La pandemia da Covid ha portato con sé una conseguenza che riguarda soprattutto i bambini: un aumento sensibile di miopi, specie nella fascia tra i 6 e gli 8 anni, ma senza risparmiare gli adolescenti. Colpa delle troppe ore passate davanti agli schermi dei computer e tablet per la Dad, e di videogiochi e smartphone nel tempo libero, specie durante il lockdown.
Tutti più miopi: gli occhi non sono allenati a guardare lontano
Proprio la riduzione del tempo trascorso all’aria aperta ha avuto un impatto notevole, come conferma uno studio asiatico condotto dall’Hong Kong University e pubblicato sul British Journal of Ophthalmology, secondo cui nei primi mesi di pandemia la miopia nei bambini è aumentata dell’11%. Il fenomeno, però, riguarda anche l’Italia, dove l’emergenza sanitaria ne ha aumentato la portata: «Si sa che la miopia è strettamente legata al tasso di scolarizzazione di una società. Si è sempre detto che dove c’è cultura c’è anche miopia, perché si sforza maggiormente la vista in ambienti chiusi e a distanze inferiori rispetto a quelle di quando ci si trova in ambienti esterni. Ma sia lo smart working per gli adulti sia la Dad per i giovani, costringendo a guardare per ore un monitor a 30/40 centimetri e a fuoco fisso, di fatto annullano la possibilità di accomodazione della vista e quindi portano a miopia. È come se facessimo solo flessioni sulle gambe per ore e giorni: alla fine avremmo svilupperemmo solo i muscoli delle cosce, ma perderemmo quelli delle braccia» spiega Luigi Marino, responsabile Oculistica del Gruppo San Donato e consigliere direttivo dell’AIMO, l’Associazione Italiana Medici Oculisti.
Lo studio: miopi in aumento
I ricercatori cinesi hanno esaminato due gruppi di bambini tra i 6 gli 8 anni. Il primo è stato seguito tra dicembre 2019 e gennaio 2020, mentre il secondo è stato valutato fino ad agosto 2020. Nel primo caso si è osservato un tasso di miopia del 16%, mentre nel secondo si è visto un aumento al 27% di questo problema di vista, sviluppato tra gennaio e agosto 2020, in seguito all’inizio della pandemia.
«Il risultato di questo studio è coerente con altri, molti dei quali condotti in Asia. In Cina, infatti, il problema è particolarmente sentito anche perché, come in Russia, gli occhiali sono forniti dallo Stato. Non è un caso che ci sia un ricorso molto elevato alla chirurgia refrattiva, meno onerosa rispetto al carico di un paziente miope per tutta la vita. È anche il motivo per cui si è fatto ricorso a sbarre che costringono i bambini a non piegarsi, per arginare il problema della miopia. Alla base del problema della miopia diffusa, però, ci sono fattori comuni all’Europa, in particolare la quantità crescente di tempo trascorsa al chiuso e con luci artificiali, a discapito di quella all’aria aperta, con la luce solare» spiega Marino.
Dai miopi da studio a quelli da computer
Nonostante i ricercatori cinesi abbiano sottolineato che il loro lavoro non stabilisce una relazione di causa-effetto tra la pandemia e l’aumento dei casi di miopia, gli esperti italiani non si stupiscono dei risultati della ricerca: «La vera differenza portata dalla pandemia è che fino a qualche tempo fa si parlava di miopia da studio, oggi si parla di Computer Vision syndrome o Digital Eye Strain o, in italiano, astenopia accomodativa: sono tutte patologie legate alla Dad, allo Smartworking e ad attività sul computer in generale, che sono sicuramente aumentate con la pandemia» aggiunge l’esperto. Non a caso si parla di «pandemia miopica».
«Eravamo già proiettati, specie in Europa che rappresenta una delle zone a maggiore scolarizzazione e livello culturale al mondo, a parlare di “epidemia di miopia”, che era prevista tra il 2020 e il 2050, ma questo anno e mezzo dall’inizio della pandemia ha inevitabilmente accelerato il fenomeno».
