Protesi al seno e correlazioni con il tumore
"La possibile correlazione tra alcune protesi al seno e un determinato tipo di tumore è nota da tempo, ma mi sento di dire che non c'è bisogno di allarmarsi e che ritirarle dal mercato è una decisione eccessiva". Così Giulio Basoccu, chirurgo estetico e professore dell'università di Tor Vergata di Roma, commenta la decisione dell'Agenzia sanitaria francese per la sicurezza dei prodotti medici di ritirare dal mercato, in via precauzionale, un tipo di protesi mammarie macrotesturizzate per il possibile rischio connesso all'insorgenza di una forma tumorale, il linfoma anaplastico.
Secondo l'esperto, è positivo che in Italia sulla questione sia stato chiesto un parere al Consiglio superiore di sanità. "E' un problema che si conosce da molti anni, ma che riguarda poche centinaia di casi in tutto il mondo a fronte di 30-40 milioni di impianti – spiega Basoccu – Tanto più che ad essere interessate dal provvedimento non sono tutte le protesi, ma solo le macrotesturizzate, quelle cioè che hanno la superficie ruvida e che rappresentano circa il 30% di tutte quelle usate, una percentuale minoritaria.
Inoltre – continua l'esperto – la patologia che ne risulta, sebbene rappresenti comunque un problema che va affrontato in modo serio, ha un bassissimo grado di malignità, e nel caso in cui si dovesse manifestare, si risolve rimuovendo la protesi e con la pulizia chirurgica, senza bisogno di terapie invasive".
Quanto alla decisione dell'Ansm francese di ritirare il prodotto, Basoccu crede che non sia molto chiara la logica, "anche perché la stessa Francia ha prima iniziato non rinnovando il marchio Ce a un singolo produttore, per poi tornare sulla decisione arrivando al ritiro. Bene, invece – conclude il chirurgo – che il Governo abbia chiesto un parere urgente al Css, perché è sintomo di interesse e sensibilità su questi temi. Com'è ottima anche l'obbligatorietà del Registro delle protesi che aspettiamo, come promesso, entro l'anno: uno strumento di trasparenza e tutela tanto per il paziente, quanto per il chirurgo".