Dolori mestruali e mestruazioni molto dolorose: cosa fare?
Le mestruazioni dolorose non sono un castigo divino da sopportare in silenzio. I classici dolori mestruali al basso ventre e/o alla regione lombo-sacrale sono in genere piuttosto sopportabili e interessano l’80% di tutte le donne in età fertile per uno o due giorni al mese: ma non per tutte la questione è così gestibile. Per circa la metà di queste donne (soprattutto in età giovanile), i dolori sono più forti e i disagi più intensi, fino a diventare invalidanti.
In questi casi, si parla di dismenorrea, che significa alla lettera “flusso doloroso”: si tratta di una vera e propria sindrome classificabile tra le alterazioni del ciclo mestruale, caratterizzata da dolori crampiformi all’addome inferiore alla schiena associati a distensione addominale, cefalea, nausea, gambe pesanti.
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Dismenorrea: cos’è
Come spiegato dal dottor Michele Franchina, professore associato di Ginecologia e Ostetricia presso l’Università di Bologna, Lezioni di Ginecologia e Ostetricia, i ginecologici suddividono la dismenorrea in:
- primaria: quando è causata da fattori intrinseci alla fisiologia uterina, in assenza di alterazioni rilevabili negli organi pelvici;
- secondaria: quando dipende da una patologia pelvica.
In genere, la storia clinica rivela che nella dismenorrea primaria (o idiopatica) l’inizio del disturbo risale all’epoca della prima mestruazione o al massimo 6-12 mesi dopo, mentre nella secondaria i sintomi compaiono diversi anni dopo il menarca.
Quali sono i sintomi
Nella dismenorrea primaria (di gran lunga più frequente rispetto alla sindrome dismenorroica secondaria), il dolore è crampiforme, localizzato nella regione pubica con irradiazione ai fianchi, nella regione lombo-sacrale e alle cosce, concomitante con l’inizio del flusso mestruale.
A volte invece il dolore precede la mestruazione di 12-24 ore, persiste per uno o due giorni e solo nel 10-15% delle donne affette da dismenorrea supera i tre giorni di flusso.
Spesso il dolore è associato a nausea, vomito, cefalea, diarrea, irritabilità e sonnolenza e in casi particolari a collasso.
Quali sono le cause dei dolori mestruali?
I fattori che scatenano il dolore mestruale sono essenzialmente di ordine chimico-fisico, e dipendono dalle prostaglandine, sostanze prodotte dall’organismo che aumentano la contrazione uterina per espellere il flusso mestruale. È stato osservato che nelle donne affette da dismenorrea, la produzione e il rilascio di prostaglandine a livello dell’endometrio (muscolo uterino) è maggiore rispetto a chi non si accorge nemmeno dell’arrivo delle mestruazioni.
Il motivo di questo aumento non è stato ancora scoperto: si suppone sia legato alla secrezione ormonale, anche se gli studi in materia non hanno evidenziato significative alterazioni nel dosaggio degli ormoni sessuali nelle donne dismenorroiche.
Il ruolo delle prostaglandine
Le prostaglandine causano un aumento dell’attività contrattile dell’utero (a tutti gli effetti un muscolo involontario, non controllabile cioè dalla nostra volontà) che si associa all’azione vasocostrittice indotta da un altro ormone, la vasopressina.
Ebbene, è stato osservato che la dismenorrea si verifica in seguito ad un insufficiente apporto di sangue all’utero, che rende più sensibili le terminazioni nervose agli stimoli chimici e fisici indotti appunto da prostaglandine e vosopressina. Il risultato è il tipico dolore sotto forma di crampi e i sintomi collaterali di nausea e vomito.
Cosa fare in caso di dolori mestruali molto forti?
Se il dolore è davvero invalidante è importantissimo non tollerare a tutti i costi: il dolore mestruale – soprattutto quando è invalidante – non deve essere sopportato, ma bisogna rivolgersi al medico per trovare una terapia adeguata.
L’iter ideale è rivolgersi al proprio medico curante che prescriverà una visita dal ginecologo.
