Laura Pausini ha un problema al cuore. Anzi un “problemuccio”, come lo ha definito lei stessa, ospite a Domenica In da Mara Venier. È un disturbo con cui convive da quando era piccola: «Ho un piccolissimo problemuccio al cuore: la tachicardia parossistica sovraventricolare. E mi è venuto quando presentavo l’Eurovision all’ultima serata: mai avuto prima questo problema così forte. Di base dico sempre tachicardia, perché il cuore esplode. Non mi abituo a questa cosa».
Ma di cosa si tratta?
Cos’è la tachicardia di cui soffre Laura Pausini
Tecnicamente si tratta di un’accelerazione del battito cardiaco, che si può presentare in modo improvviso e non è legata a cause fisiologiche, come per esempio un particolare sforzo fisico o sportivo, o uno stato di paura dovuto a uno spavento. Si chiama “sopraventricolare” perché ha origine nella parte del cuore che si trova sopra i ventricoli. «È una patologia molto comune, che potremmo definire benigna e che ha caratteristiche differenti rispetto a una comune tachicardia», spiega Giovanni Esposito, ordinario di Cardiologia presso l’Università Federico II di Napoli, past president della Società italiana di cardiologia interventistica.
Non è una comune aritmia
«La differenza principale riguarda il fatto che non è associata a una singola aritmia, per le cause che la generano. Si chiama parossistica perché insorge improvvisamente. È diversa anche rispetto alle aritmie ventricolari, che in genere sono considerate più maligne e sono potenzialmente mortali. In questo caso, l’aritmia parossistica sopraventricolare può comprendere diverse patologie, ma pressoché a risoluzione favorevole. Possono pesare sulla qualità di vita, ma dipende molto da quanti episodi avvengono: ci sono pazienti che ne registrano uno solo all’anno o ogni due anni, e altri che ne soffrono con cadenza anche settimanale oppure ogni due o tre giorni», chiarisce Esposito. Nel caso della Pausini, la cantante ha minimizzato dicendo: «Ho il cuore sempre in agitazione».
Le cause dell’aritmia parossistica sopraventricolare
«Le cause possono essere differenti: in alcuni casi l’aritmia in questione è dovuta a disfunzioni metaboliche come problemi alla tiroide o anemie, oppure può essere legata a obesità, che rappresenta un possibile fattore di rischio – spiega il cardiologo – In altri casi, invece, ci possono essere cause genetiche. Per capire la differenza rispetto a una aritmia “normale” occorre pensare che in questo caso di parla di aritmia sinusale: il nodo del seno atriale (quello da cui origina il normale battito cardiaco, NdR) accelera, perché l’organismo ha bisogno di più sangue, se è sotto stress, se deve compiere uno sforzo o a causa del rilascio di adrenalina, anche quando ci si spaventa per qualcosa. Con l’aritmia sopraventricolare, invece, si attiva di fatto un circuito alternativo rispetto a quello fisiologico, come se fosse un vero circuito elettrico parallelo, che genera appunto tachicardia».
Come si diagnostica questa aritmia
La diagnosi non è sempre semplice, proprio perché gli episodi possono essere anche molto lontani gli uni dagli altri. «È molto importante effettuare una diagnosi precisa e corretta, perché le cause sono indice del tipo di aritmia e dunque aiutano nella terapia. Un normale elettrocardiogramma o un holter possono non essere sufficienti o adatti, perché anche quest’ultimo registra l’attività cardiaca nelle 24 o 48 ore, ma se non si verificano episodi non è possibile capirne la natura – spiega Esposito – Per questo si ricorre spesso al loop recorder, un apparecchio miniaturizzato che viene inserito sotto la cute e può registrare l’elettrocardiogramma nell’arco delle 24 ore e per più tempo, individuando il tipo di aritmia».
Le donne possono essere più a rischio di aritmia
Proprio il tipo di causa dell’aritmia parosissistica sopraventricolare fa sì che le donne possano essere più a rischio: «Alcune sindromi metaboliche, come quelle legate alle alterazioni del corretto funzionamento della tiroide, possono essere più frequenti nelle donne e questo aumenta la probabilità anche di andare incontro a questo tipo di aritmia. Altri fattori di rischio, però, sono rappresentati come detto da obesità e ipertensione, che possono interessare anche gli uomini», sottolinea il cardiologo dell’Università Federico II di Napoli.
Come ci si convive: le possibili cure
In ogni caso l’esperto rassicura: «È una patologia benigna, con cui si può convivere – spiega Esposito – Esistono cure farmacologiche, che prevedono la somministrazione per esempio di betabloccanti o specifici farmaci per le aritmie. Se questi non dovessero essere efficaci, però, si può ricorrere all’ablazione. Si tratta di un intervento a bassissimo rischio che consiste nell’erogare una radiofrequenza con cui interrompere l’attività del circuito alternativo responsabile dell’aritmia. Insomma, si può intervenire e convivere con questa patologia», conclude l’esperto. Il caso di Laura Pausini lo dimostra.