Il melanoma nel 10 per cento dei casi è ereditario. Il che non è poco. In Italia, parliamo di 1.200 persone che ricevono questo sgradito lascito. Gli altri che si ammalano di questo tumore della pelle sono circa 15mila in Italia, ogni anno, e sono soprattutto under 50.
Il sole altera il Dna e innesca processi a cascata
Quindi se i genitori, un fratello o sorella, o qualche zia o zio (parenti in linea diretta), si sono ammalati di melanoma, conviene tenere d’occhio i nei e fare almeno una visita dermatologica all’anno. I nuovi studi stanno confermando che le mutazioni genetiche causate dai raggi ultravioletti al nostro Dna, capaci di innescare processi a cascata che possono portare all’insorgenza di tumori della pelle, si trasmettono in linea ereditaria.
Il melanoma è il terzo tumore più frequente negli under 50
In Italia il melanoma è il terzo più frequente tra gli under 50, con una possibile correlazione con le esposizioni violente e intense degli anni Settanta: ti ricordi quando prendevamo il sole con lo specchio, dopo esserci spalmati l’olio abbronzante sul viso?. Ecco, con quei comportamenti da fanatici del colore intenso, scuro, che tanto andava di moda, potremmo aver creato danni al nostro Dna.
Perché il melanoma aumenta tra gli under 50
Ce lo spiega il professor Leonardo Celleno, presidente dell’Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia, che fa il punto sulle cure, la diagnosi e soprattutto la prevenzione del melanoma. «Questo tumore è in aumento negli under 50 perché fino a qualche decennio fa, non si riteneva che il sole avesse un ruolo così importante nello sviluppo del melanoma. Per molto tempo si pensava a un tumore spontaneo, anche perché si riscontrava negli organi interni, come le meningi, la vagina e la bocca. Poi si è capito che il sole ha un ruolo fondamentale perché capace di alterare il patrimonio genetico delle persone. Ma non solo. Si è capito anche che esporsi al sole in modo violento e intermittente, per esempio solo nei weekend o durante le vacanze estive, facilita i melanomi in particolare su braccia e gambe perché si altera un enzima che controlla la proliferazione cellulare correlata allo sviluppo di questo tumore».
Raggi Uva cancerogeni come le sigarette per la Iarc
Oggi si sa che tanto più ci si è esposti al sole in modo intermittente e violento da piccoli, tanto più da adulti si può sviluppare il melanoma. «La Iarc – International Agency for Research in cancer – ha appena inserito i raggi ultravioletti nei fattori cancerogeni, come il fumo di sigaretta» spiega l’esperto. «Ma ciò che dobbiamo capire, è che sono parecchie le lesioni che possono far sviluppare un melanoma. Dobbiamo cioè fare attenzione non solo alle scottature, ma anche alle lesioni croniche, come il semplice foto-invecchiamento della pelle, cioè quell’insieme di danni strutturali e cellulari che portano alla comparsa di rughe, iperpigmentazioni e disidratazione. Non dimentichiamo poi che l’esposizione al sole senza protezione provoca la foto-immunodepressione, cioè inibisce la proliferazione e la funzionalità delle cellule immunitarie».
Le lampade abbronzanti pericolose per il melanoma
Se però oggi siamo più pronti a proteggerci quando stiamo all’aperto, non siamo così consapevoli rispetto per esempio alle lampade abbronzanti: «Questi macchinari è vero che utilizzano raggi ultravioletti non di tipo B, i più aggressivi, ma Uva, che non scottano. Però è stato dimostrato che, pur non causando eritemi, possono comunque produrre danni al patrimonio genetico, di cui è ancora più difficile rendersi conto, proprio perché non ci si scotta».
Quanto si sopravvive oggi al melanoma
«Oggi la sopravvivenza al melanoma entro cinque anni dalla diagnosi è all’88% per gli uomini e al 91% per le donne. Secondo l’Istituto Europeo di Oncologia (IEO) di Milano, nel 2023 il melanoma ha fatto registrare in Italia 12.700 nuovi casi, per un totale di oltre 169mila persone viventi con una diagnosi. Un bel risultato, se però il tumore viene preso in tempo» spiega il professore. «La caratteristica del melanoma, infatti, è che può essere eliminato facilmente nelle prime fasi dello sviluppo, quando cioè resta a livello dell’epidermide, senza essere già penetrato nel derma, dove i vasi sanguigni e linfatici possono facilitare le metastasi».
Un nuovo strumento di prevenzione del melanoma
Se noti nei sospetti, oggi il melanoma può esser visto con grande facilità grazie a un esame specifico, la dermatoscopia: «Una lente di ingrandimento dotata di luce particolare, trasmette l’immagine al computer che analizza il neo e può dare indicazioni sulla sua potenziale evoluzione pericolosa». La nuova frontiera della prevenzione però sono i test genetici, per ora ancora non disponibili per tutti, presenti in pochi grandi centri oncologici, ma che potranno individuare le mutazioni genetiche, su cui poi intervenire in modo mirato».
Le nuove cure del melanoma
Negli ultimi anni si è registrata una svolta nelle cure contro questa neoplasia, grazie all’introduzione delle terapie mirate e dell’immunoterapia. «In particolare sui pazienti metastatici si può iniziare addirittura a parlare di guarigione dalla malattia, grazie alla combinazione dii due farmaci innovativi. Sugli altri pazienti, bisogna puntare sulla prevenzione, che vuol dire prendere il sole nel modo e nei tempi giusti, cioè non nelle ore centrali, sempre con la protezione 50 e soprattutto facendo attenzione ai bambini e agli adolescenti: le scottature prese in questi anni sono molto pericolose.