A oggi il tumore del seno colpisce una donna su otto e costituisce la prima causa di morte per malattia tra i 35 e i 55 anni.
«Le donne devono essere informate sui rischi che corrono. E serve anche uno sforzo da parte del Servizio sanitario. Perché, per ora, prima dei 45, 50 anni gli esami sono quasi sempre a pagamento . Qualcosa si sta già muovendo. Ma l’obiettivo è arrivare a garantire a tutte controlli mirati a seconda del rischio individuale, al di là dell’età».
Che fare nel frattempo? E come possiamo superare le nostre paure? Ce lo spiegano gli esperti che commentano i risultati del sondaggio.
Il 7% crede addirittura che si possa rimandare ai 50 anni e oltre. Ma le cose non stanno così. «Tra i 50 e i 70 anni va eseguito un controllo all’anno. Nella fascia tra i 30 e i 40 invece tutto dipende dalla propria storia personale» avverte Rosanna D’Antona, presidente di Europa donna Italia (www.europadonna.it).
«A chi ha in famiglia un caso o più di tumore al seno si consiglia di effettuare esami almeno annuali a partire dai 30, 35 anni. Se c’è un rischio genetico i check up possono essere ancora più ravvicinati e comprendere altri accertamenti oltre all’ecografia e alla mammografia».
Ma ci sono altre situazioni in cui il senologo può decidere di impostare un calendario di controlli annuali. Succede, per esempio, quando esiste un problema di obesità. Perché il grasso, e in particolare quello che si accumula sull’addome, stimola la produzione di estrogeni. Che hanno un ruolo importante nella proliferazione delle cellule tumorali.
Si rivolge al medico di famiglia oppure al ginecologo. Eppure ormai in molti ospedali italiani ci sono centri specializzati dove la paziente viene curata al meglio. E dove a ogni donna viene consigliato un percorso di prevenzione ad hoc.
«Nelle unità ospedaliere di senologia, chiamate anche Breast unit, si affrontano diagnosi e cura con apparecchiature supersofisticate » aggiunge il professor Tinterri. «Come la tomosintesi mammaria . Si tratta in pratica di una mammografia tridimensionale che permette di vedere meglio il tessuto del seno e quindi di cogliere anche noduli estremamente piccoli. Arrivando, in caso di malattia, a una percentuale di guarigione in oltre nove casi su dieci e con cure e interventi che mantengono anche la bellezza del seno».
«Questo atteggiamento nasconde una paura profonda » spiega Nadia Crotti, psicoterapeuta all’Istituto nazionale dei tumori di Genova. «Se si guardano nel profondo, queste donne sanno che la loro è solo una scusa. Molte, per esempio, in realtà sono spaventate perché sono convinte che di fronte a una diagnosi di tumore non ci sia nulla da fare. Certo, è normale avere timore di affrontare ciò che non si conosce. Questi tabù, però, possono essere demoliti.
Basta fare leva su una fantastica dote femminile . Cioè la capacità di confrontarsi e di confidare i propri problemi ad altre donne». Non ti senti in sintonia con le amiche? Parla con chi non conosci, spesso è più semplice se si rimane “nell’ombra”.