Il freddo non fa male, al contrario, fa bene: aiuta a mantenersi giovani. Parola di esperti, ossia medici anti-age, specializzati in percorsi che permettono di rallentare l’invecchiamento. In particolare, le basse temperature non solo non danneggiano la salute, ma attivano meccanismi di protezione contro l’azione del tempo. Il riferimento è a tecniche ormai collaudate, come docce fredde, crioterapia e all’ice bath.

Terapia del freddo: benefici

L’esposizione al freddo, dunque, rientra tra il percorso di longevity che sempre più centri stanno mettendo a punto e offrendo a chi mira a rallentare l’invecchiamento. I benefici, infatti, sono molteplici: ad esempio, aiuta a combattere l’infiammazione alla base della degenerazione cellulare e stimola il sistema immunitario. Ma i vantaggi possono influire anche a livello mentale, nel ridurre lo stress. Si tratta di una branca della medicina anti-age che viene anche chiamata biohacking.

Biohacking, branca della medicina anti-age

Il biohacking mira a «spingere il corpo a tollerare temperature estreme, lontane dalla normale “zona di comfort” termico. Questo passaggio, che porta benefici tangibili a livello immunitario e antinfiammatorio, rappresenta un aspetto centrale del biohacking: stimolando il corpo con nuovi stress, insegniamo al sistema a rispondere meglio a stress futuri. Esattamente come accade per un allenamento ad alta intensità o per un digiuno prolungato, anche questo è biohacking», spiega Giacomo Spazzini, fondatore di GS LOFT, centro di consulenza per il benessere psico-fisico, specializzato proprio nel biohacking.

Perché il freddo rallenta l’invecchiamento

«Il freddo agisce su più fronti: stimola il metabolismo del grasso bruno, che consuma energia e riduce l’accumulo di grasso bianco, migliorando la sensibilità insulinica; modula la produzione di citochine infiammatorie, riducendo l’infiammazione cronica che è un driver dell’invecchiamento; favorisce processi di autofagia, cioè l’azione delle cellule che eliminano componenti danneggiati, mantenendosi più efficienti; inoltre sostiene la produzione di norepinefrina (un neurotrasmettitore, NdR) che migliora il tono dell’umore, riducendo il dolore e supportando la memoria», spiega Massimo Gualerzi, medico cardiologo, cofondatore e direttore scientifico di The Longevity Suite, clinica di biohacking e anti-age.

Terapia del freddo: benefici contro lo stress

I benefici dell’esposizione al freddo, però, sono anche mentali. «L’aumento della norepinefrina, per esempio, favorisce una sensazione di calma e riduce il cortisolo, l’ormone dello stress. Gli shock termici, inoltre, stimolano la produzione di endorfine e dopamina, migliorando l’umore e la motivazione. Esponendosi al freddo si sviluppano anche maggiore tolleranza e adattabilità mentale, utili anche nella gestione delle sfide quotidiane», spiega ancora Gualerzi.

Terapia del freddo per migliorare il sonno

Tra gli altri effetti positivi, c’è un miglioramento della qualità del sonno, come ricordano gli esperti di GS LOFT: «Fare una doccia fredda 20 minuti prima di coricarsi aiuta ad abbassare leggermente la temperatura corporea per via della termoregolazione, che consente quindi di addormentarsi in breve tempo e dormire più profondamente. Inoltre ha un effetto antidepressivo: uno studio condotto dal Dottor Nikolai Shevchuk ha rilevato che l’esposizione progressiva al freddo attiva il sistema nervoso simpatico e aumenta il livello di endorfine e adrenalina. Inoltre, data l’alta densità di recettori nella pelle, la doccia fredda invia una quantità eccessiva di impulsi elettrici dalle terminazioni nervose periferiche al cervello, che potrebbe avere un effetto antidepressivo nel corso del tempo».

Come funzionano le docce fredde

Perché sia efficace, però, l’esposizione al freddo deve essere controllata: la temperatura deve essere «intorno ai 10-15°C. Occorre iniziare con 30 secondi, aumentando gradualmente fino a 2-3 minuti. Le docce fredde si possono praticare a casa, senza attrezzature particolari. È utile un approccio progressivo, per abituarsi al freddo, poi i benefici saranno molteplici: migliorano la circolazione sanguigna, stimolano il metabolismo, rafforzano il sistema immunitario e riducono lo stress», sottolinea Gualerzi.

I vantaggi della crioterapia

«Per chi desidera avvicinarsi al freddo in modo graduale, la crioterapia rappresenta una valida alternativa – spiega Spazzini – L’uso del freddo tramite l’aria offre una stimolazione meno intensa rispetto al contatto diretto dell’acqua, ma ha comunque effetti importanti sul corpo, come il miglioramento della circolazione e il recupero muscolare». «È una terapia che espone il corpo a temperature estremamente basse (-90°C a -120°C) per 2-4 minuti in camere apposite», chiarisce Gualerzi, che ricorda come sia utile in ambito reumatologico e ortopedico, perché riduce il dolore e le infiammazioni. Inoltre migliora la tonicità cutanea e i segni dell’invecchiamento, stimola metabolismo e recupero muscolare, e ha effetti positivi sul sistema nervoso centrale, come una maggiore energia mentale».

Cos’è l’ice bathing

Infine, «L’ice bathing è l’immersione in acqua molto fredda, spesso intorno a 0-5°C, per periodi controllati (da 1 a 5 minuti) – spiega Gualerzi – Si pratica in vasche o contenitori riempiti di acqua e ghiaccio, in ambienti supervisionati, con protocolli precisi. Può essere fatto in casa o presso centri specializzati». Anche in questo caso si tratta di un trattamento anti-age, perché «riduce i danni da stress ossidativo, migliora la risposta immunitaria, la resilienza allo stress e la propria autostima. Ideale è essere guidati da un Coach specializzato in respirazione, per vivere la pratica in sicurezza e al massimo», spiega Spazzini.

Chi può sottoporsi alle terapie del freddo

Tutte queste pratiche, infatti, andrebbero eseguite sotto controllo e supervisione da parte di esperti: «In linea di massima, le esposizioni al freddo sono sicure per la maggior parte delle persone. Ci possono essere limitazioni in bambini e anziani: si tratta di categorie che devono essere supervisionati e seguire protocolli personalizzati. Oppure nelle patologie croniche nelle quali è essenziale consultare un medico prima di iniziare, soprattutto in caso di malattie cardiovascolari o neurologiche», conclude Gualerzi.