L’esperienza di Federica

Federica soffre di Long Covid. Vale a dire di quella che è stata definita l’onda lunga dell’infezione da SARS-CoV-2. Ma non è stato semplice arrivare alla diagnosi, come ci ha raccontato. «La grande stanchezza già al risveglio, il mal di testa e i dolori muscolari e articolari hanno fatto pensare a una malattia reumatica, ma tutti gli esami erano negativi e io stavo sempre peggio. Quando mi hanno chiesto se in passato avevo avuto il Covid-19, mi hanno colto di sorpresa. Perché sì, in effetti mi ero ammalata, ma con disturbi così lievi da passare inosservati. Com’è possibile che oggi io stia così male?».

Nuove scoperte: chi è più a rischio

Può accadere e lo dimostrano anche gli ultimi studi. Non è vero infatti, come si pensava all’inizio della pandemia, che il Long Covid mette ko solo chi ha avuto la malattia in forma grave. E ci sono altre novità. «Le ricerche hanno permesso di identificare alcune categorie a rischio più elevato, come le donne e chi è in sovrappeso o soffre di malattie croniche come il diabete e l’ipertensione arteriosa» spiega la professoressa Patrizia Rovere-Querini, direttore Medicina Generale a indirizzo specialistico e della continuità assistenziale all’Ospedale San Raffaele di Milano. «Inoltre, la probabilità di sviluppare il Long Covid sembra più alta nei giovani». La malattia, però, è così recente che il lavoro dei ricercatori continua su più fronti. Con molti obiettivi, come ci raccontano le nostre esperte.

I sintomi del Long Covid

Secondo i Centers for Disease Control and Prevention degli Stati Uniti, una persona su 13 ha sintomi di Long Covid che durano oltre tre mesi dopo aver contratto il virus. E chi ne soffre è costretto spesso a un vero e proprio pellegrinaggio da uno specialista all’altro, prima di arrivare a una diagnosi. Già, perché i sintomi sono confondenti. Oltre a quelli di cui soffriva Federica si possono manifestare palpitazioni, sensazione di fiato corto, ansia, insonnia, sbalzi d’umore, perdita di capelli. E, ancora, la cosiddetta nebbia cognitiva con difficoltà di concentrazione, di attenzione e di memoria, strani problemi alla pelle come sensazione di puntura di spilli o bruciore, tremori alle mani, perdita dell’olfatto e del gusto.

Diagnosi: come si formula?

Uno studio pubblicato sulla rivista Nature ha identificato sostanze presenti solo nel sangue di chi ha il Long Covid, il primo gradino verso la formulazione di un test di diagnosi. «È la strada giusta, ma ci vorrà ancora del tempo» aggiunge la dottoressa Rebecca De Lorenzo, specialista in Medicina interna e responsabile dell’Ambulatorio multidisciplinare Long Covid dell’ospedale San Raffaele di Milano. «Al momento procediamo ancora per esclusione, nel senso che prima di poter formulare la diagnosi, ovviamente in chi ha avuto il Covid, è necessario escludere altre condizioni mediche che potrebbero spiegare i sintomi. Per questo abbiamo bisogno di sottoporre il paziente a vari esami come analisi del sangue, radiografie o test di funzionalità polmonare».

Come curare il Long Covid

Ad oggi non esistono terapie ad hoc per il Long Covid. Ma ci sono molecole allo studio che mirano ai meccanismi della malattia. Come farmaci immunomodulatori, che hanno l’obiettivo di regolare la risposta delle cellule immunitarie, la cui attività è ancora in tilt dopo il Covid, e cure rigenerative, che puntano alla riparazione dei danni agli organi, danni dovuti al virus. E nel frattempo? «Le terapie che utilizziamo sono soprattutto incentrate sulla gestione dei sintomi e sul miglioramento della qualità della vita» risponde la professoressa Rovere-Querini. «L’esperienza maturata in questi anni di pandemia ci ha dimostrato che possiamo contare su un mix di integratori, su sedute di fisioterapia per aiutare la ripresa del corpo e sulla riabilitazione cognitiva per stimolare con esercizi mirati la memoria e la concentrazione». Utile anche il movimento, necessario per migliorare le funzioni del corpo e della mente. Ma dev’essere eseguito in base alle proprie forze, aumentando gradualmente i tempi e senza esagerare. Le attività più indicate? La camminata, la ginnastica dolce e lo yoga.

Il Long Covid richiede più figure mediche

«La gestione del paziente con Long Covid è complessa e non può essere affrontata da un’unica figura medica» dice la dottoressa De Lorenzo. «È necessario quindi rivolgersi a un ambulatorio multidisciplinare che includa medico internista, psicologo, neurologo, pneumologo, per citarne alcuni». E il nutrizionista, per impostare una dieta che aiuti il sistema immunitario a base di cibi ricchi di minerali e vitamine, soprattutto la D, come hanno dimostrato gli ultimi studi, contenuta per esempio in funghi e alghe. Se vuoi trovare gli ambulatori accreditati per la cura del Long Covid basta cliccare qui.

Gli integratori per riprendersi

Ci sono sostanze che possono aiutare a contrastare i sintomi del Long Covid. Vanno assunte sotto stretto controllo del medico che, in base ai disturbi, decide il mix più indicato.

  • Vitamina D. Riduce lo stato di infiammazione generale, come ha dimostrato uno studio recente.
  • Omega-3. Sono acidi grassi chiamati non a caso “buoni”, che migliorano la funzione cognitiva.
  • Zinco e coenzima Q10. Sono utili per dare una mano al sistema immunitario a riequilibrarsi e a ridurre l’affaticamento.
  • L-Acetilcarnitina. È indicata per contrastare la stanchezza esagerata.
  • Luteolina. Aiuta a ridurre l’infiammazione del sistema nervoso periferico, contribuendo così, ad esempio, a regolarizzare il battito cardiaco in caso di palpitazioni.
  • Palmitoiletanolamide. È una molecola scoperta di recente, con un potente effetto antinfiammatorio e neuroprotettivo, nonché di regolazione del dolore.

Il mese della prevenzione

Donna Moderna dedica novembre al Long Covid insieme agli specialisti dell’ambulatorio multidisciplinare Long Covid dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Scrivi agli esperti: ti rispondono via mail dall’indirizzo [email protected].