Mammografia a 45 anni

La prima corrente di pensiero afferma: scoprire il cancro al seno quando è ancora nella sua fase iniziale è l’unico modo per avere la certezza di salvare una vita.La seconda corrente invece afferma: effettuare delle ricerche di questo tipo prematuramente porta spesso a dei falsi positivi che traumatizzano la paziente, la conducono a sostenere spese esorbitanti ed esami invasivi, per poi farle scoprire che (fortunatamente) non ha un tumore.

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10 domande sulla mammografia e sul perché sia così importante nella prevenzione del tumore al seno

Da ormai diversi anni il mondo scientifico che lavora per sconfiggere il cancro alla mammella è condizionato da queste due riflessioni basate su casi realmente accaduti. Così, le nuove linee guida pubblicate nei giorni scorsi dall’American Cancer Society – che consigliano di sottoporsi alla prima mammografia a 45 anni e non più a 40 – non potevano che generare divisioni e polemiche in tutto il mondo, Italia compresa.

Secondo queste direttive, le donne con un rischio medio di sviluppare un cancro al seno possono aspettare fino a 45 anni prima di sottoporsi a questo specifico esame. Dai 45 ai 54 anni dovrebbero iniziare a controllarsi tramite mammografia annualmente e, superata la soglia dei 55, fare uno screening ogni due anni.

La questione più importante delle nostre nuove linee guida è la conferma che lo screening mammografico sia la cosa più efficace che una donna possa fare per ridurre le probabilità di morire di cancro al seno – ha affermato il dottor Richard Wender all’NBC News – Una donna dovrebbe decidere autonomamente se iniziare lo screening prima, ma chiaramente consigliamo a tutte le donne giunte a 45 anni di sottoporsi a uno screening regolare ogni anno

Giusto di recente, alcuni esperti hanno effettuato delle ricerche per confermare rischi e benefici causati dalla mammografia preventiva: ne è emerso effettivamente che questo esame – eseguito regolarmente da donne di età compresa tra i 40 e i 69 anni – ha ridotto notevolmente il numero di decessi per cancro al seno, ma è anche vero che, nello stesso periodo di riferimento, circa 1 milione di donne sono state “overdiagnosed”, dunque trattate inutilmente, a scapito della loro psiche. Diversi studi hanno dimostrato, infatti, che le donne che vengono richiamate in seguito ad una visita di routine per un esame di approfondimento, soffrono di intensa angoscia e forti stati di ansia che le lasciano emotivamente turbate a lungo.

Come regolarsi allora? Intanto è bene ricordare che il cancro al seno è la principale causa di morte per le donne e che la ricerca dimostra chiaramente come il trattamento precoce  di un tumore renda la chirurgia più facile, meno invasiva e più efficace.

Poi, che le donne considerate a rischio medio – ossia coloro che hanno avuto madri, sorelle o altre parenti strette affette da cancro al seno, o coloro che sanno di avere una mutazione genetica che aumenta il rischio di svilupparlo – dovrebbero iniziare la prevenzione già da giovanissime, anche se gran parte dei casi di tumore alla mammella hanno riguardato donne che non avevano una storia familiare legata alla malattia.

Detto ciò, ecco quello che consiglia in merito alla prevenzione il professor Francesco Schittulli, presidente nazionale della Lilt (Lega italiana per la lotta contro i tumori):

Dai 25 anni in poi le donne dovrebbero sottoporsi periodicamente a ecografia e a visita senologica, e dai 40 anche alla mammografia. In questo modo il controllo è completo e procediamo verso l’obiettivo di arrivare al 100% delle guarigioni (oggi ci aggiriamo intorno all’80-85%)» Secondo il medico italiano infatti «Attualmente disponiamo di strumenti avanzati, come il mammografo in 3D, che ci permettono valutazioni più attendibili e complete» cioè macchine che riducono il temutissimo rischio di falsi positivi.