Formicolii e ridotta sensibilità alle dita della mano, perdita di forza nel pollice, bruciore e intorpidimento che si irradiano nell’avambraccio, talvolta persino fino alla spalla.
Sono questi i sintomi con cui si presenta la sindrome del tunnel carpale, un disturbo causato dalla compressione di un nervo del polso causata da movimenti ripetitivi, da condizioni come ipotiroidismo, obesità, artrite reumatoide e diabete, nonché da alterazioni ormonali come quelle caratteristiche di gravidanza e menopausa.
Per approfondire meglio l’argomento, abbiamo chiesto un consulto alla dottoressa Alessandra Scalese, ortopedico presso l’Unità Operativa chirurgia della mano I dell’IRCCS Istituto Ortopedico Galeazzi di Milano.
Che cos’è la sindrome del tunnel carpale?
La sindrome del tunnel carpale non è una diagnosi, ma un insieme di sintomi legati ad una compressione e sofferenza del nervo mediano al suo passaggio al canale carpale, cioè a livello del polso.
Colpisce soprattutto le donne, con età tra i 45 e i 60 anni, in particolare interessa l’arto dominante, ma può anche essere bilaterale.
Quali sono i sintomi con cui si presenta?
I sintomi sono piuttosto tipici e aiutano spesso a formulare una corretta diagnosi. Sono costituiti da formicolio alle prime tre dita della mano e a parte del quarto dito. Tale sintomo compare soprattutto di notte, inducendo il risveglio del paziente che trova giovamento nello scuotere la mano.
Spesso a tale sensazione di formicolio si associa la comparsa di dolore con insorgenza dal palmo della mano, ma che può irradiarsi anche a tutto l’avambraccio.
La compressione del nervo mediano può portare anche alla comparsa di deficit di sensibilità, sempre a livello delle prime tre dita e a parte del quarto: i pazienti riferiscono di solito di non riuscire più ad afferrare i piccoli oggetti, le monete e gli aghi.
Talvolta, si aggiungono anche sensazioni di scossa che partono dalla mano e risalgono a livello dell’avambraccio.
Quali sono le cause e i fattori di rischio associati a questa patologia?
Le cause della comparsa di tali sintomi sono molteplici: possono essere cause sistemiche, che riguardano cioè tutto l’organismo, oppure cause locali.
Tra le sistemiche ricordiamo le alterazioni ormonali: della funzionalità tiroidea o, ad esempio, alterazioni ormonali legate alla gravidanza o alla menopausa.
Per quanto riguarda le alterazioni locali, invece, è necessario fare delle precisazioni: il nervo mediano attraversa il canale del carpo insieme ad altre strutture quali i tendini flessori. Il canale del carpo potrebbe essere paragonato ad un contenitore inespandibile con una base, due pareti laterali ossee ed un tetto costituito dal legamento trasverso del carpo. All’interno di questo contenitore sono presenti il nervo mediano e i tendini flessori.
Una riduzione di capienza di tale contenitore (determinata dalla comparsa di salienze ossee ad esempio o dall’ispessimento del legamento trasverso) possono determinare una compressione del contenuto, quindi del nervo mediano stesso. Allo stesso modo, un aumento di volume del contenuto potrebbe, a causa della impossibilità di espansione del canale, determinare una compressione del nervo mediano.
Esistono inoltre alcune attività che possono determinare un aumento della frequenza di comparsa della sindrome del tunnel carpale: tra queste, l’utilizzo del mouse per lungo tempo e quotidianamente, con il polso in estensione, potrebbe determinare la comparsa di tale patologia.
Quali sono i trattamenti disponibili?
La diagnosi di sindrome del tunnel carpale si avvale della raccolta della storia clinica del paziente e di un preciso esame clinico. Il sospetto viene, poi, confermato da un esame chiamato elettromiografia.
Se le cause che determinano tale sindrome sono di origine sistemica, il trattamento riguarderà non tanto il polso, ma la causa che ha determinato la comparsa della sintomatologia.
Nei casi in cui, invece, la causa risulti essere prettamente locale periferica, il trattamento può essere differente in base alla gravità dei sintomi lamentati: negli stati iniziali, il trattamento può essere conservativo e avvalersi di terapie fisiche e di integratori. Nei casi in cui la sofferenza è più marcata, il trattamento è tendenzialmente chirurgico.
Esistono differenti tipologie di approccio chirurgico: per via endoscopica o a cielo aperto, con incisione più o meno ampia, a seconda delle scelte chirurgiche e delle caratteristiche anatomiche e cliniche osservate durante l’esame clinico.