Arriva da Oltreoceano ed è già allarme: si chiama Thinspo, abbreviazione di Thinspiration, ispirazione alla magrezza, espressione coniata dalla contrazione dei 2 termini inglesi thin (magro) e inspiration (ispirazione).
Si tratta di un fenomeno di istigazione alla magrezza da parte di donne e ragazze con disturbi alimentari verso altre donne più o meno conosciute. Dove si esplica? Sui Social Network, in cui amiche virtuali scambiano foto e consigli per essere magre: comunicano con le immagini di corpi magri per trarre ispirazione a perseverare la loro motivazione a non mangiare; chiedono suggerimenti per riuscire a resistere. Ed è proprio il social network Pinterest, fondato sulla condivisione di immagini, a dare l’allarme bloccando la diffusione delle immagini che istigano alla magrezza eccessiva, a partire dal 6 aprile 2012.
Prima di gridare all’evoluzione dell’anoressia attraverso la connessione con i nuovi mezzi di comunicazione digitale, riflettiamo sul fatto che il buio dell’anonimato, proprio di un certo modo di vivere la Rete, possa costituire terreno fertile per istigazioni a perpetuare comportamenti scorretti, che alla luce del sole e nella vita reale non si avrebbe il coraggio di compiere.
Da dove nasce quindi questa istigazione? Perché le ragazze che soffrono di disturbi alimentari sentono il bisogno di invitare le une e le altre in modelli di comportamento pericolosi per la loro salute?
“Si tratta spesso di giovanissime donne molto fragili, dalla scarsa personalità e suggestionabili e che cercano pertanto di suggestionare le loro amiche, pensando che siano facilmente influenzabili come loro stesse” – sostiene il professore Roberto Pani, docente di Psicopatologia dello Sviluppo all’Università di Bologna – “è come se avessero bisogno di creare una comunità (concetto che si sposa molto bene con le community virtuali dei social network ndr) per avere conferma sociale della ‘giustezza’ del loro obiettivo di essere magre. Siccome queste ragazze sono riuscite ad essere magre, mostrano attraverso foto e commenti che ce la si può fare, istigando altre amiche, le quali possono quindi trarre ispirazione dagli esempi riusciti di magrezza estrema.”
Si comunica con il corpo magro
È il fenomeno dell’emulazione rinforzata: più modelli di magrezza cricolano in Rete e non più il messaggio che arriva è ‘si riesce ad essere magri se ci si impegna’. Maggiori sono le conferme dalla società (nel caso della thinspiration, dai social network), più ci si sente motivati a perseguire la magrezza con i consigli stessi offerti dalle amiche che ce l’hanno fatta. E questo può accadere soprattutto nei casi di anoressia grave o di magrezza patologica, purtroppo.
Thinspo: tanto efficace quanto pericoloso, dunque. Proprio perché si comunica con il corpo. “Non dimentichiamo – prosegue Pani – che la corporeità – (che è diversa dalla fisicità) è un’immagine, è un teatro di molte emozioni, è un palcoscenico che comunica sentimenti anche potentissimi. Ecco perché visualizzare un corpo di un certo tipo – in questo caso magrissimo – è molto efficace nel condizionare gli altri”. Proprio come accade nella Thinspiration, ispirazione alla magrezza su Internet. Magrezza patologica, sottolineiamo noi.
Già, ma cosa c’è alla base dell’anoressia?
“L’anoressia è un tentativo da parte della giovane donna di separarsi dalla madre, per cercare una propria indipendenza” – spiega il Professore Roberto Pani – “è un comportamento patologico che trae origine dal desiderio di attuare una distinzione dalla madre vissuta come fusionale e simbiotica.
Attraverso i messaggi iperprotettivi, la madre mira a non staccarsi dalla figlia, instaurando con quest’ultima una relazione intrusiva. Le giovani donne, affette da anoressia, sentono il bisogno disperato di staccarsi dal cordone ombelicale, imponendosi la forza e la volontà di non mangiare”.
La capacità di essere magre è dunque un modo patologico di differenziarsi dalla madre vissuta in termini di simbiosi.
Fame d’affetto
A proposito dell’anoressia c’è tutta una letteratura psicologica clinica che sostiene che le anoressiche hanno molta fame, in realtà, ma d’affetto. “La fame d’affetto c’è ma non è alla base del problema – continua Pani. Che le anoressiche abbiano desiderio di affetto è assodato, ma nella psicologia clinica ci riferiamo ad un tipo di affetto diverso da quello propinato dalla madre intrusiva. È come se lanciassero la richiesta di essere amate in un modo che rompa quest’intrusività e iper-accudimento materno: vorrebbero una maggiore comprensione più fondata sullo scambio e non sulle regole standard.
Per fare un esempio molto banale e prosaico, sento spesso raccontare da molte mie pazienti, anche non anoressiche il fatto che le loro madri chiamino 2-3 volte al giorno e la prima domanda che rivolgono loro è: “Cos’hai mangiato oggi? e non “Come stai?”. Quest’esordio di conversazione è un simbolo dell’intrusività a cui alludevo prima connessa al mangiare” – conclude con fermezza il professore Roberto Pani.