Niente più richiamo annuale del vaccino antinfluenzale: presto sarà possibile proteggersi dall’influenza stagionale con una sola iniezione ogni 3 o 4 anni. Ma soprattutto la copertura sarà molto maggiore, arrivando a una formulazione che sia efficace contro 20 ceppi di virus responsabili della malattia. Si tratta di un traguardo ambizioso, ma molto vicino dal momento che i ricercatori dell’Università della Pennsylvania, negli Stati Uniti, hanno pubblicato i dati relativi a uno studio sugli animali, che sono incoraggianti.
Al posto del vaccino trivalente o quadrivalente disponibile al momento, quindi, potrebbe arrivare un vaccino unico, grazie alla tecnologia a mRNA (RNA messaggero), la stessa alla base dei vaccini anti-Covid di Moderna e Pfizer.
Il nuovo vaccino: cos’è e come funziona
A studiare il nuovo vaccino unico antinfluenzale è un team di ricercatori della Pennsylvania University, che ha condotto uno studio sui modelli animali più usati per studiare l’influenza, i topi e i furetti. Secondo i risultati, pubblicati sulla rivista Science, gli animali sono stati immunizzati con un siero che conteneva 18 RNA messaggeri (una parte variabile del DNA) di una delle due proteine che costituiscono i ceppi A del virus influenzale. In particolare la parte più costante e meno soggetta a varianti della emoagglutinina. A questa sono stati aggiunti due mRNA dei ceppi B, quindi ottenendo un vaccino che dovrebbe coprire tutti i ceppi noti del virus. Questo ha permesso di stimolare il sistema immunitario degli animali ottenendo una maggiore gamma di anticorpi, senza particolari effetti collaterali, e una protezione più duratura.
Risultati incoraggianti grazie all’mRNA
«Si tratta di una buona notizia perché il nuovo vaccino unico antinfluenzale offrirebbe una protezione più duratura nel tempo. Se i dati saranno confermati sull’uomo, potremo pensare di non dover procedere con il richiamo annuale, bensì ogni 3 o 4 anni. Questo lasso di tempo, naturalmente, sarà da verificare una volta terminato lo studio. Ma è comunque una strada nuova che promette bene e che è stata resa possibile grazie alla tecnica dell’RNA messaggero, la stessa usata per i vaccini anti-Covid in pandemia», spiega Massimo Ciccozzi, epidemiologo dell’Università Campus Biomedico di Roma. La tecnica permetterebbe di avere un vaccino che arrivi a includere fino a 20 ceppi differenti di virus.
Addio a trivalente e quadrivalente: come funziona il nuovo vaccino
Al momento il vaccino antinfluenzale viene offerto ogni anno a partire da settembre, con una formulazione frutto delle indicazioni dell’Organizzazione mondiale della Sanità. L’Oms, infatti, valuta ogni sei mesi i dati delle autorità sanitarie dei vari Paesi, individuando i ceppi più diffusi di virus influenzale e dando indicazioni alle aziende farmaceutiche per la formulazione del vaccino più adatto a contrastare la malattia. Finora erano disponibili vaccini trivalenti (che coprono contro due ceppi di influenza A e un ceppo di influenza B) o quadrivalenti (due A e due B). Il nuovo siero potrebbe arrivare a proteggere da 20 ceppi contemporaneamente.
Un vaccino sicuro, ma facile da modificare
Il nuovo vaccino funziona nello stesso modo di quelli messi a punto contro il coronavirus. Identificato l’RNA dei virus da contrastare, è possibile produrne un filamento che si fa arrivare alle cellule in modo che il sistema immunitario produca anticorpi. Nel caso del Covid era la Spike, la “chiave” d’accesso del coronavirus nel nostro corpo, «mentre per l’influenza è una parte della emoagglutinina, che il nostro organismo riconosce come corpo estraneo e dunque combatte. In questo modo, quando verremo in contatto con il virus dell’influenza, il sistema immunitario l’avrà memorizzata e sarà in grado di riconoscerla e reagire. L’idea è buona, contro il Covid ha funzionato, ora occorrerà capire in concreto quanto risulterà efficace e duratura la protezione», spiega Ciccozzi.
Nuovi vaccini anche contro i tumori?
Non è un caso che a lavorare al nuovo vaccino antinfluenzale ci sia un gruppo di ricercatori di uno dei “padri” del vaccino anti-Covid, Drew Weissman. La tecnica dell’RNA messaggero, quindi, potrebbe portare anche a vaccini per altre patologie, come il cancro? «Sicuramente la tecnica a RNA messaggero ha impresso una svolta accelerando anche in questa direzione, ma attenzione: non si tratterebbe di un vaccino come quelli prodotti finora, ma sarebbe piuttosto un prodotto “terapeutici”. Significa che non sarebbe offerto a persone sane allo scopo di farle ammalare. Sarebbe, piuttosto, una sorta di terapia da affiancare a quelle già esistenti come l’immunoterapia – chiarisce Ciccozzi – Al momento, infatti, questa permette di stimolare il sistema immunitario, producendo anticorpi. Questi, però, sono “indifferenziati”, un po’ contro tutte le cellule. La tecnica a RNA, invece, potrebbe permettere di stimolare la produzione di anticorpi specifici e sarebbe un coadiuvante della terapia già in essere. Per usare una similitudine chiara: è come paragonare una partita a calcio di 11 contro 11 a un match a tennis, uno contro uno. L’eventuale “vaccino antitumorale” sarebbe come la partita a tennis: uno “scontro” diretto e mirato».