Una persona su tre soffre di reflusso gastroesofageo
Io lo so quando lo stress è troppo: ai pasti si scatena un bruciore intenso nella zona dietro al torace. So anche che “sgarrare” mi può fare male, perché l’acidità sale alla gola se scelgo un aperitivo “soft”, ma lo accompagno con pizzette e salatini. Sono disturbi particolari, ma sono in buona compagnia: come me, li accusano una persona su tre, soprattutto donne.
Il mese della prevenzione
Per tutto il mese di giugno il professor Bona e la sua équipe sono disponibili telefonicamente il lunedì dalle 14 alle 16 e il giovedì dalle 10 alle 12 al numero 342 3925614. Si può anche inviare una mail a: [email protected]
Stress e alimentazione alla base del reflusso gastroesofageo
Noi donne più facilmente abbiamo una vita carica di tensioni, mangiamo molte volte di fretta e spesso qualcosa che non sempre è salutare. «Ha centrato il problema» interviene il professor Davide Bona, Direttore Chirurgia Generale e responsabile del Centro multidisciplinare per la cura della malattia da reflusso gastroesofageo e dell’ernia iatale dell’IRCCS Ospedale Galeazzi- Sant’Ambrogio di Milano e professore Università degli studi di Milano. «Stress, cattiva alimentazione e abitudini di vita errati sono i principali responsabili del reflusso gastroesofageo. È un disturbo caratterizzato dalla risalita del contenuto acido dallo stomaco all’esofago a causa di una debolezza di quella specie di valvola che regola il transito degli alimenti e ne impedisce la risalita verso l’esofago».
Un problema meccanico, che causa i ben noti sintomi: bruciore, dolore allo stomaco, rigurgiti acidi. Ma anche altri strani, come crisi di tosse e di asma, palpitazioni, sensazione di corpo estraneo in gola, laringiti, raucedine. Ci spiega tutto il professor Davide Bona.
Il bruciore di stomaco è sempre segnale di reflusso gastroesofageo?
«No, dipende dalla frequenza. Pensi ad esempio a quale fatica comporta la digestione di un pranzo con alimenti fritti, vino, dolci. Oppure del triplo hamburger con patatine e birra. In questi casi, è impossibile non soffrire di acidità e bruciori, ma sono disturbi che si risolvono nell’arco di qualche ora e non si ripresentano più. Questo, ovviamente, se le abitudini di vita sono sane».
Come “spegnere” il bruciore del reflusso?
C’è chi inizia una dieta fai da te con patate bollite e riso in bianco, è la strada giusta? «No, un regime drastico non serve, bisogna continuare a seguire un’alimentazione varia per garantire all’organismo i giusti nutrienti. Quello che bisogna modificare è il tipo di alimenti che si porta in tavola per aiutare l’apparato digestivo a lavorare con i ritmi giusti, senza essere sottoposto a esagerate stimolazioni. Questo significa cereali integrali, verdura fresca di stagione con l’esclusione dei pomodori, frutta fresca e in particolare banane, mele e frutti di bosco, mentre sono sconsigliati gli agrumi e i kiwi. Chi non è vegetariano può consumare anche carne e pesce, ma la cottura deve essere al vapore oppure al cartoccio. Per non irritare la mucosa gastrica poi, vanno evitate le spezie, la menta tra le erbe aromatiche, i grassi, specialmente durante la cottura. E per quanto riguarda le bevande, acqua minerale naturale e tisane se sono gradite, mentre vanno evitate le spremute di agrumi, le bevande gasate, i superalcolici e il cioccolato».
Ci sono altri consigli che possono aiutare lo stomaco a stare bene?
«Innanzitutto, i pasti si devono consumare a tavola, sedute in posizione corretta con la schiena diritta, cosa che aiuta i processi digestivi. Sembra scontato, ma non lo è: per non perdere tempo, molte volte si mangia alla scrivania e la sera, per la stanchezza, si “spizzica” sul divano davanti alla televisione. Vale anche la regola di mangiare lentamente, ridurre di 1/3 le porzioni nel piatto soprattutto a cena e far trascorrere almeno un paio d’ore la sera prima di coricarsi. Fra l’altro, se può essere un incentivo, questo è anche il modo giusto per dimagrire. A vantaggio della linea, ma anche della salute dello stomaco perché si elimina un fattore, quello dei chili in eccesso, che favorisce la comparsa dei sintomi da reflusso».
Non abbiamo parlato di farmaci per il reflusso, sono utili?
«Aiutano sicuramente. Il primo consiglio è di non ricorrere all’automedicazione ma di rivolgersi al medico curante o allo specialista per decidere il tipo di terapia e valutarne gli effetti nel tempo. Se il disturbo è solo di tanto in tanto, come dopo un pasto pesante, vanno bene i medicinali da banco antiacidi e quelli procinetici, cioè che aiutano la digestione. Quando invece il problema è presente quotidianamente con sintomi che alterano la qualità di vita, la terapia di prima scelta è con gli inibitori della pompa protonica. Sono farmaci efficaci. Riducono la produzione di succhi gastrici quando è eccessiva e proteggono la mucosa dello stomaco, soprattutto quella dell’esofago, dagli eccessi di acidità gastrica».
Per quanto tempo deve continuare la terapia con i farmaci inibitori?
«È il medico a stabilirlo, sulla base dei disturbi. Solitamente si assumono per quattro, sei settimane. Se i sintomi regrediscono, si prosegue eventualmente con l’assunzione di antiacidi al bisogno. Se i sintomi persistono però, oppure ricompaiono alla sospensione del ciclo con i farmaci inibitori, è indispensabile eseguire una gastroscopia per escludere la presenza, per esempio, di un’ernia iatale».
È vero che possono soffrire di reflusso anche le donne durante la gravidanza?
«Sì, più o meno riguarda una donna su dieci ed è legato alla maggiore produzione di progesterone nei primi mesi di gravidanza. Questo ormone causa una rilassatezza della muscolatura dello stomaco e un maggiore rischio di soffrire per l’appunto di reflusso. Con il trascorrere dei mesi, inoltre, la ragione diventa il peso. Per migliorare i disturbi vale la regola di seguire le stesse indicazioni che ho appena fornito, sia per l’alimentazione, sia di comportamento. Niente farmaci invece, neppure i medicinali di banco, se non è il ginecologo a indicarlo. Possono servire invece a fine pasto una tisana con foglie di melissa che aiuta la digestione. E, dopo i pasti, fare sempre quattro passi, anche semplicemente da una stanza all’altra, per aiutare la digestione».
Se il reflusso è cronico, c’è un’operazione ad hoc
Quando i disturbi sono presenti di giorno e di notte, e tornano a dare segno di sé se si smette il ciclo di terapia con i farmaci ad hoc, ci vuole l’intervento chirurgico. L’operazione più recente è un mix di due tecniche: il chirurgo innanzitutto “corregge” il rilassamento delle fibre muscolari tra esofago e stomaco con un serie di punti di sutura, quindi inserisce una specie di piccolo collare in silicone che mantiene stabile la ricostruzione. «I risultati dello studio europeo ci hanno confermato che si tratta di un metodo sicuro e in grado di controllare bene la malattia» sottolinea il professor Bona, primo a eseguire l’intervento in Italia. «È indicato nel caso di pazienti under 50, per evitare la terapia farmacologica a vita e nelle forme di reflusso cronico, provocate da altre patologie».