Si inizia con il dimenticare i nomi, magari anche gli eventi, ma ci può essere anche qualche difficoltà di concentrazione o nell’organizzare la giornata. Si tratta di disturbi che possono essere confusi con quelli della demenza e per questo si parla di pseudodemenza. In realtà è uno stato depressivo e può comparire in un’età non necessariamente avanzata. In comune ha una condizione di declino cognitivo, che però può essere confusa anche con i sintomi dell’invecchiamento, come emerge da un recente studio. Per questo, è importante saper riconoscere e distinguere di cosa si tratta.
Cos’è la pseudodemenza
Come ricorda Salomé Mouta, autrice di uno studio pubblicato su General Psychiatry, una persona su 5 che riceve una iniziale diagnosi di demenza è affetto anche da pseudodemenza, ossia una forma depressiva che può accompagnarsi o meno anche a un declino cognitivo. «Può capitare che ci sia una sovrapposizione, anche se si tratta di un quadro clinico differente. Alcuni sintomi possono essere comuni e riguardano la capacità di concentrazione, ma le modalità di insorgenza e l’età, per esempio, sono differenti», chiarisce Elio Scarpini, Professore di Neurologia, Direttore del Centro Alzheimer e Sclerosi Multipla “Dino Ferrari” dell’Università di Milano – IRCCS Fondazione Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico.
Depressione e pseudodemenza hanno sintomi diversi
La pseudodemenza è tecnicamente una forma particolare di depressione, caratterizzata da deficit cognitivi importanti, legati soprattutto a un disturbo dell’umore. A prevalere, però, non sono i sintomi classici della depressione, bensì «disturbi della memoria a breve e lungo periodo, che sono comuni a entrambe le condizioni – spiega ancora Scarpini – Ci sono però, alcune differenze che permettono di riconoscere e distinguere un caso di declino cognitivo causato da un fattore biologico da uno temporaneo e quindi risolvibile con maggiore facilità».
I sintomi comuni e le differenze tra depressione e pseudodemenza
«Tra le peculiarità della depressione e pseudodemenza ci sono malinconia e tristezza. A volte possono verificarsi anche in chi soffre di demenza, ma ciò che le distingue è il grado di consapevolezza dei disturbi: per esempio, nel primo caso ci si rende conto di non ricordare o di dimenticare le cose. Il paziente che ha una demenza, invece, ha scarsa consapevolezza della situazione che vive», chiarisce il neurologo. «Nella depressione, inoltre, c’è solitamente un esordio più rapido, mentre nella demenza il processo è molto più lento. Le idee di suicidio, poi, sono molto rare nella demenza, e più frequenti invece nella depressione».
Non basta dimenticare le cose
Se i disturbi della memoria sono un tratto caratteristico di questa patologia – come pure della pseudodemenza – non basta avere difficoltà nel ricordare per far pensare a un decadimento oggettivo. «Nella pseudodemenza prevalgono aspetti viso-spaziali, quindi organizzativi della giornata», spiega Scarpini. Per esempio, non ci si ricorda dove si sono lasciate le chiavi di casa o il telefono. Nella demenza, invece, «è più marcato il deficit oggettivo della memoria: non si ha la sensazione di non ricordare, ma si ha una vera e propria amnesia», aggiunge l’esperto.
Disturbi che si manifestano in età differenti
Tra gli over 65 in Italia circa 5 persone su 100 sono affette da una forma di demenza, ma il dato aumenta fino a 20 su 100 (un quarto) dopo i 90 anni. Proprio l’età è un fattore caratterizzante dei due disturbi. «La demenza compare dopo i 60 o 70 anni, tranne in casi rarissimi e generalmente congeniti nei quali si può manifestare anche a 40 anni. La pseudo-demenza legata a fattori depressivi, invece, può colpire in tutte le fasce età. Ciò che ci aiuta a distinguerle in modo netto, comunque, sono gli esami diagnostici», spiega ancora il neurologo.
La diagnosi di pseudodemenza
Il primo passo per capire di che disturbo si soffre è un colloquio con il medico specialista. Successivamente, però, possono rendersi indispensabili alcuni accertamenti più approfonditi. «I test neuropsicologici sono molto utili per distinguere le situazioni: nelle pseudodemenze risultano normali, mentre nelle demenze si registrano anomalie. Gli esami radiologici, inoltre, sono del tutto nella norma nelle pseudodemenze, mentre nelle demenze emergono in genere un’atrofia cerebrale o una sofferenza vascolare», spiega Scarpini.
Le cure per le demenze (come l’Alzheimer) e pseudodemenza
«I trattamenti iniziali possono coincidere e consistono sostanzialmente nella somministrazione di antidepressivi, ma la risposta è molto più brillante nei casi di pseudodemenza. Nelle demenze i risultati sono inferiori, anche se la cura psicofarmacologica può aiutare nei casi nei quali si registra una depressione, specie agli esordi della patologia. Per le demenze, però, esistono anche cure specifiche che hanno un certo grado di efficacia – chiarisce ancora Scarpini – Infine ci sono nuovi farmaci, in fase sperimentale, che dovrebbero agire rimuovendo l’accumulo di proteina amiloide che rappresenta la principale causa di demenze e di Alzheimer in particolare».