Quando si desidera un figlio, ancora prima di iniziare la gravidanza i dubbi sono tanti e se ne sentono di tutti i colori. Per rimanere incinta, assumi tutti i giorni lo sciroppo per la tosse a base di guaifenesina. Oppure, se vuoi facilitare il concepimento, ricordati di metterti con le gambe in alto, dopo ogni rapporto.
Troppe fake news sulla gravidanza
Quante fake come queste ci è capitato di ascoltare? Girano in rete o con il passaparola e qualche donna che desidera un figlio finisce anche per “abboccare”. «Facciamo chiarezza» esordisce Rossella Nappi, professore di Ostetricia e Ginecologia all’Università di Pavia-IRCCS Fondazione Policlinico San Matteo e membro del direttivo della International Academy of Human Reproduction. «La fertilità è influenzata da molti fattori, alcuni predeterminati, cioè genetici, altri frutto dei nostri comportamenti e dell’ambiente nel qualche ci troviamo a vivere. Per questo, è necessario curare fin da giovani lo stile di vita, che deve essere il più possibile sano. Sono le regole che conosciamo tutti: non fumare, limitare o addirittura evitare di bere alcolici, praticare una regolare attività fisica, seguire un’alimentazione bilanciata. Questo, anche per la salute del bambino che verrà. Adesso vi dico una cosa che stupirà molte: gli studi hanno dimostrato che già nella vita intrauterina, quando l’apparato riproduttivo è in via di sviluppo, il potenziale di fertilità di ciascun individuo può essere influenzato dallo stato di salute materno».
Le malattie ginecologiche incidono sulla fertilità
Non ci si ferma qui: sulla fertilità giocano un ruolo anche avere sofferto di malattie a trasmissione sessuale quale la clamidia e patologie ginecologiche come i fibromi, i polipi, oltre che naturalmente lo stato di salute generale e l’età. Si stima che la fertilità sia massima tra i 25 e i 30 anni, per poi scendere “a picco” dai 35 anni, riducendosi ai minimi termini oltre i 43 anni.
Gli esami prima del concepimento
Professoressa Nappi, allora partiamo da qui, dalla prima tappa del lungo viaggio della gravidanza: ci sono analisi per verificare la fertilità?
«Il potenziale riproduttivo si verifica attraverso la misurazione dell’ormone antimulleriano: viene prodotto dalle cellule dei follicoli ovarici che circondano le cellule uova “sane”. Io lo richiedo quando c’è un rischio di esaurimento ovarico prematuro. Le faccio due esempi concreti: mamma o nonna sono entrate in menopausa prima dei 40 anni, oppure ci sono malattie ginecologiche che pongono a rischio l’integrità delle ovaie, come l’endometriosi. È utile anche tenere d’occhio il valore dell’ormone follicolo-stimolante, o FSH: si misura in terza giornata del ciclo mestruale e indica la riserva ovarica. Queste analisi vengono poi valutate dal ginecologo considerando la donna nel suo complesso e il partner, per decidere insieme se sia opportuno ricorrere alla fecondazione assistita».
Gravidanza: i fattori che influiscono sulla fertilità
Molte donne pensano ancora che la pillola provochi infertilità.
«Pensi che in una nostra ricerca di qualche anno fa era emerso che ne era convinto addirittura il 19% delle donne in età fertile del Nord Italia. Ma una donna sana che sceglie la pillola a scopo contraccettivo, dopo circa 40-60 giorni riprende a ovulare e ad avere un ciclo mestruale normale. Non solo. Va detto anche che la pillola esercita un effetto protettivo sulla fertilità aiutando a prevenire e curare una serie di patologie ginecologiche che mettono a rischio la riproduzione».
Anche lo stress può influenzare la possibilità di concepimento?
