Prima le speranze che la pillola anticoncezionale orale potesse essere gratuita per tutte le donne, poi il dietrofront da parte del consiglio di Amministrazione dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa) che ha rimandato l’atteso via libera alla gratuità della distribuzione. Il motivo è il fatto che non sono state indicate le “fasce di età a cui concedere gratuitamente la pillola anticoncezionale”, le “modalità di distribuzione” e i “costi per il sistema sanitario nazionale” per il rimborso. Insomma, il costo potrebbe essere troppo oneroso se la pillola fosse concessa a tutte le donne e non solo a determinate categorie.
La pillola anticoncezionale e la salute delle donne
Eppure la finalità non sarebbe soltanto quella di evitare gravidanze indesiderate, ma anche di migliorare la salute delle donne, ad esempio alleviando il dolore delle donne che soffrono di endometriosi. «Il 20% delle donne italiane, ossia una su 5, ha cicli abbondanti. Questi portano una serie di conseguenze: aumenta, per esempio, il dolore mestruale fino alla dismenorrea severa. Ma cresce anche il rischio di anemia da carenza di ferro che si può associare a depressione, astenia e perdita di energia vitale. Infine, ma non da ultimo, sale di 5 volte il rischio di endometriosi, una patologia serissima. Ecco che cicli abbondanti ed endometriosi sarebbero intercettati e curati perfettamente con un uso tempestivo della contraccezione, riducendo il numero di cicli per anno», spiega Alessandra Graziottin, professoressa presso il Dipartimento di Ostetricia e Ginecologia dell’Università degli Studi di Verona, direttore del Centro di Ginecologia dell’ospedale San Raffaele Resnati di Milano e presidente della Fondazione Graziottin per la cura del dolore nella donna Onlus.
La pillola anticoncezionale serve anche contro l’endometriosi
La pillola, dunque, non serve solo come anticoncezionale, ma aiuta anche la salute delle donne, come nel caso dell’endometriosi: «La pillola anticoncezionale è molto utilizzata, ormai da tempo anche da noi, per l’endometriosi anche se non c’è un’indicazione terapeutica specifica: è un uso off label, ma riconosciuto nel mondo perché la pillola presa con continuità blocca il ciclo mestruale, riduce la dismenorrea, cioè il dolore severo associato al ciclo. E fa rallentare la malattia che così diventa controllata», conferma Roberto Marci, professore ordinario di Ginecologia e ostetricia all’Università di Ferrara e presidente della Società italiana di riproduzione umana (SIRU). «L’endometriosi è considerata una patologia sociale, che colpisce oltre il 10% delle donne in età fertile. Da tempo portiamo avanti la battaglia sulla gratuità della pillola, che non è rimborsata nonostante sia utilizzata a fini terapeutici. Teniamo presente che per l’endometriosi ci sono solo due strade: la cura medica con l’anticoncezionale oppure la via dell’intervento chirurgico. Bisognerebbe sottolineare molto di più questo aspetto», aggiunge Marci.
Come sono cambiate le donne: più cicli mestruali e maggiori rischi
Le donne, poi, sono cambiate nel corso degli anni: «Bisogna fare attenzione: 100 anni fa una donna aveva al massimo 140-150 cicli nell’arco dell’intera vita fertile. Rispetto ad oggi, la prima mestruazione arrivava più tardi, mentre la prima gravidanza spesso era prima dei venti anni ed era seguita da molte gravidanze intervallate da lunghi allattamenti – osserva Graziottin – Oggi le donne italiane hanno circa 13 cicli l’anno, 450-480 nell’arco della vita, di più se la pubertà compare prima dei 10 anni. L’età media al primo figlio è 32 anni e 6 mesi, con più dell’8% di prime gravidanze dopo i 40 anni (record mondiale), con 1 figlio in media per coppia, e allattamenti brevi (media 6 mesi)». Non si tratta solo di numeri, perché ad ogni ciclo si associano anche degli stati infiammatori che possono avere conseguenze per la salute della donna stessa, come spiega ancora Graziottin: «Se non c’è stato concepimento, ogni mestruazione si associa ad un’infiammazione, ossia un micro-incendio biologico acceso dalla caduta di estrogeni e progesterone, per consentire il distacco a stampo dell’endometrio, cioè lo strato interno dell’utero. Questo serve a rinnovarlo perché sia pronto ad accogliere un eventuale ovulo fecondato nel ciclo successivo. Quest’infiammazione, quindi, è fisiologica, ossia normale, se persegue l’obiettivo di rinnovare l’endometrio. In tal caso l’infiammazione è “resolving” ossia in grado di garantire il rinnovo anatomico e funzionale del tessuto, è di breve durata, di intensità limitata e si associa a modesto dolore», spiega Graziottin. Ma le cose cambiano se, come accade oggi, le gravidanze sono molte meno rispetto al passato.
Gli altri usi terapeutici della pillola
«Con la pillola si possono ridurre anche tutte le patologie infiammatorie che vengono esasperate dal ciclo: asma mestruale (in circa il 30% dei casi), epilessia mestruale (fino a quasi il 50%), sindrome dell’intestino irritabile, vescica dolorosa, vulvodinia, cefalea mestruale, con una pregevolissima riduzione del dolore associato di circa il 30% – spiega la ginecologa – Non a caso il 43% delle mie pazienti utilizza la contraccezione terapeutica a lungo e con soddisfazione, finché non desiderano bimbi, contro la media italiana inferiore al 15%. Perché soffrire per anni, quando una contraccezione intelligente può restituire alla donna pienezza di energia per realizzare talenti e sogni nella vita? Al costo di un semplice contraccettivo, molto meno dispendioso di farmaci, indagini e ricoveri per patologie che altrimenti diventano ben più severe, oltre ai costi non quantizzabili, ma enormi, di vite amputate di felicità e di futuro».
