Ma come diavolo si chiama? Perdita di memoria, vuoto totale. Amnesia completa. Quando mi succede in genere inizio a frugare nel mio cervello e più mi ostino, peggio è, ma chi non lo fa? Cerco di stare calma, di pensare ad altro, respiro, accarezzo il gatto, mi guardo intorno e alla fine… eccolo il nome perduto!
Certo è che la sensazione di non ricordare più un termine, un concetto, o dove si sono messe le chiavi è bruttissima. Ma Clelia Pellicano mi rassicura subito. Può succedere a tutti. «Le ragioni possono cambiare col trascorrere degli anni» racconta la specialista in neurologia del Centro per i disturbi cognitivi e demenze della Fondazione Santa Lucia, a Roma. «Ma alcune sono universali. Innanzitutto lo stress, perché un periodo di forti tensioni può interferire con le prestazioni cognitive. Lo stesso vale per l’ansia, che quando è intensa può essere causa di deficit della memoria. Terzo elemento: la qualità del sonno. Andare sempre a letto tardi, così come svegliarsi presto o più volte durante la notte, sono situazioni che impediscono non solo al corpo ma anche al cervello di riposarsi e di rigenerarsi. Il risultato è difficoltà di concentrazione e talvolta persino poca capacità di memorizzare nuove nozioni».
Perdita di memoria: i consigli dell’esperta
Ma che cosa si può fare se abbiamo la sensazione che la memoria non sia più come prima?
«Ci sono delle analisi del sangue che aiutano a fare chiarezza. Oggi sappiamo che tra i responsabili dei problemi cognitivi ci possono essere alcuni ormoni e in particolare quelli che coordinano il funzionamento della tiroide. Gli studi ci hanno anche confermato che certe carenze possono provocare defaillance, come quella delle vitamine B12, B6 e dell’acido folico».
Questo vale anche per le defaillance ormonali legate alla menopausa?
«Qui il discorso è un po’ diverso. In passato alcuni studi hanno cercato di capire se la terapia ormonale sostitutiva poteva migliorare anche le funzioni cognitive, ma i risultati sono stati deludenti. La notizia positiva però, è che si è scoperto che dopo una prima fase di “tsunami”, il corpo e la mente si adattano alla nuova vita senza gli ormoni e la memoria riprende la sua funzionalità».
Perdita di memoria: non sempre c’è da preoccuparsi
Non abbiamo parlato di Long Covid, è sempre una delle cause della perdita di memoria?
«Il fog cognitivo, cioè quella specie di nebbia che avvolge il cervello, è un disturbo recente, come tutto ciò che riguarda il Covid, e quindi con spiegazioni in continua evoluzione. Oggi si pensa che in molti casi sia dovuto allo stress psicologico provocato dalla malattia. In pratica, il postumo di un evento traumatico da affrontare soprattutto con terapie psicologiche».
Possiamo dire che i cali di memoria sono curabili oppure è azzardato?
«In parte sì, certo, sono curabili ed è per questo che, indipendentemente dall’età, sono utili le analisi di cui le parlavo prima. E se emerge una carenza, oggi abbiamo a disposizione una serie di integratori a base delle vitamine che le ho citato, di acetilcolina, di omega3. I mix possono essere diversi e favoriscono una ripresa delle funzionalità cognitive. In caso di malattia neurodegenerativa il discorso cambia e qui sappiamo che al momento non esiste ancora una vera cura risolutiva. Ma gli integratori li prescriviamo anche a questi pazienti perché nelle fasi iniziali possono essere di grande aiuto».
Come prevenire la perdita di memoria?
Che peso può avere lo stile di vita sulla nostra memoria?
«Enorme. La ricerca ha dimostrato che ciò che fa bene al cuore, fa bene anche alla mente e viceversa. Tradotto significa che fare regolarmente attività fisica, seguire un’alimentazione bilanciata che permette di attingere dai cibi i giusti nutrienti, dedicare del tempo alla lettura, alle attività sociali, iniziare qualcosa di nuovo, come imparare a suonare uno strumento o a dipingere, sono boost positivi anche per la nostra memoria. E il motivo è presto detto: questo stile di vita aiuta a controllare le tensioni, a migliorare la qualità del sonno e ad abbattere lo stato di infiammazione sistemica che hanno dimostrato gli studi, non è negativo solo per l’apparato cardiovascolare ma anche per quello cerebrale».
Ci sono alimenti che aiutano la memoria?
«Certo! Di sicuro il pesce azzurro che ha un’alta concentrazione di acidi grassi Omega 3 e di DHA, un grasso “buono” fondamentale per le funzioni cognitive. Poi i cereali integrali, le crucifere (cavolo rosso in testa) la verdura a foglia verde (come bietole, spinaci) perché è ricca di sostanze che migliorano l’elasticità delle pareti di vene e arterie e la circolazione del sangue anche nel cervello. Aggiungiamo sempre la frutta con i suoi polifenoli dalle proprietà antiossidanti e antinfiammatorie, anche a livello cerebrale. E infine i legumi che sono ricchi di vitamina B1, un ottimo carburante per i nostri neuroni».
Il mese della prevenzione
Donna Moderna dedica settembre ai problemi di memoria. Per tutto il mese la dottoressa Clelia Pellicano, specialista in neurologia, e il team per i disturbi cognitivi e demenze della Fondazione Santa Lucia di Roma rispondono alla mail [email protected].