Un esame del sangue all’anno per controllare la tiroide. Questo il consiglio che arriva dalla rivista scientifica internazionale Jama.
Tiroide: 3 donne su 10 hanno disturbi
Dati alla mano, circa 3 donne su 10 nell’arco della vita hanno una malattia alla tiroide. Ma probabilmente i numeri sono ancora più alti. Molte, infatti, non sanno di soffrirne. Perché la tiroide talvolta causa disturbi così lievi da passare inosservati. Si è scoperto che anche il Covid incide sulla salute della ghiandola.
«Questa ghiandola è fondamentale per il benessere dell’organismo – spiega Paolo Miccoli, presidente della Società europea di chirurgia endocrina – Ha un ruolo cruciale nello sviluppo del sistema nervoso e di quello sessuale, regola il metabolismo e la temperatura del corpo, interviene nello sviluppo dello scheletro, influisce sul ritmo sonno-veglia e persino sulla salute della pelle e dei capelli».
Ipotiroidismo e ipertiroidismo
Può succedere, però, che inizi a funzionare male. A volte troppo in fretta, ed ecco l’ipertiroidismo, altre troppo lentamente e si scatena l’ipotiroidismo.
I motivi? Non ancora del tutto chiari. Ma una cosa è certa: è una malattia “in rosa”, visto che le donne ne soffrono circa otto volte più degli uomini. E i problemi aumentano con la menopausa: a 60 anni, infatti, quando non c’è più l’effetto protettivo degli ormoni, una donna su 10 ha un disturbo proprio alla tiroide. Anche i piccoli possono sviluppare una forma di ipotiroidismo, ma è rarissima, e tutti i neonati ormai vengono sottoposti ad un esame del sangue.
A volte, poi, il problema dipende da una dieta povera di iodio, un minerale che è come la benzina per la tiroide. Se non ce n’è a sufficienza, la ghiandola si ingrossa e compare il gozzo o di sviluppano dei noduli, quasi sempre benigni.
Tiroide: i segnali da controllare
– IPOTIROIDISMO
Sonnolenza e stanchezza anche dopo aver dormito
Calo dell’umore
Perdita di memoria
Rallentamento del battito cardiaco
Aumento della sensibilità al freddo
Tendenza all’aumento di peso
Perdita di forza
Stitichezza
Flusso mestruale abbondante nelle fasi iniziali della malattia e ritardi nella comparsa del ciclo nelle forme più gravi
– IPERTIROIDISMO
Difficoltà a prendere sonno
Nervosismo
Sudorazione intensa
Battito accelerato
Palpitazioni
Perdita di peso
Diarrea
Ritardi nelle mestruazioni e riduzione del flusso
Quali esami di controllo alla tiroide?
Quando insorge il sospetto di un problema alla tiroide, il primo esame che viene prescritto è un’analisi del sangue, utile a misurare i valori degli ormoni tiroidei, ovvero il TSH, l’FT3 e l’FT4. Questo test viene richiesto anche come controllo di routine a partire dai 45 anni, quando cominciano le prime avvisaglie della menopausa.
Se i risultati sono sballati, allora il medico consiglia un’ecografia per un controllo diretto della ghiandola, per verificarne le dimensioni ed escludere l’eventuale presenza di noduli.
In caso di dubbio però, si passa a indagini più approfondite. La prima è la scintigrafia, che per mezzo di una sostanza radioattiva somministrata prima dell’esame, rende la tiroide “luminosa”, con intensità diverse dove sono presenti le formazioni.
La seconda, utile a scoprire la natura del nodulo, è l’agoaspirato, un esame che, come suggerisce il nome, consiste nell’aspirare con una siringa sottile una piccola quantità di cellule che vengono poi analizzate in laboratorio. Pur essendo un po’ fastidioso, questo test è indispensabile per distinguere un nodulo benigno, cioè non pericoloso, da un tumore maligno.
Le cure per la tiroide
Per riportare nei ranghi la tiroide, la soluzione è sempre un farmaco, che va preso per tutta la vita.
Se si soffre di ipertiroidismo, si ricorre ad un medicinale appartenente alla famiglia dei cosiddetti tireostatici. Contro l’ipotiroidismo invece viene prescritto un farmaco a base di ormoni tiroidei. In tutti e due i casi, la dose di farmaco va personalizzata dallo specialista in base ai risultati delle analisi del sangue. E viene modificata nel corso dei mesi, man mano che ci sono i miglioramenti.
Pochi gli effetti collaterali: gli ormoni possono dare ansia o palpitazioni, i medicinali tireostatici, invece, qualche volta provocano diarrea e problemi di stomaco. Ma tutti questi disturbi spariscono da soli nell’arco di qualche giorno.
Gli ormoni tiroidei sono la prima cura anche nel caso in cui si siano formati uno o più noduli, oppure se si soffre di gozzo (la tiroide ingrossata), poiché questi farmaci ne bloccano l’aumento di volume e tolgono la sensazione di “groppo” in gola legata alla crescita della ghiandola.
L’intervento
Quando i farmaci non fanno più effetto e i noduli riprendono a crescere o, ancora, si è ingrossata tutta la ghiandola, è necessario farsi operare. Nella maggior parte dei casi, oggi si usa una nuova tecnica che prevede solo un taglietto di un paio di centimetri, contro i 10 del metodo tradizionale. Viene utilizzato un bisturi a ultrasuoni progettato proprio per le operazioni in questa zona del collo. Rispetto al bisturi normale, azzera praticamente ogni rischio di danneggiare le corde vocali. L’intervento si fa in anestesia generale e prevede circa quattro giorni di degenza.
I controlli post-operatori
Dopo l’operazione è necessario seguire la terapia sostitutiva per tutta la vita. Bisogna, cioè prendere ogni giorno una pastiglia di ormone tiroideo che mima l’attività della tiroide. Non ha controindicazioni, tanto che può essere assunto anche in gravidanza.
Un’unica precauzione è indispensabile: ogni anno bisogna ripetere gli esami del sangue e la visita di controllo dallo specialista.