“Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è invece infelice a modo suo.” Uno degli incipit più belli della letteratura, a opera di Lev Tolstoj nel suo celebre Anna Karenina, ci aiuta a comprendere l’importanza della terapia familiare. Perché le dinamiche e i legami in famiglia possono inceppare vari meccanismi, come la crescita e la felicità.
Come funziona la terapia familiare e perché è essenziale chiedere aiuto? La verità è che ogni famiglia appare perfetta all’esterno, e talvolta ci piace pensare che anche nella nostra ci siano quegli equilibri decisivi per evitare di cadere nel vuoto. Non è così. Nella maggior parte delle volte, il malessere familiare viene ignorato, nascondendo la polvere sotto il tappeto. Fino a che non si arriva al punto di non ritorno.
La terapia familiare non deve generare vergogna: cos’è
La psicoterapia familiare è un ottimo modo per sciogliere quei nodi che si creano negli anni. Siamo persone, esseri umani, e non sempre andiamo d’accordo. Nel momento in cui si verificano degli episodi negativi, o dei traumi, è necessario non rimandare. Sarebbe fondamentale parlare con qualcuno di specializzato.
All’interno di un nucleo familiare possono scaturire disagi e problemi che, con gli anni, se non opportunamente trattati, possono aggravarsi, fino a generare un blocco. E quando il meccanismo si inceppa, è molto difficile venirne fuori. Ecco perché la terapia familiare si propone come un sostegno individuale e collettivo.
Di base, dovremmo ricordare di non voltarci dall’altra parte nel momento in cui osserviamo un comportamento diverso in uno dei nostri familiari. Perché l’accettazione del dolore, del disagio fa parte della terapia, ed è connessa inevitabilmente al desiderio di cambiare e di stare meglio.
Le dinamiche familiari e i mancati equilibri
La famiglia è un porto sicuro, ma può anche diventare una sorta di territorio ostile. Dalla famiglia, infatti, raccogliamo un po’ tutto, per formarci come persone. Ciò significa che possiamo ereditare delle tradizioni, dei pregi, ma anche dei difetti, una visione del mondo simile o diametralmente opposta in alcuni casi.
Gli equilibri della vita sono molto sottili, e basta che un singolo membro della famiglia esterni il suo disagio a far crollare il castello di sabbia. Le dinamiche possono cambiare: poniamo il caso di un adolescente che andava d’accordo con i genitori fino a non poco tempo fa e che improvvisamente cambia, arrivando persino a manifestare scatti di rabbia. Qualcosa si è spezzato, ed è qui che subentra la necessità del dialogo.
C’è anche da dire che, purtroppo, invece di risolvere il problema, potremmo incorrere nella “soluzione” opposta. Il disagio ci coinvolge in prima persona, e dunque, a volte e in modo del tutto inconsapevole, lo sosteniamo: diamo da mangiare al cosiddetto “mostro” che si è insinuato nell’equilibrio familiare, di fatto spezzandolo.
L’importanza del dialogo in una famiglia
Non bisogna avere paura di parlare, di esternare quel che si prova, perché è uno scoglio, un ostacolo che può rendere il tutto ancor più ingarbugliato. Ci sono delle situazioni familiari che richiedono un grande impegno da tutte le parti: la sofferenza è scaturita indubbiamente da un episodio, un evento, e pertanto ignorarlo non farà bene.
Gli eventi critici possono assorbire tutti i membri della famiglia. Generalmente, l’essere umano tende a mettere in atto l’autoguarigione, ma non è un processo sempre fattibile. Soprattutto negli adolescenti, che possono guardare al mondo con occhio estremamente positivo, fino a quando non comprendono che la vita sa essere dura, una maestra severa.
La terapia familiare funziona in modo molto semplice, in realtà: è un percorso che va intrapreso con un terapeuta, che ovviamente ha l’obiettivo di modificare in parte l’organizzazione della famiglia, così da offrire nuovi spunti per relazionarsi. In poche parole, si ripristina o si crea un nuovo equilibrio, reintroducendo la comunicazione e abbracciando il cambiamento.
Quando è opportuno chiedere aiuto?
Dobbiamo sottolineare che la terapia familiare va introdotta in modo individuale, ma anche collettivo, perché altrimenti si perderebbe di vista il senso. In alcune occasioni il terapeuta parla singolarmente con la persona che ha esternato disagio; in altre, invece, offre sedute individuali agli altri membri della famiglia, oltre che sedute collettive, in cui ognuno può esprimere il proprio parere.
Sin dall’inizio della terapia, in ogni caso, si va a esporre il proprio disagio. Dal momento in cui la famiglia stessa ha un ciclo di vita, chiedere aiuto per superare determinati momenti è il modo migliore per evitare di trascinarsi i traumi fino al punto di non ritorno. Ed è anche essenziale riconoscerli negli altri, nei nostri familiari.
Non voltiamoci dall’altra parte: quando vediamo qualcuno stare male, quando percepiamo qualcosa di diverso, quando sentiamo che il disagio ci avvolge, lottiamo. Chiediamo aiuto, iniziamo un percorso familiare in terapia: i benefici sono tanti, per il fisico, la mente, ma anche per il cuore. Soprattutto, per ritrovare quell’equilibrio che si è rotto nel tempo.