La ricerca lo ripete da anni. E adesso potrebbe arrivare anche una nuova normativa per sottolineare l’importanza della prevenzione. Il disegno di legge è stato presentato in Senato e sottoscritto da tutti i partiti politici, per dare la possibilità a pediatri, medici di famiglia e specialisti di inserire in ricetta medica la prescrizione dell’attività fisica, alla stregua di un farmaco.
Per tutto il mese di settembre, gli specialisti sono disponibili via mail a rispondere ai quesiti delle lettrici sulla prevenzione. La mail: [email protected]
Lo sport in ricetta come un farmaco
Servirà? Lo speriamo tutti perché i dati ci dicono che noi italiani restiamo sordi a molti degli avvertimenti sugli stili di vita e su quanto siano determinanti per la nostra salute. Lo dice a chiare lettere il report I numeri del cancro in Italia 2023. A oggi il 24% degli adulti fuma, il 33% è in sovrappeso e il 10% è obeso, il 17% poi consuma alcol in quantità giudicate a rischio. E negli anni le cose, invece di migliorare, sono peggiorate: un dato per tutti quello sulla sedentarietà, “male” che oggi colpisce il 29 per cento degli italiani. Nel 2008 la percentuale si fermava al 23.
Cancro: la prevenzione viene dallo stile di vita
È il momento di fare qualcosa, anche perché in termini di guadagno per la salute le evidenze sono schiaccianti: solo rispetto al cancro, la correzione degli stili di vita abbatte del 40% il rischio di malattia. «Partiamo da una buona notizia: non è mai troppo tardi per agire» esordisce Massimo Di Maio, direttore Oncologia Medica 1 dell’AOU Città della Salute e della Scienza di Torino. «Studi storici hanno dimostrato che chi smette di fumare a 60 anni ha comunque una riduzione delle cause di mortalità rispetto a chi continua, con un conseguente allungamento della vita. Lo stesso stanno evidenziando le ricerche che indagano su chi inizia a praticare un’attività fisica e a seguire un regime alimentare equilibrato dopo i 50 anni.
Si ottiene un calo di peso con una diminuzione anche consistente del grasso viscerale che, quando è presente, contribuisce a creare uno stato infiammatorio generale e livelli elevati di insulina e di glucosio
Fattori, questi, che giocano un ruolo nell’aumento del rischio di molte malattie, comprese quelle oncologiche». Cominciamo subito? Per sapere cosa fare, abbiamo parlato con i super esperti intervenuti all’ultimo Festival della Prevenzione organizzato da LILT, Lega Italiana Lotta Tumori, di Milano, Monza e Brianza.
Fatti prescrivere lo sport giusto per te
«Oggi si tende sempre di più a personalizzare il programma di esercizi fisici, esattamente come avviene per le terapie farmacologiche» afferma Daniela Lucini, responsabile medicina dello sport ed esercizio fisico dell’Istituto Auxologico Italiano di Milano e docente di Scienza dell’esercizio fisico e dello sport dell’Università degli Studi di Milano. «Non esiste uno sport uguale per tutti. Compito dello specialista è quello di individuare l’attività giusta per la persona, la dose più corretta, il livello di fatica che può raggiungere e per quanto tempo. E, ultimo ma non meno importante, la base di partenza. Perché per chi è sedentario il programma deve essere diverso rispetto a quello di chi ha già una preparazione sportiva».
Fai le scale e inizia a camminare di più
Se quindi non stai praticando sport e ti riesce difficile trovare il tempo, inizia da gesti semplici ma potenti: fare la scale a piedi, parcheggiare lontano dalla tua destinazione finale, sfruttare la pausa pranzo per camminare per almeno 10 minuti. Il tuo obiettivo è di raggiungere i 10 mila passi al giorno. Una volta “messo in moto”, il corpo acquisisce maggiore agilità, elasticità e stabilità e può essere indirizzato verso esercizi più strutturati, come vengono definiti. Qualche esempio: camminare a passo veloce tutti i giorni per 30-40 minuti, oppure correre mantenendo una velocità di cinque chilometri in un’ora o ancora, nuotare nello stile preferito, almeno per 30 minuti.
