Normalmente, le pareti della vagina rimangono costantemente lubrificate da un sottile strato di liquido trasparente, la cui produzione è regolata dagli estrogeni, ovvero i principali ormoni sessuali femminili.
Durante la menopausa, la produzione di estrogeni rallenta per poi esaurirsi del tutto, una condizione che, oltre a comportare la cessazione delle mestruazioni, vampate di calore, sbalzi d’umore, una voce più profonda ed un aumento della peluria sul viso, porta una donna su tre a sperimentare la secchezza vaginale, una condizione che si manifesta come una lieve irritazione intima ma che molto spesso può avere un notevole impatto sulla vita sessuale.
Pur essendo molto comune, però, la menopausa non è l’unica causa della secchezza vaginale: l’assunzione di alcuni tipi di farmaci, lavande intime aggressive e preliminari insufficienti o inadeguati possono infatti essere ugualmente responsabili di prurito e bruciore intimo, così come di rapporti sessuali dolorosi.
Ferma restando la necessità di un consulto medico in grado di stabilire le cause e quindi il trattamento più adeguato per ovviare a questa condizione, abbiamo chiesto al dottor Claudio Paganotti, ginecologo presso l’Istituto Clinico Città di Brescia, Gruppo ospedaliero San Donato, alcuni approfondimenti in merito alla secchezza vaginale.
Quali sono i sintomi con cui si manifesta la secchezza vaginale?
La secchezza vaginale si manifesta essenzialmente con dolore durante i rapporti (dispareunia), ma anche con prurito, bruciore e piccole perdite di sangue perché la vagina diventa più sensibile a microtraumi durante le normali attività quotidiane, come il camminare. Questi disagi possono condizionare negativamente la qualità di vita, compresa la funzione sessuale.
Quali possono essere le cause di insorgenza di questa problematica?
La secchezza vaginale è dovuta alla mancanza di estrogeni: quando la produzione di tali ormoni diminuisce, infatti, le pareti vaginali diventano più sottili, più fragili, meno lubrificate e il pH vaginale aumenta. La secchezza si presenta con maggior frequenza dopo la menopausa, ma anche dopo il parto, in particolare durante l’allattamento e talvolta durante l’assunzione di alcuni contraccettivi estro/progestinici.
Quali i rimedi e i trattamenti disponibili?
Le possibilità disponibili sono diverse. La donna può individuare con il ginecologo quella più appropriata a sé stessa, senza dimenticare che una regolare attività sessuale è in grado di promuovere un adeguato benessere vaginale.
Tra le opzioni disponibili rientrano:
– lubrificanti intimi. Sono gel che facilitano la penetrazione durante il coito, ma forniscono solo un sollievo momentaneo alla secchezza. Talvolta possono causare un’irritazione vaginale;
– idratanti vaginali. Si tratta di creme o gel a base di policarbophil, acido ialuronico e altre sostanze che aderiscono alla parete vaginale e rilasciano progressivamente acqua per due o tre giorni. Offrono un sollievo duraturo nel tempo, se utilizzati costantemente per due o tre volte la settimana;
– estrogeni vaginali. Si presentano sotto forma di ovuli, creme o gel a base di estriolo, promestriene, etc. e sono il trattamento più efficace nel ridurre la secchezza e i disturbi associati, quando sono usati regolarmente una o due volte la settimana. Tuttavia sono controindicati nelle donne che sono state affette da tumori della mammella o dell’endometrio;
– iniezioni vaginali di acido ialuronico. Il trattamento si basa sulla duplice azione che svolge l’acido ialuronico, ovvero un’azione immediata che consiste nel trattenere acqua nei tessuti, ed un’altra tardiva, che concerne la stimolazione dei fibroblasti [ndr. i fibroblasti sono delle cellule che formano il tessuto connettivo, ovvero l’impalcatura del derma] a produrre collagene ed elastina, tramite la meccanica stessa delle micro-iniezioni. La procedura è ambulatoriale, dura 10-15 minuti e l’effetto persiste per 9-12 mesi, poi può essere ripetuta;
– laser vaginale. Ora sono disponibili tre tipi di laser: ad anidride carbonica, a erbio e a diodi 1540 nanometri. Il laser stimola la rigenerazione dei tessuti inducendo i fibroblasti ad una maggior produzione di fibre collagene ed elastiche. La procedura ambulatoriale prevede tre sedute, a distanza di un mese, ognuna della durata di 15 minuti, che possono essere ripetute dopo un anno;
– ospemifene. Farmaco che appartiene ai modulatori selettivi dei recettori degli estrogeni (SERM), che non contiene ormoni, in grado di ripristinare il tessuto vaginale e migliorarne la lubrificazione. Il trattamento prevede l’assunzione di una compressa per via orale, ogni giorno. Non è controindicato nelle donne con storia di tumore al seno, ma solo dopo che sia stato completato il piano terapeutico per tale tumore.