Giulia ha sempre avuto i valori di pressione nella norma fino alla menopausa, poi si sono alzati. A Elisa invece sono “schizzati” già a 35 anni. Due età diverse per un unico disturbo: l’ipertensione arteriosa. Diffusissima! A soffrirne sono all’incirca una persona su tre, la metà donne. Quelle che, ci dicono le statistiche mediche, sottovalutano maggiormente il problema, senza pensare che così si mette a rischio la salute del cuore.
Eppure oggi le soluzioni per tenere bene la pressione sotto controllo non mancano, a partire da alimentazione e movimento che sono delle vere e proprie terapie, come continuano a confermare le ricerche. Ma perché si può soffrire di ipertensione arteriosa anche da giovani? E davvero, una volta iniziate, le terapie sono per sempre?
Pressione alta: sempre più under 35 ne soffrono
La risposta alla prima domanda è sì. A confermarlo dati recentissimi: il 14% degli under 35 ha valori di pressione sopra la norma. Le ragioni? Quasi sempre il nostro quotidiano frenetico. «Non è un caso se l’ipertensione arteriosa viene definita multifattoriale» sottolinea Giovanni Esposito, presidente di GISE, Società italiana di cardiologia interventistica. «È noto che spesso avere un parente iperteso rappresenta un fattore di rischio. A questo si aggiungono gli stili di vita errati che possono favorire un aumento dei valori della pressione, come la dieta ricca di sale, la sedentarietà, il fumo, le bevande alcoliche e lo stress psicofisico».
Non solo. Oggi si sa che gioca un ruolo anche la pillola contraccettiva. «L’uso prolungato di contraccettivi orali può determinare come effetto collaterale lo sviluppo dell’ipertensione arteriosa» aggiunge l’esperto. «Certo, con le formulazioni più recenti il rischio è ridotto perché la percentuale di estrogeni è minore, ma è comunque da tenere presente. Questo non significa demonizzare la pillola, ma valutarne il suo uso con attenzione se si è già predisposte al problema per familiarità o in caso di obesità, malattie renali o storia di ipertensione in una precedente gravidanza».
La pressione alta dopo la menopausa
Ma è dopo la menopausa che il rischio di soffrire di pressione alta lievita. Gli ormoni femminili creano infatti una sorta di scudo che difende il nostro sistema cardiovascolare e lo mantiene in salute. Il problema però è che questo scudo svanisce gradualmente con la menopausa. E da lì in poi, il nostro rischio che i valori si impennino aumenta. Ma si può fare molto per tenere lontano il rischio di ipertensione arteriosa a tutte le età.
«L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che perdere 5 kg di peso significa ridurre di 2-10 millimetri di mercurio la pressione sistolica» chiarisce l’esperto. «Per questo, la correzione degli errati stili di vita rappresenta la prima arma per prevenire e curare l’ipertensione arteriosa». Gli studi sono parecchi ormai e tutti provano che è il movimento la chiave del cambiamento, perché è da lì, dal cominciare a fare attività fisica, che “scatta” in un certo senso il desiderio di una vita più sana. Per iniziare non ci vuole molto: ogni giorno almeno 20 minuti di attività aerobica come camminare, pedalare, sulla cyclette o fare le scale a piedi.
La dieta DASH
Anche la dieta ha il suo ruolo e ne esiste persino una ad hoc. Si chiama Dash, Dietary Approaches to Stop Hypertension. Comprende frutta e verdura a tutti i pasti, in modo da potenziare l’apporto di magnesio, potassio e calcio, più le fibre contenute nei cereali integrali (da portare in tavola tutti i giorni) e legumi più volte alla settimana, perché associate a una riduzione della pressione sanguigna.
Sì al pesce anche tutti i giorni, per il contenuto in acidi grassi Omega 3. E niente sale, compresi insaccati e in generale alimenti conservati ricchi di sodio. Se i valori non scendono, al mix di alimentazione e attività fisica vanno aggiunti i farmaci. E in 9 casi su 10, la terapia diventa una compagna di vita.
Quando servono i farmaci
Unica eccezione: quando l’ipertensione è provocata da altre malattie, come quelle alla tiroide. Qui con la cura ad hoc per riportare in equilibrio la ghiandola, si riequilibrano anche i valori pressori “sballati”. E spesso i farmaci non servono più. «Se invece la terapia va continuata a vita, deve esserci un costante confronto tra medico e paziente, perché il rischio di abbandono è alto» avverte l’esperto. «Per questo la misurazione a casa della pressione ha un ruolo importante, in modo da verificare l’efficacia del farmaco ed eventualmente calibrarne il dosaggio. Può essere necessario ridurlo ad esempio in caso di dimagrimento, quando il peso di partenza è molto elevato».
L’ultima nota dell’esperto è dedicata alle cure fai-da-te con gli integratori. È sempre meglio parlarne prima con lo specialista. «Alcune sostanze e in particolare potassio, magnesio, vitamina C e D, Arginina e Citrullina, hanno dimostrato una discreta efficacia nel ridurre i valori di pressione arteriosa» conclude il professor Esposito. «Tuttavia, nel lungo termine l’arma più efficace resta la terapia farmacologica, che protegge cuore e apparato vascolare dai danni».
Così la controlli bene anche a casa
Scegli un apparecchio automatico oppure semiautomatico con la misurazione a braccio. E per verificare se funziona bene, portalo dal tuo medico, e prova a fare un test con lui. La pressione va bene se i valori sono 120-130 millimetri di mercurio per la sistolica, anche detta massima, e 80-85 per la diastolica, o minima. Misurala una volta a settimana: dovrebbero farlo tutti a partire dai 40 anni. Siediti comoda su una sedia, il braccio sul tavolo, in una stanza silenziosa. Devi essere a distanza di mezz’ora dall’ultimo pasto abbondante, da caffè, sigaretta o sforzi.
Il mese della prevenzione
Donna Moderna dedica ottobre alla prevenzione dell’ipertensione insieme al team dell’Unità di cardiologia dell’Azienda Ospedaliera Federico II di Napoli diretta dal professor Giovanni Esposito. Gli esperti rispondono il venerdì dalle 9 alle 11 allo 0817462211 e alla mail [email protected]