Tutte le bufale su Aids e Hiv
Mi sento bene, non posso avere una malattia sessualmente trasmissibile.
Ormai non ci si ammala più di Aids.
L’Hiv è un problema solo degli omosessuali e di chi va con le prostitute.
Ormai non ci si ammala più di Aids.
L’Hiv è un problema solo degli omosessuali e di chi va con le prostitute.
Sono tante, e dure a morire, le fake news sull’Aids e l’Hiv, diffuse in rete e non solo. In occasione della Giornata mondiale dedicata alla lotta alla malattia, gli esperti dell’Istituto superiore di sanità ne smontano alcune che circolano particolarmente fra i più giovani. Le infezioni da clamydia, trichomonas, epatiti B e C, sifilide, gonorrea, Hiv, herpes genitale e Papilloma virus -spiegano dall‘Iss – possono essere presenti in una persona anche senza provocare alcun sintomo, rimanendo così nascoste sia a chi ne è affetto che al relativo partner.
Spesso si pensa che se non si hanno sintomi riconducibili a una malattia sessualmente trasmissibile, si possono tranquillamente avere rapporti non protetti poiché si è sicuri di non essere infettati. Questa convinzione non corrisponde a verità perché, molto spesso – sottolineano gli esperti – questo tipo di infezioni non danno alcun segnale di sé. Una persona può aver contratto un’infezione per via sessuale senza manifestare secrezioni anomale dai genitali, ulcerazioni o piccole escrescenze su di essi.
“Proprio per questo motivo – si precisa – oggi si preferisce parlare di infezioni sessualmente trasmesse anziché di malattie sessualmente trasmesse per indicare meglio il frequente decorso asintomatico di tali situazioni. Nel caso dell’Hiv, le persone possono avere il virus nel sangue, nello sperma e nelle secrezioni vaginali senza mostrare sintomi per anni e senza accorgersi della loro condizione. Anche se un individuo con l’Hiv si sente bene, il virus si sta comunque moltiplicando nel suo corpo e può contagiare altre persone attraverso rapporti sessuali non protetti. Poiché queste infezioni possono essere presenti in te o in un tuo partner senza che ne siate a conoscenza, è importante avere sempre rapporti sessuali protetti e non fidarsi dell’apparente buono stato di salute proprio o dell’altro”, si raccomanda.
Ormai non ci si ammala più di Aids: ecco un’altra fake news, smentita dai numeri. I dati del Centro operativo Aids dell’Iss mostrano come, nel 2016, si siano registrati circa 800 nuovi casi di Aids e 4.000 nuove infezioni da Hiv che, aggiunti a quelli già presenti, portano a circa 130.000 il numero totale delle persone sieropositive in Italia. Da qualche anno, complici anche i media che ne parlano poco o in maniera sbagliata, si è diffusa la falsa credenza che nessuno si ammali più di Aids: l’Hiv (virus che causa l’Aids) è molto diffuso in Italia, principalmente attraverso rapporti sessuali (sia etero che omosessuali) non protetti. Infatti, i tempi in cui l’Aids era dovuto allo scambio di siringhe tra tossicodipendenti è finito (erano gli anni ’80 e ’90) – ricorda l’iss – oggi il vero rischio si corre quando si ha un rapporto sessuale senza usare il preservativo.
Oggi ci sono dei farmaci (antiretrovirali) che fortunatamente rallentano il progredire della malattia ma non la guariscono: l’Aids – sottolineano gli esperti – rimane una malattia letale. Per evitare di ammalarsi di Aids, malattia che indebolisce il sistema immunitario provocando gravi infezioni, polmoniti, meningiti e tumori, è importantissimo scongiurare di infettarsi con l’Hiv, avendo sempre rapporti sessuali protetti ed evitando comportamenti a rischio, come lo scambio di siringhe con altre persone.
Prima di sviluppare i sintomi dell’Aids, una persona sieropositiva rimane asintomatica per molti anni e quindi non è possibile capire se è infetta. Per questo molti che sono sieropositivi, non hanno ancora scoperto di esserlo perché non hanno fatto un test per l’Hiv. Ecco perché è cosi importante usare sempre il preservativo – ribadiscono – quando si hanno rapporti sessuali con partner di cui non conosciamo il risultato del test Hiv. In caso di rapporto sessuale senza preservativo o di altri comportamenti a rischio, è indispensabile sottoporsi al test per l’Hiv che si effettua attraverso un normale prelievo di sangue. Per eseguire il test, nella strutture pubbliche, non serve ricetta medica. Il test è gratuito e anonimo. Il Ssn, per le persone positive al test Hiv, prevede un’assistenza medica gratuita e una tempestiva terapia farmacologica che permette, oggi, di vivere meglio e più a lungo.
E ancora, si crede che l’Hiv sia un problema solo degli omosessuali e di chi va con le prostitute. Secondo i dati dell’Iss, dalla metà degli anni ’80 a oggi i casi di infezione da Hiv trasmessi attraverso rapporti eterosessuali sono notevolmente aumentati. Il virus, quindi – precisano gli esperti dell’Iss – non è una problematica da relegare solo
ad alcuni gruppi di persone, ma un problema di sanità pubblica che deve riguardare ogni individuo, soprattutto i giovani. Ancora oggi, purtroppo, molte persone pensano che l’infezione da Hiv riguardi quasi esclusivamente gli uomini che fanno sesso con uomini, i tossicodipendenti e chi fa sesso con partner occasionali o con molti partner. I dati italiani mostrano che la realtà è diversa.
Infatti, i casi di infezione da Hiv attribuibili a trasmissione eterosessuale nel 1985 rappresentavano solo l’1,7% del totale ed hanno raggiunto il 47,6% nel 2016, costituendo così la modalità più frequente di trasmissione dell’Hiv. Nello stesso periodo i casi attribuibili a trasmissione tra maschi che fanno sesso con maschi sono aumentati dal 6,3% al 38,0%. Viceversa, la proporzione di casi tra i consumatori di sostanze per via iniettiva è diminuita dal 76,2% nel 1985 al 2,8% nel 2016. Negli ultimi anni, i giovani di età 25-29 anni risultano essere i più colpiti, con il più alto rapporto tra nuovi casi di Hiv e popolazione suscettibile (15,6 nuovi casi ogni 100.000 nel 2016). In definitiva, quasi l’86% delle nuove diagnosi di infezione da Hiv del 2016 è conseguente a una trasmissione per via sessuale.
Per questo è essenziale avere sempre rapporti sessuali protetti con partner occasionali o di cui non conosciamo lo stato di salute – si raccomanda – perché non esistono categorie a rischio, ma solamente comportamenti a rischio che favoriscono la trasmissione dell’infezione.