L’alopecia non è solo un problema maschile, ma colpisce pure le donne, alle prese con la perdita di capelli, ma anche di ciglia o sopracciglia. Ora arriva una nuova terapia, in grado di favorire la ricrescita. Si è dimostrata efficace sugli adulti e gli adolescenti a partire dai 12 anni, migliorando quindi non solo la malattia, ma anche la qualità di vita dei pazienti, riducendo le conseguenze psicologiche, lavorative e scolastiche di chi ne soffre.
Cos’è il nuovo farmaco contro l’alopecia areata
La terapia si basa sulla somministrazione del primo farmaco orale attivo per adulti con alopecia areata grave, a base di un principio attivo (Baricitinib) autorizzato per la prima volta dall’Agenzia europea del farmaco Ema a dicembre del 2022. Gli studi condotti finora ne hanno mostrato l’efficacia e sicurezza: dopo 36 settimane, infatti, si è osservata una ricrescita dell’80% dei capelli nel 36% dei pazienti, con ottimi risultati anche per ciglia e sopracciglia. Nel 90% dei casi il risultato positivo si è mantenuto anche nei due anni successivi al trattamento.
Gli studi italiani dimostrano l’efficacia contro l’alopecia
«Dopo i primi studi, però, ne sono stati condotti altri, in particolare in Italia. La novità è che, rispetto ai primi studi che hanno permesso di autorizzare il farmaco, altre ricerche condotte su campioni di pazienti in Italia ne hanno non solo confermato la validità, ma hanno mostrato tassi di crescita di capelli e peli persino superiore. Lo stesso è accaduto con un altro studio ancora, condotto su 50 soggetti provenienti da 4 Unità di Dermatologia di Milano (Policlinico, San Raffaele, San Donato Milanese, Humanitas)», spiega il Prof. Giuseppe Micali, Presidente del 98esimo Congresso SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse. Ma non solo: conferme sono arrivate anche da uno studio condotto su 50 soggetti provenienti da 4 Unità di Dermatologia di Milano (Policlinico, San Raffaele, San Donato Milanese, Humanitas)», spiega il Prof. Giuseppe Micali, Presidente del 98esimo Congresso SIDeMaST, la Società Italiana di Dermatologia e Malattie Sessualmente Trasmesse.
Ricrescita in poche settimane
«I tempi di risposta alla terapia variano da paziente a paziente – spiega ancora Micali – In generale gli studi registrativi per ottenere il via libera alla commercializzazione (BRAVE AA1 e BRAVE AA2) hanno ampiamente documentato l’efficacia e la sicurezza del Baricitinib nel dosaggio di 4 mg al giorno: il 36% dei pazienti affetti da alopecia areata grave (quindi con perdita di capelli pari o superiore al 50%) ha ottenuto una ricrescita dell’80% di capelli dopo 36 settimane di terapia. Un ulteriore incremento pari al 39% è stato osservato con l’estensione della terapia a 52 settimane», ossia in 13 mesi, poco più di un anno.
Per chi è adatto il farmaco
Come spiega l’esperto, «I pazienti che possono usufruire di questa terapia devono essere adulti con alopecia areata grave, nonché candidati a una terapia sistemica e che hanno risposto in modo inadeguato o sono intolleranti alle opzioni terapeutiche alternative, oppure per i quali quest’ultime non sono appropriate». Prima, dunque, si deve aver tentato anche le strade “tradizionali”.
Le alternative possibili finora
Fino ad oggi, infatti, le cure prevedevano (e prevedono come primo step) la somministrazione di prodotti topici o per via orale, come «Cortisonici topici (clobetasolo propionato 0,05% lozione/ schiuma/unguento), in genere riservati alle forme lievi e/o meno estese; cortisonici sistemici/intralesionali (triamcinolone acetonide 40 mg/ml sospensione iniettabile) o immunoterapia topica con difenilciclopropenone (DPCP) o dibutil estere dell’acido squarico (SADBE), in caso di alopecia areata grave», spiega Micali.
Benefici ed effetti collaterali
La nuova terapia è disponibile presso i centri dermatologici che già prescrivono farmaci biologici. Consiste proprio in una assunzione di capsule per via orale una volta al giorno «e ci si aspetta la sua rimborsabilità tra la fine del 2024 e il mese di marzo del 2025», chiarisce Micali, che precisa i vantaggi: «I più comuni effetti collaterali riportati sono di entità lieve-intermedia e includono: infezioni del tratto respiratorio superiore, cefalea, rinofaringite, acne, infezioni del tratto urinario ed un aumento di un enzima ematico chiamato creatina fosfochinasi. A fronte di una buona tollerabilità, i risultati conseguiti sono però incoraggianti».
Perché il farmaco è utile alle donne
I benefici, inoltre, possono essere importanti per le donne, perché «anche per ciglia e sopracciglia è stata registrata una buona percentuale di ricrescita sia a 36 che a 52 settimane. Una recentissima casistica della Clinica Dermatologica di Catania ha evidenziato come il Baricitinib sia efficace nell’indurre in pazienti affetti da alopecia areata grave non solo ricrescita di sopracciglia e ciglia, ma anche di peli pubici e ascellari con tassi rispettivamente di circa il 93%, 80%, 73% e 47%», spiega l’esperto.
Il falso mito: l’alopecia è donna
Paradossalmente, inoltre, propri la popolazione femminile sembra più colpita dalla malattia. «Le donne sembrerebbero essere più affette degli uomini (0,25% contro lo 0,15%) indipendentemente dall’età – conferma Micali – Non è chiaro se ciò sia attribuibile unicamente al fatto che proprio le donne sono più attente alla loro salute e dunque richiedono più precocemente un consulto specialistico. Questo può essere motivato anche dal fatto che l’alopecia porta a un significativo disagio psicologico legato alla perdita di capelli».
Le vip con alopecia
L’alopecia areata, comunque, resta una malattia autoimmune, caratterizzata dall’attacco da parte del sistema immunitario dei follicoli piliferi. La conseguenza, quindi, è la perdita di capelli. In generale riguarda il 2% della popolazione ma, contrariamente a quanto si sia portati a credere, non colpisce solo gli uomini. Un esempio è dato da molte star, come Jada Pinkett Smith, Naomi Campbell o, in passato, Lady Gaga, senza dimenticare la cantante italiana Alessandra Amoroso. «La patologia ha un impatto drammatico su chi ne è affetto, con disturbi psichiatrici e ripercussioni negative sulla qualità di vita e sulla salute mentale, tra cui perdita di produttività lavorativa o scolastica, che si aggiungono ai costi diretti dell’assistenza sanitaria», ricordano in conclusione gli esperti SIDeMaST, che ribadiscono l’importanza di una diagnosi precoce e di terapie adeguate.