Non prendere appuntamenti venerdì 13 o 17 (a seconda delle credenze), è un rito scaramantico delle persone superstiziose. Ma anche: non passare sotto una scala, fare scongiuri se un gatto nero attraversa la strada, si rompe lo specchio o il sale cade per terra. Eppure, al di là di un fatto culturale, una ragione psicologica sulla superstizione c’è.
La superstizione ha un legame con la psicologia?
Da un punto di vista del comportamento, la superstizione indica la tendenza a dare una spiegazione “credibile” a fenomeni che in realtà sono oggettivamente inspiegabili. «Volendo trovare un significato psicologico, la superstizione è un tentativo di “manipolare” con credenze fantastiche un evento, già accaduto in passato o che accadrà in futuro» spiega il prof. Roberto Pani, psicoanalista e docente di Psicologia Clinica all’Università di Bologna. «Tali credenze superstiziose che hanno l’obiettivo di colmare il vuoto creato dalla ragione, con cui appunto non si riesce a spiegare quel determinato evento».
Dove il pensiero razionale non arriva a spiegare alcuni fenomeni, ci pensa la credenza superstiziosa. «La superstizione è un comportamento vecchio quanto l’uomo, che spera di avere il potere di far verificare un evento, allo scopo di condizionare la vita futura.
Perché si è superstiziosi?
Uno dei motivi per cui si è superstiziosi è perché si fa fatica ad accettare che le cose accadano (anche) per caso. È un comportamento che era molto frequente già nell’Antica Grecia quando Democrito nel V sec. A.C., spiegava il funzionamento della realtà con la teoria dell’atomismo. Ebbene, secondo tale teoria gli eventi accadevano a causa dell’incontro casuale tra gli atomi.
Un altro dei motivi psicologici della superstizione è il fatto che le persone non accettano che il mondo sia dominato dalla ragione (intesa come ratio illuministica), cioè dal tecnicismo o dalla scienza deterministica (causa ed effetto). La gente spera di poter cambiare gli avvenimenti della realtà esterna in modo fatalistico.
Entrando nel mondo interiore della persona superstiziosa è come se dicesse a se stessa: “Ci deve essere la possibilità di sognare e modificare gli eventi. Bisogna fare un incantesimo sulla realtà troppo pragmatica!”».
Come si manifesta la superstizione
Attraverso l’uso di amuleti, cornetti rossi e totem vari, che diventano strumenti per rituali portafortuna e scongiuri. Si pensi, inoltre, a comportamenti quasi automatici, come: evitare di attraversare la strada dopo un gatto nero, toccare ferro se passa un carro funebre, non prendere appuntamenti venerdì 17, pensare che ci accadrà qualche sventura se si è rotto uno specchio, oppure se si passa sotto una scala e così via.
Alcuni dati statistici sulla superstizione
I dati dei sondaggi sulla superstizione sono contraddittori, come emerge da una ricerca condotta dal Dipartimento di Psicologia dell’Università di Bologna. «Su un campione di 1000 persone, equamente distribuiti per sesso, età e provenienza geografica, il 90% dichiara di non essere superstizioso, ma poi nelle risposte successive si contraddice.
In realtà, molte persone ammettono poi di seguire rituali ossessivi e compulsivi senza rendersene conto: basta questo ad indicare un atteggiamento mentale superstizioso. Quindi, è come se si vergognassero della superstizione.
Curiosità sulla superstizione
Dalle interviste è emerso che nel caso un gatto nero attraversi la strada per due volte, una donna cambia strada, mentre l’uomo prosegue. La volta successiva sarà l’uomo a cambiare strada e la donna a proseguire.
Con questo dato voglio dire che la percentuale di atteggiamento superstizioso è equamente distribuita tra i sessi. Stesso discorso dicasi per le credenze sui segni zodiacali e sull’oroscopo. Di primo acchito, sono seguiti in buona parte dalle donne. Gli uomini inizialmente sembrano indifferenti agli astri, e invece, a un’analisi più approfondita, risultano anch’essi abbastanza sensibili.
Vi sono inoltre i casi di persone che, a causa di malattie gravi o inguaribili, si rivolgono ai cosiddetti maghi che, con laute cifre promettono di fare miracoli.
Gli italiani sono più superstiziosi di altri?
Tutti i popoli lo sono, ma i dati dicono che i popoli latini, in fatto di superstizione, superano gli abitanti dei Paesi nordici del 30%.
Che differenza c’è tra superstizione e religione?
«Molto grande. La religione, com’è noto, proibisce la superstizione, in più il religioso si contraddistingue per la sua devozione alla divinità, diminuendo così il “potere manipolativo” di cambiare magicamente i fatti. Il superstizioso invece ha un intenso bisogno di questo potere di trasformare la realtà in modo fatalistico.
Il bisogno di essere superstiziosi consiste nel poter realizzare che il mondo potrebbe cambiare in base a ciò che ci manca, come ad esempio la fortuna. È da qui che si attuano i riti scaramantici che tentano di manipolare il corso degli eventi.
Perché si pensa che venerdì 17 porti sfortuna
Venerdì 17 è considerato per antonomasia il giorno più sfortunato in assoluto. Pare che tale credenza sia antichissima e affondi le sue radici nell’antica Grecia. Trova inoltre un riferimento funesto nell’Antico Testamento, si rafforza nei secoli seguenti per giungere indiscussa (o quasi) fino ai nostri giorni. È solo una credenza, certo, però invita a compiere gesti scaramantici anche da parte di persone che si dichiarano non superstiziosi, e probabilmente a non prendere appuntamenti.
Tutti in fondo, un po’ ci crediamo e speriamo che venerdì 17 (per alcune culture è venerdì 13) non porti alcuna sventura.