I suoi sostenitori sono convinti che per stare bene e perdere peso dobbiamo tornare all’alimentazione dei “cavernicoli”, perché prima della scoperta dell’agricoltura l’uomo mangiava solo ciò che riusciva a procurarsi, cioè prede, semi, erbe e bacche e non soffriva di malattie cardiovascolari, obesità e tumori (merito anche di tutto il movimento che faceva tra le foreste).
Nella versione più rigida, messa a punto dal nutrizionista americano Loren Cordain, la dieta prevede il consumo esclusivo di carne e semi oleosi e la completa eliminazione dei cereali (raffinati e integrali), dei legumi e dei latticini. «Ne esiste, però, una variante più soft, che tiene conto degli studi più attuali in materia di nutrizione e del fatto che si è visto che i nostri antenati assumevano anche spighe di cereali, noci, ghiande, castagne, legumi e qualche radice simile alla patata.
La dieta paleolitica più seguita oggi, insomma, prevede un regime alimentare variato, a base di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, carne bianca, pesce, semi oleosi e olio d’oliva. E, naturalmente, attività fisica costante» dice l’esperto. Nutrirsi così è salutare, permette di controllare il peso, aiuta a evitare gli sbalzi di insulina (è un ormone che favorisce l’accumulo di grasso nelle cellule adipose e provoca nell’organismo stati infiammatori che predispongono a obesità, patologie cardiovascolari e diabete) e ad attivare il metabolismo.
Come mai si tiene a bada l’insulina? Perché si eliminano le farine raffinate a favore di quelle integrali, si riduce drasticamente lo zucchero e i cibi vengono abbinati correttamente tra loro (proteine e carboidrati, se assunti insieme, permettono di limitare i picchi dell’ormone). Il metabolismo, invece, viene risvegliato grazie all’attività fisica regolare (vanno bene camminata veloce, nuoto, corsa) facendo una prima colazione abbondante, un pranzo equilibrato e una cena leggera.