«È un tema che i ricercatori stanno studiando da anni e non è ancora ben chiaro. Di certo, quando è elevato, lo stress può modificare i livelli degli ormoni e interferire con l’ovulazione. Va detto anche che le tensioni psicologiche quando sono eccessive, e prolungate nel tempo, incidono sulla qualità della vita. Spesso, infatti, l’alimentazione non è sana, non si pratica una regolare attività fisica e il fumo, ma anche l’alcol, diventano una valvola di sfogo. Tutti fattori che, come abbiamo detto, possono rendere più difficile il concepimento».
Acido folico: quando va cominciato
Parliamo di integratori: quando si deve assumere l’acido folico?
«È una sostanza importantissima per il feto e per la salute materna, tant’è che in alcuni Paesi fortificano le pillole contraccettive per garantire un adeguato apporto di questa sostanza nel caso le donne alla sospensione restino subito incinte. Maggiore è il livello di acido folico nell’organismo al momento del concepimento, più si riduce il rischio di malformazioni della colonna e della testa del bambino. È dunque di assoluta importanza cominciare ad assumere un integratore almeno tre mesi prima di provare a concepire e periodicamente a cicli per tutte coloro che, pur non programmando una gravidanza, sono aperte all’idea che possa verificarsi. Fondamentale continuarlo almeno nel primo trimestre di gestazione».
I controlli in gravidanza
Durante la gravidanza quali sono i controlli da fare?
«Il nostro ministero della Salute con l’aiuto delle Società Scientifiche di Ostetricia e Ginecologia fornisce direttive molto precise sul monitoraggio della donna in gravidanza nei tre trimestri di gestazione. E distingue percorsi a basso rischio a supervisione ostetrica e percorsi ad alto rischio a supervisione specialistica, come nel caso della gravidanza gemellare. L’agenda ostetrica prevede una serie di osservazioni fisiche e di esami del sangue mirati a valutare lo stato di benessere della donna sul versante metabolico, delle scorte di ferro e del rischio infettivo. Ovviamente ci sono anche le ecografie per verificare sviluppo, morfologia e stato di benessere del feto. Ma la cadenza dei controlli dipende dallo stato di salute della donna».
Attenzione a questi problemi nei nove mesi
Quali sono i principali problemi che possono insorgere nei nove mesi?
«Principalmente diabete e ipertensione. In gravidanza quindi è importante tenere controllata la glicemia basale ed effettuare un carico glicemico nel secondo trimestre. In caso di diagnosi di diabete, è necessario lo specialista per valutare le diverse opzioni, dalla dieta all’uso dell’insulina. È utile anche il regolare controllo della pressione arteriosa, in associazione a una dieta povera di sale e ricca di magnesio, all’esercizio fisico a bassa intensità e all’evitamento di ritmi di vita troppo stressanti. Servono per prevenire complicanze importanti, come la preeclampsia e la eclampsia, che mettono in serio pericolo la vita del bambino ma anche la nostra».
Quali sono i test prenatali consigliati?
«Sono test non invasivi che si eseguono alla fine del primo trimestre e si basano sull’esame ecografico con misurazione della cosiddetta plica nucale e su parametri presenti nel sangue materno. Hanno indubbiamente un’efficacia ottima, ma i test invasivi, cioè villocentesi e amniocentesi, hanno un’efficacia massima. Per questo, è bene confrontarsi col ginecologo e decidere insieme sulla base del rischio individuale di anomalie».
Gli integratori utili
Oltre all’acido folico ci sono altri integratori utili per la futura mamma?
«Una sostanza molto importante è l’acido docosaesaenoico (DHA), il componente principale dell’olio di pesce. Si assume per ottenere una migliore funzione cognitiva e acuità visiva nei bambini. È consigliato quando la dieta della futura mamma non comprende il pesce almeno tre volte alla settimana. Hanno una utilità anche i mix di oligoelementi e vitamine se la dieta è scarsa di frutta e verdura: servono per la salute materna e dopo il parto, per offrire al neonato allattato solo al seno tutto quello di cui ha bisogno».
Gravidanza: il pericolo toxoplasmosi
Si sente spesso parlare di toxoplasmosi, ma è così pericolosa in gravidanza?
