Niente di fatto. La pillola contraccettiva non sarà gratuita in Italia. L’Aifa non ha dato il via libera alla rimborsabilità del farmaco, che rimane così in fascia C, con l’intero costo a carico della donna. Ed è fallito anche il progetto di rendere acquistabile la formulazione con solo progestinico in farmacia senza ricetta, come già avviene in altri Stati europei. «Rispetto alla formulazione classica, non contiene estrogeni, gli ormoni che possono talvolta essere fonte di rischi». Spiega Rossella Nappi, responsabile dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia-2 del Policlinico San Matteo, Università di Pavia e membro del comitato esecutivo della Società Internazionale di Endocrinologia Ginecologica. «Questo la renderebbe un vero e proprio “jolly”, da acquistare in qualsiasi farmacia italiana, ad esempio quando si parte scordandosi a casa la propria pillola. E in tutta tranquillità, perché la copertura contraccettiva non cambia».
Pillola contraccettiva: dove è gratuita
In alcune Regioni, cioè Emilia Romagna, Toscana, Lazio e Puglia è già prevista l’erogazione gratuita della pillola contraccettiva alle adolescenti fino ai 25 anni. Nella fascia tra i 25 e i 45 a chi ha determinati tetti di reddito, oppure esenzioni, o ancora, è in stato di disoccupazione. È già qualcosa, certo, ma è comunque un limite, se si pensa che in un caso su tre, chi la assume lo fa a scopo curativo. Ed è un vero peccato anche perché la gratuità poteva servire da incentivo, visto che sono ancora poche le donne italiane che ricorrono a questo metodo anticoncezionale. Secondo i dati dell’Aifa sono solo 2,5 milioni. Una delle ragioni è il timore dei suoi effetti collaterali. Noi allora abbiamo fatto chiarezza insieme alla professoressa Nappi.
Professoressa Nappi, in quali casi è necessaria una terapia con la pillola contraccettiva?
«È dimostrato che è efficace in caso di acne severa, di ovaio policistico, di endometriosi. E, in generale, in assenza di patologia, quando il ciclo è irregolare oppure se le mestruazioni sono molto dolorose. L’elenco è lungo, come si può notare. E soprattutto, sono disturbi che possono riguardare donne di qualsiasi età, a partire dal menarca fino alla menopausa. A queste, che non sono poche, si aggiunge chi la sceglie a scopo contraccettivo. Non è corretto dunque limitare la pillola a carico del Servizio sanitario nazionale solo a determinate fasce d’età, come già accade in alcune Regioni».
Sta di fatto però che in molte la rifiutano perché fa ingrassare: è ancora così?
«Questo è il vero “tarlo”, che può portare come effetto finale all’abbandono della pillola come metodo contraccettivo, senza condividere la decisione col proprio medico. Ed è un peccato perché spesso, quando ci sono ritenzione idrica oppure aumento di peso, significa che non è la formulazione giusta per il proprio corpo. È vero infatti che alla base, tutte tranne una, contengono sempre due ormoni. Cioè un estrogeno e un progestinico, ma la ricerca ha fatto passi da gigante. Oggi ne abbiamo a disposizione vari tipi con dosaggi di ormoni differenti e di qualità diversa, con l’obiettivo proprio di prescrivere la pillola più adatta».
Ci può fare qualche esempio?
«Certo. Gli estrogeni agiscono anche a livello cerebrale e in alcuni casi possono stimolare il centro che regola l’appetito, aumentando il senso della fame e, spesso, anche il desiderio di consumare particolari cibi, calorici. Qui, molte volte è sufficiente il passaggio a una formulazione con estrogeni cosiddetti naturali, oppure a uno degli altri contraccettivi ormonali, cioè cerotto o anello, oppure spirale o impianto sottocutaneo, che hanno anche il vantaggio di non contenere estrogeni. Grazie alle vie di somministrazione differenti, questi prodotti hanno un impatto minore sul metabolismo. Lo stesso vale per le donne che hanno l’umore ballerino. Anche qui, si cambia contraccettivo ormonale».
Prima di iniziare ci vogliono esami particolari?
