratterizzato da una grande eterogeneità genetica.
In sintesi:
- La sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi di cancro dell’ovaio è ancora oggi inferiore al 40%;
- Nel 20% dei casi in cui viene diagnosticato precocemente, la sopravvivenza a cinque anni è del 94% e questo rende particolarmente importante identificare dei marcatori della malattia nelle sue fasi iniziali;
- La ricerca di marcatori biologici nel sangue in grado di facilitare la diagnosi precoce non ha ancora dato i risultati sperati e i test disponibili non sono sufficientemente affidabili;
- La malattia nasce spesso dalle tube di Falloppio e dà origine a metastasi per la caduta “a pioggia” di cellule tumorali dall’organo di origine sul peritoneo;
- I tumori ovarici sono caratterizzati da una grande variabilità di mutazioni genetiche (anche a carico del ben noto gene BRCA) che rendono difficile l’identificazione del target più efficace per una terapia mirata.
“Il carcinoma ovarico purtroppo è spesso un male silente, difficile da diagnosticare precocemente, con un alto tasso di recidiva e di resistenza ai farmaci – spiega Anna Bagnato, ricercatrice AIRC, alla guida del laboratorio di Modelli preclinici e nuovi agenti terapeutici dell’Istituto nazionale tumori Regina Elena di Roma – Per questo oggi la ricerca è focalizzata sulla messa a punto e sull’identificazione di nuove combinazioni di farmaci capaci di abbattere la resistenza del tumore. Questo è anche uno degli obiettivi del mio lavoro. Un secondo filone di ricerca molto promettente, e che in futuro potrebbe rivelarsi un obiettivo vincente, è quello degli studi incentrati sull’immunoterapia che mirano a stimolare la risposta immune dei pazienti”.
I controlli ginecologici standard (esame della pelvi, Pap test) non servono per l’identificazione precoce di questo tumore.