La passione dell’uomo per i carboidrati sarebbe molto più antica di quanto si possa immaginare: il gene che porta le istruzioni per l’enzima capace di digerire l’amido risalirebbe infatti a più di 800 mila anni fa, prima dell’avvento dell’agricoltura e forse anche della separazione tra Sapiens e Neanderthal. È quanto risulta da uno studio pubblicato sulla rivista Science, guidato dal Laboratorio Jackson per la medicina genomica e dall’Università americana di Buffalo.
Lo studio sul gene AMY1
I ricercatori, coordinati da Charles Lee e Omer Gokcumen, hanno analizzato il Dna di 68 esseri umani antichi, utilizzando tecniche avanzate per studiare dettagliatamente la regione del gene AMY1, che consente agli esseri umani di identificare e scomporre l’amido dei carboidrati complessi nella saliva producendo l’enzima amilasi. Senza amilasi, gli esseri umani non sarebbero in grado di digerire cibi come patate, pasta, riso o pane.
La scoperta sui genomi dei Neanderthal e Denisoviani
Il team ha scoperto che già 45.000 anni fa i cacciatori-raccoglitori, avevano in media da quattro a otto copie di AMY1. Ciò indicherebbe che l’Homo sapiens aveva una predilezione per l’amido ben prima che la domesticazione delle colture modellasse la dieta umana.
Ma la ricerca si è spinta oltre, rivelando che la duplicazione del gene AMY1 sarebbe esistita addirittura nei genomi dei Neanderthal e dei Denisoviani (un ominide estinto scoperto per la prima volta nel 2010). La presenza di copie multiple del gene in tre specie umane suggerisce trattarsi di un elemento condiviso da un antenato comune, prima che gli esseri umani si dividessero dai nostri cugini più prossimi. Ciò significa che gli esseri umani arcaici avevano più di una copia di AMY1 già 800.000 anni fa.
L’opportunità genetica
Non è chiaro esattamente quando si è verificata la duplicazione iniziale di AMY1, ma è probabile che sia avvenuta in modo casuale. La presenza di più di una copia ha creato un’opportunità genetica che ha fornito agli esseri umani un vantaggio per adattarsi a nuove diete, in particolare quelle ricche di amido, quando hanno incontrato ambienti diversi.
Carboidrati e dimensioni del cervello
L’analisi ha inoltre dimostrato che il numero di copie di AMY1 presenti negli individui è aumentato vertiginosamente negli ultimi 4.000 anni, probabilmente a causa della selezione naturale, man mano che gli esseri umani si sono adattati a diete ricche di amido, derivanti dal passaggio da uno stile di vita di cacciatori-raccoglitori all’agricoltura e alla coltivazione di cereali.
La ricerca rafforza infine la teoria emergente secondo la quale sarebbero stati i carboidrati, e non le proteine, ad aver fornito l’apporto energetico necessario per l’aumento delle dimensioni del cervello umano nel tempo.