Quante sanno dell’esistenza del pavimento pelvico? Ben poche. Realizziamo che esiste, forse, quando si manifestano problemi di incontinenza, dopo il parto oppure in menopausa. Ma nessuno ci spiega che dobbiamo averne cura da quando siamo bambine, perché è fondamentale per il nostro benessere intimo. E nessuno ci avverte di quei disturbi, insospettabili campanelli di allarme, da affrontare il prima possibile.
Il mese della prevenzione di Donna moderna
Donna Moderna dedica marzo alla prevenzione dei disturbi del pavimento pelvico. Per tutto il mese, il GIS Gruppo pavimento pelvico dell’Associazione italiana fisioterapisti risponde alle lettrici il lunedì dalle 20 alle 22 e il venerdì dalle 16.30 alle 18.30 al 3474272657 oppure via mail a: [email protected]
Pavimento pelvico, questo sconosciuto
«Quando visito le mie pazienti io tengo sempre a descrivere il pavimento pelvico, perché credo che sia il primo passo per essere consapevoli della sua importanza e trattarlo bene» esordisce Arianna Bortolami, consulente sessuale, vicepresidente del GIS Gruppo riabilitazione del pavimento pelvico dell’Associazione Italiana Fisioterapisti e autrice di un libro prezioso sull’argomento: Il pavimento pelvico, conoscerlo, sentirlo, mantenerlo, recuperarlo (Edizioni Lswr).
Dov’è il pavimento pelvico?
«È collocato nella zona dell’utero, coincide con la zona genito-urinaria anale, ed è composto da tanti minuscoli muscoli intrecciati tra di loro. Alcuni hanno la funzione di mantenere al loro posto gli organi che abbiamo nella parte bassa dell’addome, utero compreso. Altri, circondano come dei manicotti l’uretra, la vagina e l’ano». Quando le cose vanno bene, questa architettura è tonica ed elastica e tutto funziona per il meglio: non soffriamo di bruciori, di infiammazioni, non dobbiamo correre in bagno rapidamente perché ci scappa la pipì, abbiamo una buona vita sessuale. Ma può succedere che i muscoli del pavimento pelvico diventino troppo rigidi, oppure al contrario troppo rilassati. E allora sono guai.
Quali disturbi devono metterci in allerta?
«Oggi sappiamo che non vanno sottovalutati gli episodi ripetuti di candida vaginale, un problema frequente tra le donne. Si crea infatti uno stato di infiammazione con dolore, bruciore, fastidio, che altera le pareti del canale vaginale e provoca un graduale irrigidimento delle fasce muscolari. Lo stesso vale per le cistiti ripetute, se non viene effettuata una terapia ad hoc. Qui, a essere aggrediti dallo stato infiammatorio sono i muscoli dell’uretra. In entrambi i casi, si crea un circolo vizioso che provoca man mano squilibri al pavimento pelvico. Altrettanto a rischio è l’episiotomia, il taglietto che viene effettuato spesso per favorire il parto: può rimanere una cicatrice dolorosa, che provoca, come difesa dal male, con- trazione dei muscoli e aumento del rischio di ipertono».
I segnali da non sottovalutare in menopausa
«Più che altro dopo i 50 si danno per scontati certi disturbi, considerandoli tipici di questa fase della vita. Così, quando succede la prima volta di avere un’improvvisa urgenza di fare pipì, tale da essere incontrollabile, si giustifica col fatto di essere entrate in menopausa e si ricorre agli assorbenti ad hoc. Ma così non va bene. È vero, ci sono cambiamenti importanti come un rilassamento fisiologico di tutti i muscoli del corpo, compresi quelli del pavimento pelvico. Però, ci tengo a sottolinearlo, si può porre rimedio, in primis agendo sulla respirazione».
La respirazione aiuta?
«Bisogna usare la respirazione diaframmatica: durante l’inspirazione si ha una discesa del diaframma il quale spinge verso il basso i visceri addominali e l’addome si gonfia, mentre durante l’espirazione i mu- scoli addominali riprendono la loro posizione a riposo e spingono il diaframma verso l’alto consentendo la fuoriuscita dell’aria. In questo modo, si impara la respirazione corretta e come adottarla d’abitudine, in particolare durante lo sforzo, a tutela del pavimento pelvico. Insieme alla riabilitazione, questo permette di riportare il pavimento alla sua elasticità».
La riabilitazione è diversa a seconda dell’età?
