Orecchie a sventola
Sapevate che l’inestetismo dei padiglioni auricolari prominenti, meglio conosciuto come orecchie a sventola, può essere facilmente risolto attraverso un intervento di chirurgia estetica? Ogni anno in Italia 10mila persone si sottopongono a un intervento di otoplastica, che può essere realizzato in diversi modi. Quello che si serve della tecnica tradizionale, prevede l’utilizzo di fili di sutura non riassorbili, con cui si “ancorano” le orecchie prominenti alla nuca.
Può succedere tuttavia che i fili diano fastidio al paziente o, che si rompano, vanificando così l’intervento. Se ciò accade è necessario un secondo ritocco, anche a distanza di anni. Esiste tuttavia un intervento alternativo che è definitivo e per eseguire il quale però, è necessaria più esperienza, come ci spiegano Antonio Cella e Chiara Botti, chirurghi plastici della clinica Villa Bella a Salò (Brescia).
Spesso il paziente non ha la consapevolezza che esistono più modi per eseguire l’otoplastica e si dà quasi per scontato che un secondo ritocchino sia inevitabile: anche nel caso del presunto ricorso al chirurgo plastico di Stefano De Martino, ex ballerino di Amici e marito della showgirl Belen Rodriguez, riportato da alcuni giornali, si è parlato di un “ritocchino” dopo un intervento di otoplastica eseguito anni prima. È bene sapere, invece, che esistono diverse tecniche per correggere questo inestetismo: oltre a quella, più praticata, con i fili non riassorbibili, anche la tecnica con il rimodellamento della cartilagine che è definitiva
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Il rimodellamento della cartilagine
Questa tecnica definitiva, che ha una durata complessiva di circa 45 minuti e generalmente si effettua in anestesia locale, richiede una mano più esperta ma dà risultati ottimali dal punto di vista estetico. Il post operatorio è identico, al termine dell’intervento si sutura la cute e si applica una medicazione contenitiva “a turbante” che deve essere indossata per quattro giorni, anche il costo è lo stesso dell’intervento tradizionale.
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Tecnicamente, consiste nella modificazione della curvatura delle cartilagini che danno la forma alle orecchie: si esegue un’incisione dietro l’orecchio, nel solco retroauricolare. In questo modo, a guarigione avvenuta, le cicatrici non sono più visibili. Tramite l’incisione si accede alla cartilagine, che viene ripiegata all’indietro, in modo da ricreare la struttura chiamata “antelice” che di solito manca o è molto ridotta nelle orecchie a sventola. Si fissano quindi la nuova posizione con dei punti di sutura e, solo nel caso in cui sia troppo sviluppata, si asporta anche una piccola porzione di cartilagine della conca.
Tempi di recupero
Il dolore non dura più di uno o al massimo due giorni ed è controllabile con gli antidolorifici. Una volta tolte le bende, al quarto giorno, il paziente può riprendere le attività consuete e le orecchie, un po’ gonfie, ma in genere presentabili, possono restare scoperte. Nel mese successivo all’intervento si consiglia di indossare durante la notte, una fascetta elastica che tenga le orecchie nella posizione corretta. Il risultato ottenuto è definitivo e non sono necessari ritocchi negli anni successivi.