Quando si è stanchi si è anche più aggressivi. Si tratta di una condizione che può essere capitata a chiunque, ma adesso la scienza spiega il perché. Un team di ricercatori italiani, infatti, ha indagato cosa accade al cervello quando è “stanco”, scoprendo in che modo l’affaticamento mentale può influenzare le decisioni nella vita quotidiana, che siano economiche, relazionali o lavorative.
Sonno mentale: quando il cervello è stanco
I ricercatori della Scuola Imt di Lucca, in collaborazione l’Università di Firenze, hanno voluto capire cosa accade al cervello quando è stanco. Per questo hanno chiesto a un gruppo di 44 persone di eseguire alcune operazioni mentalmente impegnative, senza spiegare lo scopo. Per 45 minuti sono stati sottoposti a esercizi al computer che richiedevano una certa attenzione e concentrazione, come l’autocontrollo. Ad esempio, sono stati loro proposti video divertenti, chiedendo di non lasciar trasparire alcuna emozione mentre venivano filmati a loro volta. Monitorando il loro encefalogramma, gli studiosi hanno scoperto che chi aveva un maggior affaticamento di alcune aree della corteccia frontale, produceva anche onde assimilabili al cosiddetto “sonno mentale locale”.
Cos’è il sonno mentale locale del cervello stanco
«Il cosiddetto local sleep è un fenomeno naturale del cervello, già confermato da altri studi. È un meccanismo omeostatico del cervello che serve a ripristinare le proprie funzioni. Normalmente avviene di notte, ma in condizioni di riposo non ottimale o carente può succedere che il cervello “mandi a dormire” un’area, sviluppando le onde lente tipiche di una condizione di sonno», spiega Erica Ordali, prima autrice dello studio, pubblicato sulla rivista dell’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti. «Di fatto è come se quella parte non funzionasse per alcuni minuti o non lo facesse in modo ottimale. Quello che abbiamo osservato è che in queste condizioni si è più propensi a comportarsi in modo ostile», aggiunge Ordali, PhD presso l’Imt Alti Studi di Lucca.
Più stanchi e più irascibili se il cervello è stanco
Si tratta di una conferma a un’idea che finora che non aveva trovato riscontri scientifici: «Questi risultati forniscono una base scientifica alla saggezza popolare che suggerisce di ‘dormirci sopra’ prima di prendere una decisione, dimostrando che l’esaurimento metabolico all’interno di alcune aree cerebrali influisce effettivamente sui nostri processi decisionali», osserva Pietro Pietrini direttore del Molecular Mind Lab della Scuola Imt. «Se l’area interessata dal sonno locale è quella del controllo impulsi, uno è meno capace di controllare una risposta emozionale. Può capitare, ad esempio, se si arriva in ufficio in ritardo, dopo un lungo tempo trascorso nel traffico, e si aggredisce la prima persona che si incontra», aggiunge Ordali.
Meglio non prendere decisioni da stanchi
Di fatto, secondo i ricercatori, quando si è mentalmente affaticati alcune aree del cervello, responsabili dell’autocontrollo, allentano la loro attività per lasciare più spazio ad azioni istintive, come appunto l’aggressività, ma portando anche a prendere decisioni che potrebbero rivelarsi negative, «tra cui le transazioni economiche e gli accordi legali, poiché quando il cervello è ‘stanco’ possiamo fare scelte che vanno anche contro i nostri interessi. Questo è dovuto al fatto che il funzionamento dei neuroni non è al 100%», chiarisce ancora Ordali.
Come si riconosce il sonno mentale
I “sintomi” sono chiari: «Ci si sente più affaticati mentalmente, spossati e anche semplici azioni quotidiane appaiono come un ostacolo – spiega Ordali – Lo studio prova scientificamente quanto si può constatare anche nella vita quotidiana: viviamo in una società che richiede spesso ritmi lavorativi e produttivi molto intensi: il cervello ci ricorda, però, che siamo molto umani e non macchine. Occorre, quindi, prendersi il tempo per ristabilire l’omeostasi naturale, cioè l’equilibrio mentale, per poter decidere in modo consapevole contando sulla completa funzionalità cerebrale», dice l’esperta.
Cosa fare per superare il sonno mentale
Il modo migliore, ma anche molto semplice in linea teorica, è rallentare: «Nel nostro studio in laboratorio abbiamo visto che un’attività mentalmente stancante condotta per 45’ richiede dai 20 ai 30 minuti di “recupero”. Ma molto dipende dal tipo di operazioni richieste, dalla loro intensità quindi e dalla durata nel tempo, e dunque dalla quantità di fatica accumulata. Nella vita reale può capitare che l’effetto stancante possa essere maggiore e dunque richieda un tempo maggiore di riposo. Il suggerimento è di diminuire i ritmi o postporre le attività differibili di qualche ora o un giorno, a seconda dei casi, in modo da permettere ai neuroni di recuperare la piena funzionalità», conclude Ordali.