Col passare delle settimane la diffusione del virus Nipah è aumentata in India, tanto che le autorità locali hanno fatto scattare le prime misure di contenimento dell’epidemia. Quarantena per chi viene in contatto con persone infette, mascherine nelle scuole, ma anche chiusura di alcuni istituti scolastici e università. Tutti provvedimenti che ricordano quelli adottati in occasione della pandemia da Covid che, per l’infettivologo Matteo Bassetti, direttore della clinica di Malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova, hanno caratteristiche in comune.
Virus Nipah: prime vittime e misure di sicurezza
La decisione di introdurre misure di contenimento da parte delle autorità indiane è arrivata dopo la morte di uno studente di 24 anni, nella regione del Kerala, nel sud del Paese. Il giovane era rimasto contagiato dal virus Nipah ed è la seconda vittima in poche settimane, da quando, cioè, si sta assistendo a una sempre maggiore diffusione del patogeno. Al momento è scattato il tracciamento dello studente per risalire a tutti coloro con i quali è entrato in contatto. Si tratta di circa 150 persone che adesso sono sotto osservazione. Le autorità sanitarie hanno anche raccomandato l’uso della mascherina e hanno chiuso alcune scuole e università.
Il virus Nipah: che malattia può causare
Nel caso del 24enne, che si aggiunge a un ragazzo di 16 anni deceduto nei mesi scorsi, è risultata fatale una encefalite, ossia una infiammazione delle meningi del cervello. Il virus Nipah, non nuovo perché già presente in Bangladesh e in altri Paese del sud est asiatico, può portare a infiammazioni che hanno sintomi simili a quelli di una influenza: «Si va dalla febbre, anche molto alta, al malessere generale, arrivando anche a polmonite atipica e appunto encefalite», spiega Matteo Bassetti. Nel caso del 24enne indiano, dopo i primi sintomi manifestati il 4 settembre, la situazione è peggiorata fino a costringere al ricovero, dove il ragazzo è morto il 9 settembre.
Sintomi comuni, ma più pericolosi
Come spiega il ministero della Salute italiano sul proprio sito, i sintomi della malattia sono simili a quelli di una influenza: febbre, mal di testa, dolori muscolari, gola infiammata e possibile vomito, ai quali si possono aggiungere anche vertigini, sonnolenza, stato di coscienza alterata. A preoccupare, però, è il rischio di encefalite acuta, polmonite atipica, gravi problemi respiratori e convulsioni. Il periodo di incubazione varia da 4 a 14 giorni, ma in alcuni casi arriva è capitato di arrivare anche a 45. Ciò che lo contraddistingue, però, l’elevata mortalità.
Mortalità più elevata del Covid
È sempre il Ministero a chiarire che i tassi di mortalità, «variano tipicamente dal 40% al 100%, a seconda delle capacità locali di diagnosi precoce e gestione clinica». «Questa è una caratteristica importante. Basti pensare che il Covid inizialmente si attestava sul 3-4% di mortalità, mentre in questo caso – stando ai dati degli esperti che lo hanno visto sul campo e ne hanno riferito – si arriva tranquillamente al 30-40% e oltre», conferma Bassetti.
Non ci sono vaccini, né cure
«Può sorprendere, soprattutto dopo l’esperienza del Covid, ma non c’è cura e non c’è vaccino, come per la maggioranza delle infezioni virali – sottolinea Bassetti – Ricordiamoci che abbiamo farmaci antivirali solo per l’HIV, l’epatite B, l’Herpes e il Covid. Quando si viene colpiti bisogna lavorare sulle cosiddette “terapie di supporto”, cioè quelle per tenere sotto controllo la febbre ed evitare di arrivare a una polmonite. Ma curare un’infezione senza armi non è facile».
Da dove arriva il virus Nipah
Il Nipah (Nipah henipavirus) è un virus a RNA che appartiene, della famiglia Paramyxoviridae e genere Henipavirus, già noto per aver causato in passato epidemie «stagionali”, come le definisce il ministero della Salute, soprattutto in Bangladesh e in altri Paesi del sud est asiatico, «con casi che si verificano solitamente ogni anno tra dicembre e aprile in corrispondenza della raccolta e del consumo della linfa della palma da datteri». Il virus è presente anche in Malesia, a Singapore, in India e in alcune zone dell’Africa.
Come si trasmette il virus Nipah
«Il Nipah è un virus tutt’altro che ‘piacevole’. È già conosciuto e assomiglia molto al Sars-Cov2, responsabile del Covid. Per esempio, colpisce e si trasmette tramite i pipistrelli e un altro animale che funge da ospite intermedio, come per esempio il maiale infetto, ma ha la potenzialità di trasmissione anche tra uomo a uomo, e questo preoccupa. Si tratta, quindi, di una zoonosi, cioè un’infezione degli animali passata agli uomini», spiega l’infettivologo.
Il rischio di una nuova pandemia?
Per l’Organizzazione mondiale della sanità al momento la diffusione del virus è a livello locale, ma non si esclude che l’epidemia possa crescere, proprio in virtù del fatto che il Nipah si può trasmettere da uomo a uomo, tramite alimenti con saliva, oppure tramite il contatto con un animale infetto. «È evidente che dopo quello che successo 5 anni fa con il Covid, oggi prevale la prudenza, soprattutto da parte delle istituzioni nazionali e sovranazionali. Il rischio non va mai sottovalutato, visto che nel 2019 si era inizialmente esclusa una possibile pandemia, che invece poi si è verificata. Ora, quindi, l’atteggiamento prevalente è a non sottovalutare, ma piuttosto a enfatizzare i potenziali rischi», conclude Bassetti.