Una diagnosi precoce è fondamentale nei casi di tumore al seno. Ve lo dice una che ci è passata e l’ha superata proprio grazie a questo. “Perché è vero che negli ultimi decenni si è assistito ad un aumento di incidenza di questa malattia , ma è anche vero che la diminuzione della mortalità è cresciuta esponenzialmente proprio grazie alla prevenzione”. A parlare è l’oncologo Gianfranco Giaccon, responsabile della Struttura Semplice di oncologia del Presidio Ospedaliero di Carate Brianza.
Adottare sane abitudini sembra quindi essere il punto di partenza per diminuire l’incidenza di questa malattia . Raggiungere questo importante traguardo di prevenzione necessita però di alcune semplici regole : un’alimentazione sana ed equilibrata , e in nostro soccorso arriva la tradizionale dieta mediterranea; un esercizio fisico costante almeno due volte la settimana, e infine occorre evitare il fumo e il consumo eccessivo di alcool .
“Il tumore alla mammella colpisce tutte le donne, a prescindere dall’età. Proprio l’età di una donna è considerata il primo dei fattori a rischio e aumenta progressivamente fino alla menopausa quando la curva esponenziale incomincia a decrescere, per poi risalire dopo i 65 anni. Ma questo, come specificato non è l’unico fattore di rischio”, spiega l’oncologo.
“Esistono fattori legati alla lunghezza del periodo mestruale di una donna: prima arriva la menorrea più possibilità di contrarre la malattia esistono; oppure quelli legati alle gravidanze : è infatti accertato che le donne che non hanno avuto figli siano più a rischio”.
“Non bisogna confondere poi i fattori di familiarità e quelli invece legati all’ereditarietà . I primi riguardano i casi di parenti stretti che hanno avuto la stessa malattia in precedenza, mentre quando si parla di ereditarietà si intende un danno genetico trasmesso alla discendenza . Si tratta di geni alterati e in questo caso il rischio di tumore, non solo alla mammella ma anche ovarico, arriva fino al 70% . Per fortuna si tratta solamente del 5-7% dei casi . Una volta stabilita la necessità di sottoporsi al test, mediante un colloquio prima col medico e poi un oncologo, si procede con un banale prelievo di sangue dal quale viene estratto il Dna da controllare”, continua il dottor Gianfranco Giaccon .
“Si invita all’autopalpazione mensile già dopo i 20 anni e non appena si avvertono noduli percepibili al tatto occorre recarsi immediatamente dal proprio medico. Potrebbe essere una semplice cisti benigna di cui non ci si deve preoccupare. Oppure potrebbe essere qualcosa di più serio e allora entrano in campo screening specifici come quello mammografico”, sottolinea l’oncologo.
“Il consiglio è quello di effettuare una mammografia annuale tra i 40 e i 50 anni per poi arrivare ad una ogni due anni fino ai 70 . Uno screening in età troppo giovane risulterebbe poco preciso perché più la donna è giovane e più il tessuto ghiandolare è compatto. Al contrario, con l’avanzare dell’età, e il conseguente aumento del tessuto adiposo, la mammografia evidenzia risultati inequivocabili. E, in ogni caso, può essere affiancata da un’ecografia, per una diagnosi ancora più precisa”, conclude il dottor Giaccon .