«È basilare innanzitutto il colloquio con il ginecologo per valutare l’eventuale rischio di trombosi. Lo ha già chi in famiglia ha avuto dei precedenti, oppure una flebite a un braccio o a una gamba, magari in seguito a un periodo di immobilità o dopo un intervento chirurgico. Può rappresentare un problema anche il fumo, in grado di moltiplicare per quattro il rischio di malattia e il peso eccessivo, soprattutto se è a livello addominale perché stimola l’infiammazione. In questi casi, si corregge ciò che è modificabile oppure si fanno scelte contraccettive personalizzate e, nei casi dubbi, bastano pochi esami del sangue per valutare il profilo di rischio di ogni donna. Questo, soprattutto se la terapia ormonale è indispensabile, come nel caso di un uso terapeutico».
Non abbiamo parlato del rischio di tumore, è reale?
«Gli studi vanno sempre letti a fondo, per non trarre considerazioni errate. È vero ad esempio che alcuni lavori hanno evidenziato un aumento di cancro alla cervice uterina, quello che si diagnostica con il pap-test per intenderci, ma quando i ricercatori hanno verificato le abitudini di vita hanno scoperto che in molti casi la ragione non dipendeva dalla pillola, ma dal non utilizzo del profilattico nonostante si trattasse di rapporti occasionali. Errore piuttosto comune, purtroppo, che alza il rischio di contrarre uno dei virus HPV responsabili proprio di questa forma oncogena. Le criticità sono emerse anche nel caso del tumore al seno, ma si tratta di una percentuale molto bassa e che i ricercatori stanno approfondendo, dal momento che potrebbe non esserne responsabile la pillola stessa, ma il disturbo alla base che ha portato all’uso terapeutico degli ormoni. Bisogna anche tenere conto che la crescita di questo genere di tumori potrebbe essere dovuto al fatto che negli ultimi anni si è registrato un aumento di una serie di fattori di rischio, come quelli alimentari e ambientali, oltre che il ritardo della maternità e la diminuzione del numero di gravidanze e allattamenti. Ricordiamoci poi sempre che sia i contraccettivi ormonali estro-progestinici, sia i soli progestinici, proteggono da altre tipologie di tumori a carico per esempio dell’endometrio, delle ovaie e del colon retto».
Pillola contraccettiva: le risposte ai vostri dubbi
Le card sulla pillola contraccettiva da rendere gratuita per tutte, pubblicate sulla pagina Instagram di Donna Moderna a metà giugno, hanno sollevato dubbi e commenti. Ne abbiamo scelti tre.
Contribuisce all’infertilità
È una vecchia credenza, demolita da tutte le ricerche condotte fino ad ora. Perché quando si sospende la pillola, l’apparato riproduttivo riprende la sua funzionalità. Certo, chi desidera una gravidanza deve valutare bene i suoi tempi, perché col trascorrere degli anni è fisiologica per tutte le donne una graduale diminuzione della fertilità, che non dipende dalla pillola ma dall’orologio biologico.
Non è salutare nel lungo periodo
Anche qui, non c’è nulla di scientificamente provato. Quello che invece bisogna fare è seguire negli anni la donna e cambiare eventualmente il tipo di pillola in base alle esigenze personali e ai problemi di salute. Ad esempio, per le over 40 va meglio la formulazione con estradiolo. È un ormone naturale, che ha un minore impatto metabolico e trombotico, perché non incide sui valori del colesterolo e sulle sostanze responsabili dell’eccessiva coagulazione.
Aumenta di due euro all’anno
Il costo del farmaco varia in base al tipo di pillola anticoncezionale. Nello specifico, le pillole più datate costano di meno, mentre quelle introdotte sul mercato di recente hanno un prezzo più elevato: costano dai 15 ai 20 euro al mese. E non è detto che quella di ultima generazione sia quella giusta. Per questo, è sempre bene rivolgersi al ginecologo per una valutazione ad hoc.
Il mese della prevenzione
Donna Moderna dedica luglio alla contraccezione insieme al team dell’Unità di Ostetricia e Ginecologia-2 del Policlinico San Matteo di Pavia, diretta dalla professoressa Rossella Nappi. Gli esperti rispondono alle lettrici il mercoledì dalle 16 alle 18 allo 0382501561 oppure alla mail: [email protected]