Un problema di costi
Ma a pesare sulla scelta dell’Aifa è anche proprio il problema della sostenibilità dei costi. Si stima che per rendere gratuita la pillola contraccettiva orale per tutte le donne occorrano circa 140milioni di euro l’anno. Ad oggi, però, questo costo è già sostenuto privatamente da molte donne. Purtroppo non da tutte quelle che ne avrebbero bisogno, come sottolineato dalla stessa presidente del Comitato prezzi e rimborsi (Cpr) dell’Aifa, Giovanna Scroccaro, secondo cui sarebbe necessario «ampliare la platea di donne che oggi magari consideravano il costo di questi contraccettivi come troppo alto e per questo non ne fanno uso. Da sempre in Italia c’è uno scarso ricorso alla contraccezione». «Sarebbe importante valutare nel complesso non solo il costo della pillola, ma anche quelli indiretti legati, ad esempio, alle gravidanze indesiderate, insieme a una serie di benefici come il miglioramento della pianificazione familiare e ai benefici per la salute delle donne, come nel caso dell’endometriosi e non solo», sottolinea il presidente della SIRU.
Pillola anticoncezionale: dove è già gratuita
Eppure in alcune zone la pillola anticoncezionale è già gratuita. Avviene, per esempio, a livello regionale in Toscana ed Emilia-Romagna, le prime Regioni ad approvarne a distribuzione senza costi per le donne, nel 2018. Proprio in Emilia il dispositivo è offerto gratis tutte le giovani donne sotto i 26 anni dopo una consulenza con un medico e un’ostetrica di un consultorio familiare. Anche in Puglia, Piemonte, Lazio, Lombardia e nella Provincia autonoma di Trento la pillola è distribuita nei consultori e per alcune categorie. Ma come funziona all’estero? In alcuni Paesi, come la Francia (dove è gratis per le under 25), Olanda e Svezia alcune categorie di donne hanno la possibilità di ottenere il contraccettivo senza pagamento, con particolare attenzione alle fasce economicamente deboli in paesi come il Portogallo. A due passi dal confine italiano, in Slovenia, la pillola è considerata un prezioso strumento per la pianificazione familiare, dunque per limitare aborti e gravidanze indesiderate, dunque offerta gratuita a questo scopo. «L’utilizzo dei metodi contraccettivi è ineguale in Europa, solo il 57% della popolazione si affida a una contraccezione moderna e ancora oggi un terzo delle gravidanze sono non intenzionali», spiega Marci.
Il calo degli aborti
Del resto i dati mostrano che, proprio laddove la pillola è offerta gratuitamente, le interruzioni di gravidanza sono calate. È accaduto «in Francia, per esempio, dove gli aborti volontari sono diminuiti dal 9,5% al 6%», come ricorda il professor Marci. Anche i numeri della stessa Emilia Romagna lo confermano: le under 26 che hanno chiesto un aborto sono passate da 1.949 nel 2017 a 1.437 nel 2021, ossia il dato più basso dal 1980. «Nei Paesi dove la norma è già attuata diminuiscono le gravidanze indesiderate e le interruzioni di gravidanza volontarie (IVG) e comunque la natalità aumenta a dimostrazione che tale misura non contrasta con la natalità. È un provvedimento che porta con sé un carico emotivo e simbolico diverso da qualsiasi altra decisione su un farmaco in commercio. Basti pensare che l’Italia ha legalizzato l’uso della pillola anticoncezionale solo poco più di cinquant’anni fa, dopo lunghe battaglie civili e che questo farmaco è da sempre simbolo delle rivendicazioni femminili di autodeterminazione e di libertà», sottolinea il presidente della SIRU. «Sarà comunque sempre necessaria una comunicazione corretta tra la donna, la coppia e il medico per poter avere una giusta informazione e per poter programmare una gravidanza desiderata», conclude Marci.
Aumenta il ricorso alla pillola del giorno dopo
Intanto si assiste a un altro fenomeno: «Dal 1978, quando venne votata con referendum popolare la legge 194 per l’utilizzazione dell’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) sotto la tutela dello Stato, il ricorso alla stessa IVG si è molto ridotto. Dal picco del 1983, con 234.801 casi, si è arrivati a 67.638 nel 2021 (ultimo dato reperibile). Purtroppo è in netto aumento l’utilizzo della contraccezione di emergenza – ricorda Graziottin. – Nel 2012 sono state vendute 363.600 confezioni di pillole del giorno dopo, nel 2018 ben 573.100 (58% in più) e il numero continua a salire. Scegliere la contraccezione che previene l’ovulazione e quindi il concepimento, è più “rispettoso della vita” sia della contraccezione di emergenza, sia dell’interruzione di una gravidanza già iniziata, con buona pace della fronda cattolica che si è inalberata per la saggia e lungimirante proposta di Aifa, ora rientrata».
Il prossimo passo: rimborso delle cure ormonali in menopausa
«In conclusione, benissimo avrebbe fatto AIFA a decidere che la pillola contraccettiva sia rimborsata dal Sistema Sanitario Nazionale, perché è un’ottima alleata della salute della donna, sia per la contraccezione, sia per ridurre le molte patologie che peggiorano in fase mestruale – osserva Graziottin – Il prossimo passo? Mi aspetto che Aifa, in ritrovato stato di grazia decisionale, renda rimborsabili anche le cure ormonali per la menopausa. Unitamente a stili di vita sani, questo sarebbe un enorme passo avanti per garantire longevità felice in salute per milioni di donne italiane».