Nonostante la diagnosi sia difficile, oggi sappiamo che la fibromialgia colpisce oltre 100 milioni di persone nel mondo e 1,5 milioni in Italia. Ma soprattutto è noto che si tratta di una patologia tipicamente femminile: per ogni uomo che ne soffre, ci sono ben 9 donne nelle stesse condizioni. Cioè colpite da dolori cronici ai muscoli e ai tessuti fibrosi, come tendini e legamenti.
Fibromialgia e nesso con le malattie autoimmuni
Da un recente convegno, però, è emerso il ruolo delle neuroinfiammazioni e il nesso con le malattie autoimmuni come l’artrite reumatoide nell’insorgenza della malattia.
La fibromialgia non è un disturbo psicologico
Sui sintomi della malattia ci sono pochi dubbi: si presenta quasi sempre con un dolore (o più) persistente, cronico, che finisce con l’impattare in modo molto importante sulla vita di chi ne soffre. Il problema, però, è arrivare a una diagnosi, il più precoce possibile: non esistono ancora, infatti, test diagnostici specifici, né di tipo radiologico né ematico, che possano individuare la malattia in modo univoco. La conseguenza è che, ancora oggi, c’è la diffusa sensazione che si possa trattare di un semplice disturbo psicologico, mentre è provato che si tratta di una patologia su base autoimmune e con chiari sintomi fisici.
I sintomi per riconoscerla
I segnali della fibromialgia, di cui il 12 maggio ricorre la Giornata mondiale, sono chiari, come conferma l’immunologo clinico e reumatologo Antonio Puccetti, del Dipartimento di Medicina sperimentale dell’Università di Genova: «La fibromialgia è caratterizzata da dolore muscolo scheletrico diffuso, che non interessa sempre gli stessi distretti, come invece avviene nelle altre malattie reumatiche. Spesso si accompagna ad altre manifestazioni, come la cosiddetta parestesia (ossia la sensazione di scariche elettriche) e una sensazione di caldo-freddo con brividi intensi».
Perché la fibromialgia è una malattia invalidante
Da non sottovalutare è che la fibromialgia può diventare molto invalidante per chi ne soffre: «Un aspetto sempre presente in quasi tutti i pazienti è anche la riduzione della capacità lavorativa, quella che viene definita come loss of energy: è come se, a un certo punto della giornata, si provasse una profonda astenia, spossatezza, quasi come se si avesse la febbre. Un altro sintomo importante è spesso l’inversione del ritmo sonno-veglia, con conseguente difficoltà ad avere un sonno ristoratore», spiega ancora l’immunologo. Proprio sul nesso con altre malattie autoimmuni e con alcune infiammazioni, si sta concentrando la ricerca recente sulla fibromialgia.
La neuroinfiammazione, alla base delle malattie autoimmuni
Fondamentale, infatti, è riuscire a scoprire le cause della patologia, per poter mettere a punto terapie adeguate. In occasione del recente convegno Controversies in Fibromyalgia, a Vienna in Austria, si è puntata l’attenzione sul ruolo del sistema nervoso e, in particolare, della neuroinfiammazione. Si tratta di una condizione che coinvolge il cervello e il midollo spinale, e che quindi può portare a una serie di conseguenze di tipo neurologico, compresi i dolori legati alla fibromialgia. «La causa della patologia è ancora sconosciuta, non ci sono evidenze scientifiche univoche a riguardo, ma che alla base ci sia un meccanismo di neuroinfiammazione è ormai evidente», spiega Puccetti.
Cos’è la neuroinfiammazione, alla base della fibromialgia
Per capire di cosa si tratta basti pensare che la fibromialgia è una «neuropatia (cioè una sofferenza neurologica, NdR) delle piccole fibre: si tratta, quindi, di un’infiammazione delle terminazioni nervose più piccole, periferiche e sottili, che si trovano nel sottocute e nei visceri interni. La dimostrazione, infatti, è che se si facesse una biopsia nei pazienti con fibromialgia, si troverebbe un’alterazione della funzione neurologica di questo tipo. Come gruppo di ricercatori, noi stessi e altri colleghi abbiamo dimostrato questo tipo di meccanismo, collegato a una componente autoimmune in chi ha questa patologia e magari soffre anche di altre malattie dello stesso tipo, come l’artrite reumatoide o disturbi alla tiroide».
Fibromialgia e malattie autoimmuni
Come emerso dal convegno di Vienna, inoltre, tra le cause principali che possono portare a una infiammazione del sistema nervoso ci sono infezioni, lesioni cerebrali e, appunto, malattie autoimmuni o reazioni autoimmuni anomale. Tra le patologie correlate sono state indicate anche sclerosi multipla, encefaliti e Alzheimer. «L’encefalite è un’infiammazione e, come tale, potrebbe essere una delle spinte che può portare a malattie con componente autoimmune, laddove ci sia una predisposizione – spiega Puccetti – Non ci sono ancora, però, evidenze scientifiche su un eventuale nesso diretto, come per l’Alzheimer, né su quale sia lo stimolo che porta alla fibromialgia».
Quali terapie contro la fibromialgia
Oggi le principali terapie contro la fibromialgia passano dalla gestione del dolore, che nei pazienti affetti dalla patologia ha la caratteristica di essere percepito in modo maggiore: «Solitamente ci sono due tipi di intervento: da un lato si cerca di agire sull’infiammazione usando terapie di blanda immunomodulazione, quindi cortisonici a basso dosaggio che funzionano abbastanza bene perché il tessuto infiammato è relativamente molto piccolo. Dall’altro si ricorre ai classici farmaci per contrastare la trasmissione dell’impulso doloroso, aumentando la soglia di sopportazione. Da anni, invece, non si usano più antidepressivi, anche perché gli studi hanno dimostrato che non si tratta di una mera patologia psicologica», conclude l’esperto.