Dormire fa bene al cervello e, più precisamente, un pisolino quotidiano lo fa crescere in volume. Uno studio capofila condotto da un team inglese aveva già sottolineato i benefici del cosiddetto Power Nap, ossia il riposino – specie negli over 40 – che ci si riesce a ritagliare in una pausa di lavoro prima di riprendere le attività. Adesso il Washington Post torna sul tema, sottolineando gli effetti positivi anche solo di un break di 10 minuti nell’arco della giornata.

Il pisolino migliora le prestazioni del cervello

C’è un modo molto semplice per aumentare le prestazioni cognitive e la memoria, ed è anche piacevole: fare un pisolino. Lo scrive il quotidiano statunitense, che riferisce di studi scientifici a supporto di questa tesi. Di più: come spiega il giornale, il pisolino non solo può rimuovere gli effetti negativi di una notte insonne o agitata, ma è in grado di dare uno slancio in più alle capacità di apprendimento e ragionamento. Anche quando è molto breve, di soli 10 minuti.

Bastano 10 minuti di pisolino durante il giorno

Non solo un breve sonno è in grado di potenziare le prestazioni del cervello, ma migliora anche l’umore, soprattutto in quella fase del giorno – dopo pranzo – quando spesso ci si trova ad affrontare un calo fisiologico. Anche «un riposino breve può essere riposante», spiega Michael Chee, direttore del Centro per il Sonno e le prestazioni cognitive della National University of Singapore. Lo stesso Chee nel 2022 aveva condotto una meta analisi su 54 studi a riguardo, confermando quanto un piccolo break contribuisca all’acutezza mentale.

La siesta rende più dinamico il cervello

I ricercatori hanno sottolineato come il cervello possa diventare più veloce nei processi mentali dopo una semplice siesta, sia che abbiamo dormito bene la notte precedente, sia a maggior ragione se siamo reduci da un sonno non riposante. Per questo esiste un termine che riassume alla perfezione la pausa che – potendo – ci si dovrebbe concedere anche durante il giorno: Power Nap.

Il Power Nap nelle grandi aziende

A coniare il termine per primo è stato lo psicologo ed ex professore James Maas, che lo aveva usato per il titolo di un suo libro, sottotitolato The Revolutionary Program That Prepares Your Mind for Peak Performance, basato proprio sul potere del sonno pomeridiano, che altro non è che la siesta per spagnoli e ispanici, o l’hirune dei giapponesi e la pennichella in Italia. Ma i vantaggi di questo momento di stand-by sono noti anche alle grandi aziende americane come Google, Nike, Uber, Ben & Jerry’s e Meta, o come la coreana Samsung, che prevedono nelle loro sedi i Nap Pod, capsule o stanze per permettere ai dipendenti di riposarsi anche durante l’orario lavorativo.

Quando il pisolino fa bene dopo i 40 anni

Se un buon sonno o un sonnellino riparatore fa bene a tutti, una ricerca condotta dall’University College di Londra insieme dell’Università della Repubblica dell’Uruguay lo ha indicato in particolare per gli over 40. Gli scienziati hanno analizzati, in collaborazione con l’UK Biobank, frammenti di DNA di un gruppo di 35mila lavoratori di età compresa tra i 40 e i 69 anni, abituati a concedersi una short nap di 20 minuti. Quello che hanno notato è un aumento del volume del cervello, pari a 15 centimetri, collegato a sua volta a un ritardo nell’invecchiamento stimato tra i 3 e i 6 anni.

Meno sonno, più stress e malattie

Al contrario, a un cervello di dimensioni minori erano associati livelli di cortisolo (l’ormone dello stress) maggiori e un aumentato rischio di apnee notturne, malattie cardiovascolari e neurologiche. «Occorre precisare, però, almeno due punti: «Il primo riguarda l’eventuale accrescimento del cervello. Il sonnellino pomeridiano non fa diventare più intelligenti. Più che parlare di aumento del cervello, infatti, sarebbe più corretto dire che il riposino non lo fa diminuire: gli studi volumetrici, infatti, hanno mostrato che si deteriora di meno e dunque si riduce la progressione dell’invecchiamento», sottolinea Carolina Lombardi, Direttore Centro Medicina del Sonno dell’istituto Auxologico Italiano IRCCS, Prof Associato università degli Studi di Milano Bicocca.

pisolino cervello

Non bisogna imporsi di fare il sonnellino

«Dormire fa bene, ma i benefici del sonno vanno sempre messi in relazione a un contesto specifico, a quanto e come si dorme di notte, alle condizioni generali di salute e all’età: iniziare ad aver bisogno di dormire durante il giorno, senza esserne mai stati abituati, potrebbe essere anche spia di un sonno notturno non buono, magari per disturbi del respiro. Ben venga, quindi, un sonnellino purché non sia una forzatura», spiega ancora l’esperta.

Quando il riposino fa bene e quando no

«Imporsi la siesta, quindi, non va bene, soprattutto se lo si fa illudendosi di diventare più intelligenti. Ciò non toglie che di per sé un periodo di sonno pomeridiano in generale ha la proprietà di ricaricare alcune sinapsi e farle funzionare meglio, quando non è troppo prolungato – osserva Lombardi – I test sulla vigilanza condotti anche su animali, addestrati a ripetere un compito, hanno mostrato performance migliori nei soggetti che avevano goduto di un periodo di sonno rispetto a quelle di chi era stato artificialmente tenuto sveglio. Questo perché il riposo ha la funzione biologica di preservare le funzioni cognitive e consolidare la memoria, purché non serva a compensare il mancato sonno notturno».

Più sonnellini, maggiore produttività e PIL

Alcune ricerche hanno indicato come a giovare di un sonnellino sia la produttività, proprio come conseguenza delle migliori prestazioni del cervello. Secondo uno studio, condotto nel 2016 da Rand Corporation, la mancanza di sonno può far calare fino al 3% del prodotto interno lordo (PIL). Non a caso, in settori come quello aerospaziale dove la concentrazione deve essere massima e dove si punta a ottimizzare le prestazioni fisiche e mentali, fin dagli anni ’90 si studia come il sonno può incidere sulla prontezza dei piloti. Le ricerche condotte dalla NASA hanno indicato un aumento delle performance del 25% e della prontezza del 54% in chi prevede una siesta di 26 minuti.

Attenzione a non dormire troppo!

«La durata del sonnellino pomeridiano, infatti, non dovrebbe superare in genere i 20 minuti, indicati come tempo ideale per avere un sonno sufficientemente ristoratore. Questo perché si tratta di una durata che consente di non svegliarsi in fasi troppo profonde del sonno, di non avere difficoltà nel tornare alle normali attività e che evita di raggiungere la fase REM, che poi renderebbe difficoltoso addormentarsi alla sera. Il sonno, infatti, dipende sia dal ritmo circadiano che dal processo omeostatico, cioè l’accumulo di sonno durante le ore di sveglia», conclude la dottoressa Lombardi.