«Non è l’età che conta, ma la gravità del problema. Gli esercizi hanno tutti un comune obiettivo che è quello di mettere in movimento i muscoli del pavimento pelvico per incrementarne forza e tonicità o per rilassarli. In base alla prima visita e al colloquio, capiamo se si tratta di un problema di rilassamento o di rigidità, o se coesistono entrambi i problemi. E, da qui, cerchiamo insieme le strategie più adatte. Ad esempio, ricorriamo alle tecniche di biofeedback se abbiamo bisogno che la donna impari a percepire i muscoli che compongono il pavimento pelvico. Per questo, durante gli esercizi è collegata a un monitor che visualizza i miglioramenti con segnali simili a quelli dell’elettrocardiogramma. Un altro esercizio utile è con particolari coni da inserire in vagina e trattenere. Sono di pesi e misure differenti e vengono sostituiti man mano con il miglioramento dell’elasticità delle pareti vaginali. O, ancora, impieghiamo la sti- molazione elettrica a bassissima intensità che “risveglia” le fibre muscolari, affinché ritrovino la loro tonicità».
Ma gli esercizi di Kegel non vengono più usati?
«Sì, si utilizzano ancora, ma è cambiato lo scopo. Si è visto infatti che ai fini terapeutici non hanno una grande efficacia, anche perché, come dicevo prima, la riabilitazione deve essere personalizzata. Hanno però il pregio di aiutare la donna a scoprire i muscoli del pavimento pelvico e a visualizzarli. Quindi, sì, vanno bene per “conoscere” meglio una parte del corpo lasciata un po’ da parte, ma vanno ese- guiti solo una volta al giorno e seguendo con attenzione la sequenza: stringere i muscoli come per trattenere la pipì, e rilasciare, inspirare ed espirare tre volte e ripetere tutta la sequenza 4-5 volte, ma, ripeto, solo una volta al giorno».
L’attività fisica fa bene o male? E quali gli sport più indicati?
«Gli sport che richiedono la pratica di numerosi salti come pallavolo, danza, equitazione, oppure che comportano un aumento della pressione addominale come il sollevamento pesi, possono indebolire il pavimento pelvico e aumentare i rischi di incontinenza. Questo però non significa rinunciare all’attività, che è importante, ma imparare a usare la respirazione diaframmatica, esattamente come fanno le sportive. E rivolgersi a un centro per la riabilitazione, in caso di segni sospetti».
È vero che la prevenzione inizia da bambine?
«Sì, perché ci sono abitudini tramandate da madre in figlia, che non sono corrette. La più comune è quella di fare pipì prima di uscire di casa, anche se non c’è la necessità. Se l’abitudine si radica, si rischia di ridurre le capacità funzionali della vescica. Mi spiego meglio. Questo organo è come un contenitore, coordinato da dei sensori, e quando è pieno, arrivano al cervello degli input per informarci che è ora di andare in bagno. Se noi ci abituiamo a fare pipì di frequente, i sensori imparano ad attivarsi anche quando la vescica non è completamente piena e questo va a scapito del pavimento pelvico che diventa man mano meno tonico, col rischio di soffrire di incontinenza. Lo stesso vale quando le bambine trattengono la pipì a lungo, anche per un giorno intero. Si rischia di creare i presupposti per una rigidità eccessiva dei muscoli».
Sono abitudini che si possono correggere?
«Sì, certo, con l’aiuto della pediatra e della fisioterapista. Innanzitutto, bisogna creare delle situazioni di distrazione per il cervello, che deve tornare a coordinarsi correttamente coi sensori della vescica. Questo significa coinvolgere in altro la bambina mentre si esce da casa, per fare in modo che andare in bagno non sia più il primo pensiero. Se invece il problema è che la trattiene per ore, è fondamentale capir- ne le ragioni: a volte c’è uno stato di ansia. Se nonostante tutto i problemi rimangono, ci sono esercizi ad hoc per il pavimento pelvico».
Buone pratiche quotidiane
ATTENZIONE ALL’IGIENE INTIMA. Utilizzare prodotti non adatti come quelli schiumogeni, indebolisce la pellicola naturale che protegge vulva e vagina. Espone così la zona a bruciore, arrossamento, prurito e aumenta il rischio di infezioni ripetute che mettono a dura prova la tonicità del pavimento pelvico.
SÌ AL BERE NELLA GIUSTA QUANTITÀ. Non superare i due litri al giorno, compresi succhi di frutta e tisane. Bere eccessivamente infatti può causare stimoli ad andare in bagno troppo frequenti e intensi. E bere troppo poco può favorire l’insorgenza di cistiti e di stipsi.
DI NOTTE SI RIPOSA. Il corpo umano è programmato per riposarsi di notte, e questo vale anche per la vescica, che funziona a ritmo ridotto. Svegliarsi per altre ragioni e andare in bagno anche se non è necessario, crea un vizio che alla lunga aumenta il rischio di incontinenza.