I tumori del polmone sono uno dei principali problemi socio-sanitari in Italia, per l’elevata incidenza e la gravità. Il tumore al polmone è la prima causa di morte per tumore negli uomini e la seconda nelle donne, con 35.700 vittime all’anno. Una delle difficoltà maggiori è intercettarli per tempo, disponendo anche di strutture specializzate. Va in questa direzione il progetto Lung Units che, su modello delle Breast Units per il tumore al seno, mirano a ridurre le liste d’attesa e i cosiddetti “viaggi della speranza” per le visite mediche.
Lung Units: strutture adeguate per il tumore del polmone
Le nuove diagnosi di tumori al polmone in Italia sono poco meno di 44mila all’anno, secondo le stime dell’Associazione italiana registri tumori (AIRTUM, 2022), delle quali 14.600 nelle donne. È la neoplasia più frequente negli uomini (15%) e la terza nelle donne. Ad oggi sono circa 118.000 le persone che in Italia vivono con una diagnosi di tumore ai polmoni, poco più di 77.000 uomini e 40.000 donne. «Negli ultimi 10 anni ci sono stati notevoli progressi in campo chirurgico, radioterapico e medico, grazie a terapie biologiche mirate e all’immunoterapia, che hanno migliorato la prognosi di queste malattie. Tuttavia i risultati sono ancora insoddisfacenti: il 50% dei pazienti è trattato in strutture inadeguate, sia per la diagnosi, sia per la gestione delle terapie mediche di ultima generazione», spiegano gli esperti della FONICAP, la Forza operativa nazionale interdisciplinare contro il cancro del polmone.
Un network di specialisti
Di fronte a questi numeri, nasce la necessità di creare una rete di specialisti diffusa sul territorio. L’idea è quella di mettere in contatto il paziente e i suoi familiari con gli specialisti del network GIOT, Gruppi Interdisciplinari Oncologia Toracica. Si tratta di una rete a cui aderiscono professionisti oncopneumologici, cioè specializzati in tumori pneumologici, che si trovano in strutture ospedaliere pubbliche o convenzionate. In questo modo si velocizza la presa in carico del paziente oncologico. Uno dei primi obiettivi è abbattere le liste d’attesa per visite, controlli e terapie. «Un esempio, sarà la possibilità di ottenere una prima visita in 10 giorni lavorativi», spiega Antonio Santo, Presidente F.O.N.I.CA.P.
Cosa sono i GIOT e come funzionano le Lung Units
La rete di specialisti, dunque, sarà costituita dai GIOT, «gruppi multidisciplinari costituiti da specialisti che a vario titolo e per le diverse competenze prendono in carico i pazienti affetti da tumore del polmone o da altre neoplasie toraciche», spiega Rossana Berardi, Presidente del network GIOT di F.O.N.I.CA.P. «Il modello vincente già attivo è quello delle Breast Unit. In oncologia toracica questa strategia è altrettanto importante e necessaria, data la complessità delle patologie e il trattamento spesso multimodale delle stesse che include la chirurgia, la radioterapia, la chemioterapia, i farmaci biologici, l’immunoterapia», aggiunge l’esperta.
Il network è già attivo e collabora con la LILT
Se le Breast Units sono una realtà da tempo, anche il network per i tumori al polmone è già attivo: «La rete è già una realtà nel contesto di F.O.N.I.CA.P dove oltre 60 GIOT sono collegati per attività formative condivise, progetti di ricerca e la possibilità di condividere consulti ed esperienze cliniche anche con il supporto di una piattaforma informatica già operativa – spiega Berardi – Tuttavia è giunto il momento di creare Lung Units vere e proprie, per garantire un accesso efficace, coordinato e tempestivo alle cure per i pazienti». Per questo è stata coinvolta la Lega italiana per la lotta contro i tumori-LILT, che conta oltre 400 sedi in tutta Italia. Qui periodicamente saranno ospitati gli specialisti FONICAP per “intercettare” meglio e più velocemente i pazienti per dare quindi il via a questo “circuito virtuoso”.
Più cure e maggior sopravvivenza
«L’incoraggiante messaggio da rivolgere soprattutto ai pazienti è che al giorno d’oggi, grazie all’avvento nella pratica clinica delle terapie a bersaglio molecolare e dell’immunoterapia, che si aggiungono alle terapie più tradizionali, è nettamente migliorata la sopravvivenza con buona qualità di vita anche in alcuni sottogruppi di pazienti con tumore polmonare avanzato/metastatico che avrebbero avuto una prognosi inesorabilmente infausta fino a qualche anno fa», chiarisce Berardi, che aggiunge: «Tuttavia, è opportuno ricordare che è necessario agire prima che si sviluppi la malattia, per prevenire i tumori del polmone attraverso la prevenzione primaria (no fumo!) e la prevenzione secondaria ovvero con la diagnosi precoce che oggi è fornita dal programma RISP (Rete Italiana Screening Polmonare)».
Più campagne contro il tabacco
«Anche l’Europa raccomanda lo screening oncologico a livello polmonare. Il che è indice di particolare attenzione verso una patologia in costante aumento, nonostante le norme legislative che scoraggiano il consumo del tabacco. Da qui la necessità di un’alleanza sempre più stretta tra istituzioni e società scientifiche, che coinvolga anche il mondo scolastico, del lavoro e le famiglie. La LILT aderisce per questo ad una stretta collaborazione con F.O.N.I.CA.P anche attraverso un eventuale finanziamento di borse di studio e progetti di ricerca inerenti le problematiche determinate dai danni provocati dal tabacco», conferma Francesco Schittulli, Presidente LILT.