«Io mi dedico al ciclismo e ai miei pazienti racconto sempre che lo sport, se praticato regolarmente e con costanza, diventa parte integrante di un naturale cambiamento nello stile di vita» continua Massimo Di Maio, che è anche presidente eletto AIOM, l’associazione che riunisce gli oncologi. «I benefici si avvertono subito. Il corpo stesso ad esempio rifiuta istintivamente il junk food a favore di un’alimentazione più equilibrata, si regola nei ritmi sonno/veglia. E ci si accorge di non poter più fare a meno di quella parentesi quotidiana dedicata all’attività fisica».
La prevenzione di frutta e verdura
C’è ancora una scarsa consapevolezza sull’importanza di frutta e verdura per la salute. Nel biennio 2021-2022 in Italia, solo il 7% degli italiani ne ha consumate 5 porzioni al giorno, come raccomandano le Linee Guida internazionali. «Oggi iniziamo ad avere i primi dati consistenti sul ruolo dell’alimentazione nella prevenzione oncologica» sottolinea Massimo Di Maio. «All’ultimo congresso mondiale organizzato da ASCO (l’American society of clinical oncology, ndr) è stato presentato uno studio che ha coinvolto 49 mila donne tra i 50 e i 79 anni. Nel gruppo che ha seguito una dieta bilanciata povera di grassi, è stata registrata una riduzione del 21% del rischio di morte per tumore al seno». Per ridurre la quantità di grasso e in particolare quello viscerale, l’alimentazione deve essere ricca di cereali integrali, vegetali e legumi. E vanno limitati i grassi animali perché tendono a rallentare l’azione dell’insulina e a mantenere alta la glicemia. Sì quindi al pesce, e “ni” alla carne rossa e bianca, che non deve superare la dose di 350-500 grammi alla settimana (il peso si riferisce alla carne cotta).
Occhio all’ortoressia
Attenzione però a non cadere nell’ortoressia nervosa, cioè nell’ossessione per il mangiare sano. È un disturbo che porta a escludere singoli alimenti nel timore che possano causare malattie. «Bisogna pensare ai cibi come agli elementi di una grande orchestra musicale» sottolinea Stefano Erzegovesi, psichiatra e specialista in disturbi alimentari. «Non esiste il superalimento e neppure il cibo che fa male in assoluto, tranne ovviamente in caso di disturbi particolari come la celiachia. L’importante è consumarli nelle giuste dosi. La prima terapia che suggerisco ai miei pazienti è di imparare a fare la spesa di persona, e non ordinando online, per coinvolgere tutti i sensi. E di portare in tavola la frutta e la verdura sbizzarrendosi con i colori, dal rosso dei pomodori all’arancione delle albicocche. Ogni tonalità è indice della prevalenza di una sostanza antiossidante benefica per l’organismo. E, insieme, rappresentano una forza».
Dosi diverse di alcol per donne e uomini
«La maggioranza dei casi di patologie cardiovascolari, oncologiche e respiratorie sono influenzate dai cosiddetti fattori ambientali modificabili» dice Rossana Berardi, direttrice della Clinica oncologica AOU delle Marche, ad Ancona, e presidente di One Health Foundation. «Fumo, eccesso di alcol e sedentarietà sono comportamenti pericolosi sempre, ma lo sono in maniera differente per le donne rispetto agli uomini». Non imitare quindi i comportamenti maschili, perché noi abbiamo risposte diverse ai fattori di rischio. Abbiamo un calibro dei vasi sanguigni più piccolo e per questo è sufficiente un terzo delle sigarette, cioè 7 anziché 20, per renderci più sensibili ai danni infiammatori innescati dal tabacco. Il nostro organismo ha fisiologicamente una minore capacità di smaltire l’alcol: la metà di quanto beve l’uomo ci provoca problemi, tanto che la dose permessa a chi è sano è di due bicchieri al giorno di vino per il maschio, e uno per noi.