Abbiamo intervistato il Dottor Antonio D’Andrilli, specialista in Chirurgia Toracica, Dirigente Medico presso l’Ospedale S. Andrea di Roma, che ci ha spiegato il tipo di intervento adottato contro la sudorazione eccessiva delle mani e delle ascelle. Centinaia i casi operati e altissimo il livello di riuscita dell’intervento.
“Nel nostro reparto eseguiamo correntemente un intervento chirurgico che risolve definitivamente il problema della iperidrosi delle mani e delle ascelle. Negli ultimi anni abbiamo messo a punto una particolare tecnica miniinvasiva: grazie all’uso di telecamere e di lenti che consentono una visione magnificata, si opera con un’unica incisione di dimensione inferiore a 10 mm”.
Perché si interviene nel torace?
“Perché si interviene sulla porzione di una struttura nervosa, il tronco nervoso simpatico, deputata alla regolazione della sudorazione delle mani e delle ascelle, che si trova a livello del torace. Si va semplicemente ad asportare o interrompere funzionalmente questa ‘porzione’ del tronco nervoso simpatico (il sistema simpatico è quello deputato alle funzioni neurovegetative ndr)” – spiega D’Andrilli.
Niente paura, l’intervento ha una bassissima invasività: viene eseguito con un taglio di pochi millimetri nella regione ascellare. Ciò vuol dire che l’eventuale cicatrice non si vedrà.
“Lo strumentario è di dimensioni talmente contenute che viene introdotto all’interno del torace attraverso un piccolo taglio, di dimensioni inferiori ai 10 mm” – prosegue il medico.
L’iperidrosi viene risolta definitivamente?
“Nella quasi totalità dei casi. Il livello di soddisfazione da parte dei pazienti è molto alto e il tasso di successo è vicino al 100%.
Se l’intervento è eseguito correttamente, nella prima settimana i problemi di iperidrosi delle mani e delle ascelle si risolvono nella totalità dei casi.
La possibilità di recidiva (cioè il ripresentarsi del problema ndr) entro i primi 6 mesi è stata riportata nelle principali casistiche mondiali con un’incidenza del 1-5%.
Dopo quanto tempo si vedono gli effetti positivi dell’intervento?
Già al risveglio dall’anestesia: la guarigione è immediata. Ce ne accorgiamo già in sala operatoria poiché la temperatura delle mani diventa più calda. Il paziente viene dimesso il giorno dopo.
Quando è consigliabile fare l’intervento?
“In casi di iperidrosi idiopatiche, cioè che non hanno un’eziologia riconosciuta. Quando cioè non vengono individuate altre cause, come ad esempio l’ipertiroidismo.
L’iperidrosi delle mani e delle ascelle è determinata solitamente da un iperfunzionamento del tronco nervoso simpatico
Chi è il paziente “tipo”?
“Ha generalmente un’età compresa tra i 20 e i 30 anni, ma vengono eseguiti interventi di questo tipo anche in persone che hanno più di 50 anni.
Ci si opera per motivi di disagio psicologico legato alla sudorazione eccessiva delle mani (e delle ascelle), ma anche per questioni che incidono sul lavoro (difficoltà di tenere la penna, digitare su una tastiera, ecc).”
Ci sono rischi?
Dal punto di vista chirurgico il tasso di rischio è molto basso, e rientra nella possibilità teorica di complicanze correlata ad ogni intervento chirurgico. In centinaia di casi trattati nel corso di circa 10 anni non abbiamo mai riscontrato complicanze , ma per correttezza verso il paziente ogni possibile evento avverso dovrebbe essere enunciato dal medico prima dell’eventuale intervento. La complicanza a cui si fa maggiormente riferimento nella letteratura scientifica è il possibile abbassamento della palpebra (il termine medico è “ptosi palpebrale”). Tale complicanza presenta in genere una risoluzione spontanea, ed è comunque attualmente un evento estremamente raro nei centri che hanno esperienza in questo tipo di chirurgia). La lente collegata alla telecamera ingrandisce l’immagine a tal punto che il rischio siriduce notevolmente. Si tratta, dunque, di un rischio di complicanze più teoriche che reali”.
E gli effetti collaterali?
“Dopo l’intervento si può riscontrare un aumento della sudorazione in altri distretti (come ad esempio il dorso e le gambe) nei mesi successivi all’operazione. L’incidenza di questo problema è molto variabile nella letteratura scientifica. Nella nostra casistica è stato osservato nel 15-20% dei casi”
L’intervento chirurgico prevede un accesso separato dai due lati, destro e sinistro, perché si va ad agire su due differenti strutture nervose. Questo approccio può essere eseguito in un tempo unico o separato, e la modalità di esecuzione può essere valutata e decisa caso per caso.
“Ci sono pazienti che arrivano in clinica con i guanti, ed escono con le mani asciutte” – conclude il medico
(Ringraziamo il Dottor Antonio D’Andrilli, specialista in Chirurgia Toracica, Dirigente Medico dell presso l’Ospedale S. Andrea di Roma, divisione Chirurgia Toracica dell’Università La Sapienza di Roma, Facoltà di Medicina e Psicologia)