Cosa non devi fare: prendere antidolorifici in maniera incontrollata. Spesso i comuni analgesici non bastano ad alleviare il dolore, che può essere calmato solo da dosaggi più elevati prescrivibili solo dal medico. Assumere in modo arbitrario due o tre pastiglie per moltiplicare la quantità di antidolorifico, infatti, può rivelarsi una scelta poco sana perché danneggia le pareti dello stomaco.
Ad ogni modo, tra i principi attivi più efficaci contro il dolore mestruale, figurano l’ibuprofene, il chetoprofene e il naprossene, che risolvono la sintomatologia dolorosa nel 75-80% dei casi. Funzionano perché inibiscono la sintesi delle prostaglandine, sostanze che abbiamo visto rivestire un grosso ruolo nell’insorgenza del dolore mestruale.
Per ogni dubbio sull’uso dei farmaci è importantissimo chiedere sempre al medico.
Perché è utile la pillola anticoncezionale
In alcuni casi il medico decide di trattare la dismenorrea prescrivendo la pillola anticoncezionale.
Se infatti la terapia analgesica, nel dosaggio prescritto dal medico, non dovesse bastare, si ricorre ai contraccettivi ormonali, che risultano efficaci perché, inibendo l’ovulazione, riducono di molto la produzione delle prostaglandine, sostanze prodotte in abbondanza nei cicli ovulatori. La loro efficacia è valutata intorno al 90% dei casi.
In alcuni casi, il medico prescrive una pillola solo progestinica che va assunta dal 5° al 25° giorno del ciclo in dosi da 10-20 mg, ma che come effetti collaterali può avere lo spotting.
Cause secondarie delle mestruazioni dolorose
Un altro motivo per cui è importantissimo rivolgersi al medico, è che tra le cause secondarie delle mestruazioni molto dolorose, possono esserci vere e proprie patologie. I medici ginecologi ricordano in ordine di frequenza:
- endometriosi;
- dispositivi intrauterini;
- infiammazioni e infezioni pelviche di varia natura;
- adenomiosi (una forma di endometriosi);
- miomi e polipi uterini;
- adesioni uterine;
- malformazioni uterine congenite;
- stenosi cervicale;
- cisti ovariche;
- sindrome da congestione pelvica.
Se infatti le mestruazioni diventano improvvisamente dolorose, sempre di più, quando per anni non si è mai sofferto molto durante il flusso mestruale, è bene rivolgersi al proprio ginecologo di fiducia, che saprà indagare le cause del cambiamento in atto e prescrivere la terapia appropriata.
In questi casi, il ricorso arbitrario agli analgesici da banco se da un lato allevia i sintomi immediati, nel lungo periodo può rivelarsi deleterio perché può mascherare una patologia in corso, che è bene curare.
L’indagine del medico di solito parte da un’ecografia pelvica e poi eventualmente prosegue con altri esami diagnostici.
Rimedi naturali contro il dolore mestruale
I rimedi naturali possono costituire il corollario di una terapia sintomatologica prescritta dal medico, ma difficilmente da soli alleviano l’eccessivo dolore di un flusso mestruale che costringe a letto.
Tra i coadiuvanti più efficaci ricordiamo il ferro, la vitamina B6 e il magnesio, da assumere sotto forma di integratori alimentari almeno 15 giorni prima dell’arrivo della mestruazione. In commercio esistono dei preparati specifici per la salute femminile.
Concorrono ad alleviare i sintomi dolorosi inoltre, una vita sana, arricchita da moderato sport all’aria aperta, esercizi di rilassamento, riposo, infusi calmanti di camomilla e la tradizionale borsa dell’acqua calda, tutte pratiche igienico-comportamentali che è bene ricordare sono solo di supporto.
Infine, i medici sfatano il mito secondo il quale l’intenso dolore mestruale dipenda da fattori emotivi: sicuramente il dolore intenso e invalidante che insorge tutti i mesi, puntuale come un orologio svizzero, e non diminuisce se non dopo due giorni, può mettere a dura prova l’equilibrio psicologico di chiunque! Ma è una conseguenza e non la causa.