Quanti miopi in Italia
Di recente, in occasione del 18° Congresso Internazionale della Società Oftalmologica Italiana (Soi) è emerso che il 28% della popolazione mondiale ha un difetto superiore allo 0,50 di miopia, che nel 2050 si stima interesserà circa 5 miliardi di persone, metà della popolazione globale. «Questo disturbo della vista è in forte aumento in Asia dove la prevalenza tra i bambini è dell’80% e in alcuni paesi come la Corea del Sud si arriva a sfiorare il 100% a causa della predisposizione genetica» aveva spiegato Matteo Piovella, presidente della Soi.
Un aumento che riguarda anche l’Europa e l’Italia: «Il nostro Paese è interessato dal fenomeno e la pandemia ha un ruolo importante. Basti pensare che un’importante casa di produzione in campo oculistico ha messo a punto due lenti, pensate per i bambini miopi e per chi trascorre molte ore al computer, e ha scelto l’Italia per il lancio mondiale dei prodotti, perché abbiamo avuto un lockdown importante con le conseguenze del caso in termini di problemi di vista» spiega Marino.
Stare all’aperto e guardare lontano
Di fronte al problema, cosa fare? Sicuramente in estate si può approfittare del fatto che non si va a scuola e per trascorrere più tempo all’aria aperta. «Quando siamo fuori l’occhio guarda a distanze maggiori, si innesca il meccanismo dell’accomodazione e la vista ne beneficia. Spesso i miopi al mare possono anche stare senza occhiali, un po’ perché l’aria è più nitida e non gli serve leggere scritte piccole, un po’ perché l’accomodazione all’infino ci rende meno miopi» spiega l’oculista.
Leggere alla luce solare invece che sotto una lampada
Un secondo consiglio è di leggere o fare i compiti comunque all’aperto: «La luce solare ha una serie di lunghezze d’onda molto più efficaci di quelle artificiali, che siano led o incandescenza, quindi è sempre bene anche leggere all’aperto» spiega Marino. Ma ogni quanto fare una pausa? «Va sempre bene la vecchia regola del 20-20-20, ossia fare una pausa di 20 secondi ogni 20 minuti guardando a 20 piedi di distanza, cioè circa 6 metri. Le norme sulla sicurezza dei lavoratori, comunque, prevedono che un turno di 6/8 ore sia composto da 50 minuti di lavoro e 10 di pausa ogni ora» aggiunge l’esperto AIMO.
Evitare le “maratone” davanti allo schermo
Come regolarsi con i videogiochi, smartphone e tv? «Se si tratta di studio, è chiaro che il problema si pone meno, perché dopo un’ora viene spontaneo alzarsi e fare una pausa. Il problema sorge con i videogiochi che sono competitivi e portano a non staccare mai. Ma sarebbe opportuno non andare oltre un’ora o un’ora e mezza, come per un film in tv. In questo caso può aiutare la pubblicità, durante la quale ci si può alzare, mentre possono essere più “rischiose” le maratone di serie tv in streaming. E’ sempre bene fare pause, per far riposare la vista» consiglia l’esperto.
Tenere lo schermo in basso, almeno a 40 cm di distanza
A che distanza tenere il monitor del pc o lo schermo di tablet e smartphone? «Per i bambini, così come per gli adulti, è consigliabile tenere lo schermo più in basso rispetto all’asse visivo, perché l’occhio non resterà spalancato e più lubrificato. Al contrario, se si guarda più in alto l’occhio sarà più aperto e potrebbe andare incontro a maggiore secchezza. Quanto alla distanza, i 40 cm sono la misura ritenuta standard ideale, variabile a seconda della eventuale correzione ottica di cui necessità la singola persona» conclude l’esperto AIMO.