Vertigine parossistica posizionale benigna: è questo il nome complicato del disturbo che recentemente ha costretto la premier Giorgia Meloni a rimandare perfino la conferenza di fine anno. Non è grave per fortuna, ma i capogiri sono così intensi quando ci si sdraia o si cambia posizione nel letto, da impedire anche il sonno e da lasciare durante il giorno vacillanti e con la testa ovattata. Tutta colpa di quei microscopici sassolini. «Si chiamano otoliti e sono degli agglomerati di bicarbonato di calcio, presenti in particolari strutture dell’orecchio» spiega il professor Stefano Di Girolamo, direttore del Dipartimento di Otorinolaringoiatria del Policlinico Tor Vergata di Roma. «Svolgono un ruolo cruciale nel mantenere l’equilibrio e la stabilità. Per questo, se fuoriescono dalla loro sede, si scatenano le vertigini e gli altri tipici disturbi». Un problema soprattutto femminile, dicono i dati: ogni anno ne soffrono dieci persone su 100 mila, con un rapporto di due donne contro un uomo, soprattutto nella fascia tra i 50 e i 60 anni.
Vertigini: un problema al femminile
Professor Di Girolamo, lei è stato fra i primi a studiare nel dettaglio questa patologia, perché è più frequente tra le donne?
«L’ipotesi più accreditata è legata a un diverso metabolismo del calcio rispetto agli uomini: questo potrebbe alterare gli otoliti e quindi renderli più soggetti a fuoriuscite. E si spiegherebbe anche l’elevata presenza nelle over 50, cioè quando a causa della menopausa si verifica una riduzione della densità minerale ossea per un’alterazione nella produzione del calcio. Si è visto inoltre che in un caso su tre, la sindrome si scatena in chi soffre di ipertensione arteriosa, un altro disturbo assai frequente proprio tra le donne in quella fascia d’età. Infine, giocano un ruolo i traumi cranici».
Come si cura? Farmaci oppure intervento chirurgico?
«Nessuno dei due. Ci sono manovre chiamate non a caso liberatorie, come delle specifiche rotazioni, che riportano gli otoliti nella loro sede. Non sono dolorose, ma vanno eseguite da uno specialista esperto dopo una visita accurata e dopo un test chiamato “esame vestibolare”. Il medico indicherà anche le regole da seguire nei giorni successivi. Questo, per evitare un ritorno del disturbo, cosa che accade in due donne su dieci. E che costringe di conseguenza, a ripetere la manovra».
È necessario il ricovero in ospedale?
«No, la manovra viene eseguita in ambulatorio ed è per questo che bisogna essere prudenti a casa nei giorni successivi. Lo sottolineo perché soprattutto voi donne avete sempre una certa resistenza a mettere le vostre necessità davanti a quelle della famiglia e del lavoro. Ma qui è d’obbligo e per qualche giorno bisogna evitare tutti quei movimenti che possono provocare una nuova fuoriuscita degli otoliti nella fase di assestamento. Ad esempio, alzare il capo come per guardare il soffitto, oppure sporgerlo in avanti per allacciarsi le scarpe. E, di notte, è bene dormire nelle posizioni specifiche indicate dal medico caso per caso».
Ci sono altre forme di vertigini più diffuse tra le donne?
«La malattia di Ménière per esempio. Ne soffre circa il 5% della popolazione, e sono quasi tutte donne. Gli studi stanno dimostrando che c’è una causa ormonale, e anche qui si spiega l’incidenza dopo la menopausa. Nel caso della Ménière le vertigini si scatenano quando si sta in piedi e possono durare anche per ore, con in più la sensazione di ovattamento in un orecchio e la presenza di un fischio. Qui ci vuole una terapia farmacologica ad hoc che controlla i sintomi, e che viene associata a una dieta povera di sodio».
Correlazione tra vertigini e Covid
Sono stati pubblicati alcuni studi che indicano le vertigini come sintomo del Long Covid: è vero?
«Sì, il problema riguarda il labirinto, cioè la parte dell’orecchio che coordina l’udito e l’equilibrio e che si può infiammare. A circa il 7% di chi ne soffre capita durante la malattia. E, in alcuni casi, i sintomi perdurano anche dopo la negativizzazione, cioè quando nel corpo non è più presente il SARS-CoV-2. Ma questa non è una novità. Tutte le infezioni di origine virale possono causare capogiri anche intensi. Come l’influenza per esempio. La terapia va decisa dal medico e solitamente consiste in antinfiammatori e, nel caso, antibiotici».
Tutti disturbi in cui è necessario il medico. Ma ci sono casi in cui le vertigini si possono curare da soli?
«Sì. In barca, per esempio, può succedere di soffrire di vertigini, insieme a nausea e talvolta vomito. Questo perché il cervello registra informazioni relative a movimenti insoliti, che mandano in tilt il labirinto. Di solito, scendendo a terra il disturbo pian piano passa da sé. Sono sufficienti il riposo e muoversi lentamente, soprattutto con la testa, in modo da dare il tempo al labirinto di ritrovare la sua stabilità. Se però perdurano e non c’è miglioramento, è sempre meglio un consulto medico. Altra causa delle vertigini può essere l’occhiale sbagliato. In questo caso, si associano a nausea e a sbandamenti mentre si cammina. Se togliendo gli occhiali si vede male, ma i disturbi migliorano, è il caso di tornare dall’ottico per la centratura, o dallo specialista per ripetere l’esame della vista perché potrebbero essere “troppo forti” le lenti».
Non abbiamo parlato di cervicale: è vero che può provocare vertigini?
«Sì, perché le contratture dei muscoli del collo e le cattive posizioni che si assumono nel tentativo di alleviare il dolore, causano un’alterazione dei centri responsabili dell’equilibrio e questo scatena i ben noti capogiri che si manifestano improvvisamente e che spesso sono anche accompagnati da un lieve senso di nausea. Non trascuriamoli e affrontiamoli con una terapia a 360 gradi studiata dall’ortopedico».
Come prevenire la crisi
Se sei soggetta alle vertigini puoi evitare gli attacchi acuti con questi facili accorgimenti.
La mattina al risveglio è vietata la fretta. Sedersi sul bordo del letto per circa un minuto e quindi alzarsi lentamente.
Mai chinarsi repentinamente per raccogliere un oggetto a terra: piegare le gambe e quindi chinare leggermente la testa.
Se è necessario prendere un oggetto da uno scaffale alto, evitare di allungare il collo, ma utilizzare un dispositivo ad hoc, oppure una scaletta a norma.
Durante le attività quotidiane, evitare di muovere bruscamente la testa.
In caso di vertigini, sedersi per qualche minuto e respirare lentamente per rilassarsi: l’ansia e l’agitazione possono peggiorare il disturbo.
Se si soffre di cervicale mantenere elastica la muscolatura del collo.
Ecco l’esercizio: spalle rilassate, collo ben dritto, occhi chiusi, ruotare il capo prima verso destra, poi verso sinistra, senza forzare. Fermarsi se si avverte dolore.
Il mese della prevenzione delle vertigini
Donna Moderna dedica febbraio alla prevenzione delle vertigini. Per tutto il mese il team della Otorinolaringoiatria del Policlinico Tor Vergata, diretto dal professor Di Girolamo, risponde alle lettrici il venerdì dalle 13 alle 14 al numero 0620902633, oppure via-mail a: [email protected]