Attenzione ai noccioli di albicocca, intossicazioni da cianuro
Attenzione a mangiare i noccioli di albicocca... si rischia un avvelenamento da cianuro. L'allerta arriva dall'Agenzia francese per la sicurezza alimentare (Anses) che ha segnalato diversi casi di intossicazione, invitando alla prudenza con questa frutta estiva.
Gli amanti delle marmellate sanno che è consigliato aggiungere qualche mandorla, ovvero quella contenuta all'interno del nocciolo di albicocca, per rendere più buona la confettura. Ma se questa ricetta della nonna non è pericolosa per la salute, consumare le mandorle in grande quantità espone al rischio di intossicazione da cianuro, ricorda l'Anses.
Gli amanti delle marmellate sanno che è consigliato aggiungere qualche mandorla, ovvero quella contenuta all'interno del nocciolo di albicocca, per rendere più buona la confettura. Ma se questa ricetta della nonna non è pericolosa per la salute, consumare le mandorle in grande quantità espone al rischio di intossicazione da cianuro, ricorda l'Anses.
Come conservare i cibi in estate
Le "mandorle" di albicocca contengono, infatti, una quantità importante di amigdalina, un composto di origine naturale che si trasforma in cianuro altamente tossico durante la digestione. L'Anses ricorda dunque che non bisogna consumarne più di due o tre al giorno per gli adulti e la metà di una per i bambini. Un consumo eccessivo potrebbe provocare sintomi di intossicazione quali: convulsioni, disturbi respiratori, rallentamento del battito cardiaco, fino alla perdita di coscienza e al coma.
Per il momento, in Francia non sono stati segnalati alle autorità sanitarie questi sintomi gravi, nell'ambito di un dispositivo di farmacovigilanza, sono stati registrati diversi casi di intossicazioni con vertigini, malesseri, cefalee, disturbi digestivi, palpitazioni cardiache e problemi respiratori.
Questi casi – informa l'agenzia francese – erano essenzialmente dovuto a un consumo di mandorle del nocciolo di albicocca consigliate e vendute come alimento capace di combattere i tumori. "Ad oggi – ammonisce l'Anses – non esiste alcuna prova scientifica del loro interesse nel trattamento curativo o preventivo del cancro".