Fra i 30 e i 50 anni molte donne sviluppano noduli alla tiroide. Ma una su tre non lo sa, perché ha disturbi così lievi da passare inosservati. Per fortuna, nel 98% dei casi, si tratta di noduli benigni che, se scoperti subito, possono essere curati senza ricorrere al bisturi.
Per tenere sotto controllo l’eventuale formazione di noduli tiroidei, è possibile eseguire questo semplice autotest messo a punto dagli specialisti dell’Associazione Americana degli Endocrinologi Clinici.
«Andrebbe ripetuto un paio di volte all’anno – consiglia il professor Paolo Miccoli, Presidente Fondatore della European Society of Endocrine Surgery (ESES), la società internazionale che riunisce i massimi esperti di malattie tiroidee – Se si nota qualcosa che non va, è bene rivolgersi all’endocrinologo. Per avere una diagnosi certa bastano una semplice analisi del sangue e un’ecografia della tiroide».
Come si esegue l’autoesame
Per fare l’autotest servono un bicchiere di acqua e uno specchio. «La tiroide è una ghiandola a forma di farfalla, nella zona sotto il pomo d’Adamo – spiega il professor Miccoli – Se non ci sono problemi, è invisibile e non si “sente” neppure passando le dita sul collo».
Con lo specchio indirizzato verso il collo, allora, piegare leggermente indietro il capo e bere un sorso d’acqua, osservandosi con attenzione. Se va tutto bene mentre si ingoia il collo rimane liscio. Se invece si nota un rigonfiamento oppure una piccola protuberanza simile a un nocciolino di oliva potrebbe esserci un nodulo, motivo per cui sarebbe meglio fare una visita dall’endocrinologo.
Quando bastano i farmaci
In cinque casi su dieci se il nodulo è uno solo e piccolo (oppure se ce n’è più di uno, ma sempre di misura minima) la prima soluzione è un farmaco a base di ormoni tiroidei che ne blocca la crescita. La dose di medicinale viene personalizzata in base ai risultati delle analisi del sangue e viene modificata nel corso dei mesi man mano che ci sono miglioramenti. Pochi gli effetti collaterali. Possono dare ansia o palpitazioni, ma sono disturbi che gradualmente spariscono da soli.
Se serve l’intervento
Se i noduli sono grossi, oppure riprendono a crescere nonostante la cura, vanno eliminati chirurgicamente. Ma oggi nella maggior parte dei casi si ricorre a una tecnica italiana, chiamata Mivat, che ricorre all’impiego di un innovativo bisturi a ultrasuoni.
«È uno strumento di pochi millimetri che permette di asportare i noduli senza il pericolo di creare danni e infiammazioni ai tessuti circostanti» spiega il professor Miccoli, inventore della tecnica. L’intervento è in anestesia generale, come quello tradizionale, e dura circa un’ora.
I vantaggi? Dopo l’operazione il dolore è sopportabile, tanto che si riesce a consumare una cena leggera. Inoltre il taglio che viene praticato è di circa un paio di centimetri, contro i sei, sette della tecnica classica. In più la ferita non viene chiusa con dei punti, ma con una colla cutanea, per cui il segno che rimane si confonde con le naturali pieghe del collo ed è praticamente invisibile.