«Sì, molto, l’infezione può passare al feto attraverso la placenta, provocando in determinate circostanze malformazioni o addirittura l’aborto o la morte in utero. Oggi però può essere curata efficacemente se intercettata per tempo. Il dosaggio periodico nel corso della gestazione ci permette infatti di determinare il tasso degli anticorpi del toxoplasma e, se risulta l’infezione, di bloccarne la trasmissione al bambino attraverso un trattamento antibiotico mirato e ben tollerato sia dalla madre sia dal feto. La toxoplasmosi in ogni caso si può prevenire efficacemente: lo si fa seguendo norme alimentari precise fin dall’inizio della gravidanza, evitando carne cruda e insaccati e lavando bene frutta e verdura cruda con acqua e bicarbonato o prodotti disinfettanti. E se in casa c’è un gatto, basta pulire la lettiera con i guanti».
Cosa fare se viene l’influenza
Questo è anche il periodo delle malattie da raffreddamento: ci dà un consiglio per curarci se ci si ammala durante la gravidanza?
«La prima regola è il riposo, per dare modo all’organismo di combattere la malattia. È necessario seguire una dieta ricca di frutta e di verdure fresche di stagione e bere molto, sia acqua, sia spremute, per fluidificare il muco e mantenere il corpo idratato. Poi, è utile un umidificatore, soprattutto in camera da letto, per contrastare la secchezza nasale».
Ma se tutto questo non basta e bisogna ricorrere ai farmaci?
«Niente fai da te, neanche con i medicinali da banco e i preparati erboristici. È sempre meglio rivolgersi al medico. Il ministero della Salute, poi, consiglia la vaccinazione antinfluenzale alle donne in gravidanza perché provoca una risposta immunenella madre che produce anticorpi specificicontro i ceppi influenzali contenuti nel vaccino, e questo va a beneficio anche della protezione del feto».
Le regole antinausea e acidità
Alzi la mano chi non ha sofferto di nausea nel primo trimestre e acidità nei mesi successivi: sono un segnale di adattamento dell’organismo materno. Per prevenire entrambi i disturbi, i pasti devono essere a piccole dosi e con cibi “asciutti” nel primo trimestre: niente intingoli dunque, né minestre. Nei trimestri successivi, preferire alimenti non acidi soprattutto la sera, come il pesce, i cereali integrali, la ricotta. Sì alla radice di zenzero per la sua azione antinausea. Non ti piace il sapore? si possono assumere sostanze cosiddette anti-emetiche che contrastano la nausea o il vomito, come vitamine del complesso B e la doxilamina, un antagonista dell’azione dell’istamina sui centri del vomito, e antiacidi o gastroprotettori a seconda dei casi per proteggere lo stomaco e risolvere il reflusso.
Amniocentesi e villocentesi viste da vicino
Sono consigliate alle over 35, oppure se uno dei due genitori presenta una malattia genetica e anomalie congenite o, ancora, se in una precedente gravidanza è emersa una anomalia genetica. In entrambi gli esami c’è un aumento del rischio di aborto pari all’1-3 per 1000 ed è lo specialista a indirizzare verso l’uno o l’altro. Vediamoli da vicino.
La villocentesi si esegue a partire dalla 10a settimana di gravidanza e non oltre la 13a. Viene effettuato un esame ecografico per determinare se la gravidanza è singola o multipla, controllare la vitalità fetale, la lunghezza del feto e individuare la posizione di un tessuto chiamato corion, che è alla base della placenta. Sotto la guida dell’ecografia, il medico esegue quindi il prelievo vero e proprio di un campione di villi coriali dalla placenta, cioè di tessuto placentare che contiene il corredo genetico del bambino.
L’amniocentesi si esegue al completamento della 15ma settimana di gravidanza, perché è il momento con maggiori probabilità di successo del prelievo e con rischi minimi. Viene innanzitutto fatta un’ecografia per la valutazione della placenta, della posizione, della vitalità del feto e della zona più adatta per l’introduzione dell’ago. Quindi il medico procede con il prelievo di un campione di liquido amniotico.