Un team di scienziati dell’Università Pompeu Fabra di Barcellona ha compiuto un passo significativo verso la comprensione e la possibile inversione della degenerazione muscolare associata all’età. La chiave di questa scoperta risiede nella risincronizzazione dei nostri orologi biologici interni.
Gli orologi interni
I nostri corpi sono regolati da una rete complessa di orologi biologici, con un orologio centrale situato nel cervello che coordina i vari orologi periferici distribuiti nel nostro organismo. Questo sistema integra segnali esterni, come la luce del giorno, e interni, come l’attività fisica e l’assunzione di cibo. Tuttavia, con l’avanzare dell’età, questi orologi possono perdere la loro sincronizzazione, portando a effetti dannosi sulla salute, inclusa l’atrofia muscolare.
L’importanza del gene Bmal1
Nel nuovo studio, pubblicato sulla rivista Science, i ricercatori hanno esaminato il ruolo del gene Bmal1, noto per la sua importanza nella funzione dell’orologio biologico nei topi. La rimozione di questo gene provoca invecchiamento precoce, metabolismo alterato e atrofia muscolare nei roditori. Utilizzando tecnologie biotecnologiche avanzate, il team ha riattivato il gene Bmal1 in specifici tessuti.
La risincronizzazione degli orologi
Sorprendentemente, la riattivazione del gene solo nei muscoli o solo nel cervello non ha ripristinato la funzione muscolare. Tuttavia, quando entrambi i geni dell’orologio muscolare e cerebrale sono stati riattivati contemporaneamente, i topi hanno mostrato meno segni di invecchiamento e una migliorata funzione muscolare. Questo suggerisce che la comunicazione tra il cervello e i muscoli è cruciale per mantenere una funzione muscolare sana durante l’invecchiamento.
Il ruolo dell’alimentazione
Un’eccezione interessante è emersa quando i topi con solo gli orologi muscolari attivati hanno seguito un regime alimentare limitato nel tempo. Quando l’assunzione di cibo era limitata al periodo più attivo della loro giornata (notturna per i topi), si è osservato un ripristino della funzione muscolare, indicando che i modelli alimentari possono influenzare significativamente la sincronizzazione degli orologi biologici. “La nostra ricerca rivela l’interazione tra l’orologio centrale e quello periferico nella funzione muscolare quotidiana e sottolinea l’impatto dei modelli alimentari su queste interazioni”, hanno scritto gli autori dello studio.
Necessari ulteriori studi
Sebbene siano necessari ulteriori studi per verificare se questi risultati siano applicabili agli esseri umani, le implicazioni di questa scoperta sono promettenti. Gli scienziati sperano che la risincronizzazione degli orologi biologici possa offrire nuove strategie per prevenire disturbi legati all’invecchiamento e migliorare la qualità della vita. “Questi risultati evidenziano il potenziale per la riprogrammazione genetica e fisiologica del meccanismo intrinseco dell’orologio dell’invecchiamento verso uno stato più giovanile e hanno implicazioni per le strategie per prevenire le interruzioni del ritmo circadiano causate dagli stili di vita moderni e per lo sviluppo di trattamenti per le malattie legate all’età e l’invecchiamento stesso”, hanno spiegato i ricercatori.